di M.L. Scala – #iostoconlalegalità
In questi giorni il rincorrersi di notizie su possibili attentati ai danni dei Giudici Nino Di Matteo, Lucia Aielli e Giuseppe Lombardo, le voci sulla raccolta di tritolo da parte di famiglie mafiose, l’allerta diffusa dagli inquirenti, il potenziamento delle scorte dei magistrati, l’adozione in alcuni casi di dispositivi di prevenzione quali i “bombjammer” (montati sui blindati italiani in Afghanistan), non possono lasciarci indifferenti.
Quanti di quei buoni propositi che animarono la volontà, le coscienze, la voglia di fare nelle ore e nei giorni successivi alle stragi di Capaci, di via D’Amelio, di via dei Georgofili a Firenze, di via Palestro, agli attentati alla basilica del Vaticano e al fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma sono ancor oggi condivisi e condivisibili?
E in che misura coloro che dedicano il proprio tempo al rispetto delle regole, all’amore per la legalità e la giustizia possono ancora farlo senza vergognarsene, senza abbassare lo sguardo, senza sentire addosso l’ostilità degli altri, senza aver paura di quello in cui si crede e delle scelte fatte così da tentennare nell’incertezza e nel dubbio? Dallo scoppio di quelle bombe, dal frastuono misto d’incredulità e smarrimento, dalla ricerca indiscussa di giustizia affinchè il sacrificio di quegli uomini e di quelle donne di Stato non rimanesse vano, sembra passato tanto tempo ma tutto sembra rimasto invariato, fermo o forse più semplicemente siamo noi che non siamo mai cambiati e siamo rimasti fermi, ancorati ai luoghi comuni e ai falsi alibi.
Potremmo additare la Giustizia che non è uguale per tutti ma è certa nella pena solo con pochi; o la Politica, sempre più lontana dall’assumersi le proprie responsabilità nella gestione della cosa pubblica; o la censura dell’informazione; o la legalità di facciata, quella dei proclami e della propaganda elettorale?
Certo, tutto ciò non ha giovato, e non giova, a quel rinnovamento tanto auspicato, ma mai realizzato; non dimentichiamo che tutti noi abbiamo contribuito con la nostra indifferenza, con l’omertà, col silenzio, col delegare sempre agli altri senza mettere mai in discussione noi stessi. Col nostro atteggiamento abbiamo solo accresciuto le certezze di quella mafiosità che volevamo combattere e di cui ne abbiamo consolidato il primato a diversi livelli, sociali ed istituzionali.
Spinti da queste premesse, presentiamo la nostra proposta provocatoria a tutti coloro che, consapevolmente e inconsapevolmente, sono scivolati nel torpore di questi 22 anni e che non vogliono perdere, per l’ennesima volta, una nuova occasione di riscatto: la nostra proposta è quella di affiancare virtualmente tutti gli uomini e donne di giustizia che combattono le mafie in qualità di scorte civiche responsabili.
Come lo stesso giudice Falcone diceva, non si chiede di trasformare inermi cittadini in eroi ma questa battaglia può essere sicuramente vinta se quei cittadini si impegnano in prima persona, con serietà e convinzione, giorno dopo giorno in piccoli gesti quotidiani.
In qualità di “scorte”, proponiamo gli strumenti del mestiere con cui “armare” le nostre coscienze: dieci punti che diventeranno le dieci cartucce da sparare una dopo l’altra contro l’illegalità e le mafie. I nostri dieci “consigli scomodi” per trasformarci da “comodi conigli indifferenti” in cittadini attivi e responsabili.