Ior, mammeta e tu – i nipoti di Lorenzo Leone, per anni dominus della “Casa Divina Provvidenza”, intascheranno 8,3 milioni che il nonno ha preso dopo aver “depredato” le casse dell’istituto senza che pm, Vaticano e Bankitalia possano fare nulla

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Marco Lillo per “il Fatto Quotidiano” – www.dagospia.com

I nipoti del commendatore Lorenzo Leone stanno per mettere le mani sui loro milioni. Tra pochi giorni, dopo un’ intimazione dello Ior, chiuderanno i loro conti correnti e così gli 8,3 milioni di euro (parte in valuta Usa) che da decenni sono depositati nel torrione Niccolò V, dentro le mura leonine, saranno girati con un bonifico a una banca italiana indicata dai due correntisti: Lorenzo e Pasquale Leone Procacci, i figli della figlia del commendator Lorenzo Leone, già vicepresidente dal 1972 al 1994 della Casa Divina Provvidenza di Bisceglie, morto nel 1998. Era noto che le suore dell’ istituto ora al centro dell’ inchiesta avessero accumulato fondi ingenti allo Ior.

Somme che furono poi scudate e portate in banche italiane, dove i pm di Trani hanno sequestrato 27 milioni di euro nel 2013. Ora si scopre che ci sono altri 8 milioni e 300 mila euro intestati ai due nipoti del vecchio vicepresidente che stanno per riportarli in Italia in queste ore.

Grazie anche alle possibilità ammesse dalla nuova legge sulla cosiddetta ‘volontary disclosure’ i Leone potranno regolarizzare la loro posizione con il fisco con una spesa modica. E la sorpresa è doppia, perché i soldi sono rimasti depositati allo Ior anche nell’ era di Papa Francesco nonostante fossero sui conti di due clienti laici che dovrebbero essere banditi dallo Ior dal 2013 e nonostante – secondo i pm di Trani – quei depositi dei nipoti siano il frutto delle appropriazioni indebite del nonno ai danni della Cdp.

Le rogatorie e le autorità antiriciclaggio I pm di Trani non hanno iscritto sul registro degli indagati i due Leone Procacci, ma nella richiesta di arresto per il senatore Azzollini, le suore e i manager dell’ istituto di Bisceglie i magistrati dedicano al tesoretto della famiglia Leone un capitolo.

Il procuratore aggiunto Francesco Giannella, il sostituto Silvia Curione e il capo della Procura di Trani Carlo Maria Capristo, non hanno dubbi sull’ origine del tesoro: il commendatore Lorenzo Leone, “riuscì a depredare le casse della Casa di tanto denaro da accumulare anche per se stesso un patrimonio enorme“. Proprio quel denaro è poi passato nel 1998 in successione alla figlia Anastasia e da questa nel 2011 trasmesso in eredità ai nipoti. Il tesoretto è stato scoperto solo grazie alle risposte del Vaticano alle rogatorie dei pm pugliesi e questa è una buona notizia sulla Chiesa di Bergoglio.

La presenza di questi 8,3 milioni allo Ior nel 2015 invece sorprende non poco: le nuove regole varate nel 2013 non permetterebbero allo Ior di mantenere correntisti non religiosi e “anomali” come questi. I fratelli Leone Procacci, e con loro centinaia di clienti, però non sono stati costretti a portare via i soldi, come scritto dalla stampa amica. Lo Ior ha solo congelato la loro posizione evitando che operassero sul conto.

Dal Vaticano fanno sapere che i due conti dei Leone Procacci sono tra i 274 conti laici che al 31 dicembre scorso restavano da chiudere ma i nipoti di Leone avevano ricevuto una intimazione a farlo proprio poche settimane fa. I soldi, a parte una serie di prelievi per circa 800 mila euro prevalentemente operati da Pasquale Leone Procacci, sono gli stessi che erano stati accumulati dal nonno nel secolo scorso. La Procura di Trani sta studiando le carte. L’ Aif e l’ Uif, le due autorità antiriciclaggio di Vaticano e Italia, sono in contatto tra loro da settimane, però allo stato nulla può impedire ai due fratelli di portare in Italia i loro soldi.

Così, mentre la Cdp è in dissesto e centinaia di dipendenti hanno perso il lavoro, gli eredi dell’ ex vicepresidente potranno incassare le somme “depredate” secondo i pm alla Cdp. La storia è imbarazzante, anche perché alcuni malati dell’ ex manicomio, poi trasformato in ospedale, in passato sono stati assistiti con metodi vergognosi per risparmiare. Nel 1997, una paziente ricoverata ha affrontato da sola un parto prematuro mentre era legata a un letto perché nessuno si era accorto del suo stato.

Mentre i malati soffrivano e le suore ingrassavano il loro conto allo Ior, la Cdp entrava in crisi e – grazie alla leggina varata dal Parlamento su input di Azzollini – non pagava le tasse. Alla fine il conto sarà pagato dai creditori e dai contribuenti. In questo sfacelo qualcuno però se la ride: la famiglia dell’ ex vicepresidente Leone può legittimamente incassare 8,3 milioni di euro senza che la Procura, la Banca d’ Italia e il Vaticano possano fare nulla.

Nato nel 1911 a San Lorenzo Bellizzi in Calabria, per 61 anni alle dipendenze della Casa di cui è stato vicepresidente dal 1972 fino al 1994, Lorenzo Leone è stato potentissimo grazie anche all’ amicizia con il segretario generale dello Ior. Grazie al vescovo Donato de Bonis, che scendeva a Bisceglie per benedire il matrimonio del nipote Pasquale, Leone era di casa allo Ior dove arrivava con le scatole di scarpe piene di contanti, secondo alcune testimonianze. I nipoti sono personaggi noti della scena sociale e culturale di Trani.

Pasquale Leone Procacci, 48 anni, parte come avvocato ma diventa presto uno chef, organizza catering di lusso e apre una scuola di cucina a Trani, l'”Anice Verde”, dove sono passate le stelle dei fornelli come il masterchefBruno Barbieri. Il secondo, Lorenzo Leone Procacci, 42 anni, è invece un critico cinematografico molto noto a Trani, che ha fondato un circolo con sede nel retro del palazzetto dove vive, tutto ereditato dalla mamma. Nel circolo intestato a Dino Risi, da anni si proiettano pellicole d’ autore e sono passati personaggi come Silvio Orlando, Tinto Brass e Sergio Staino.

“IMMANI RICCHEZZE INGIUSTIFICATE”

Già nel libro di Gianluigi Nuzzi, edito per Chiarelettere, Vaticano Spa (sentito come testimone dai pm nel 2013) si fotografava la situazione dei conti aperti dal nonno allo Ior. Oltre ai 60 miliardi di lire a disposizione delle suore, erano stati aperti da Lorenzo Leone altri conti personali a nome di tre fondazioni con giacenze che negli anni 90 raggiungevano i 18 miliardi di lire. Ora si scopre che 20 anni dopo, mentre le suore hanno fatto lo scudo fiscale portando i loro soldi in Italia dove sono stati sequestrati, i 16 miliardi di vecchie lire dei Leone sono ancora lì, presso lo Ior. Nel 1998, l’ allora giovane pm di Trani Domenico Seccia, indagò sul commendator Leone. La allora madre vicaria della Cdp, suor Grazia Santoro, disse a verbale: “Ho visto svariate volte Pap polla (un collaboratore di Leone, ndr) prendere una massa di soldi in contanti e su disposizione del Leone Lorenzo, anche in mia presenza inserirli in diverse scatole di scarpe, preparati per la consegna a qualcuno. Le scatole erano messe in macchina del Leone, che l’ indomani si recava a Roma dove aveva contatti permanenti presso lo Ior. A Roma ci andava con la Croma, prima con una Mercedes. Il Leone gode di enormi ricchezze, ingiustificate per il fatto che lui ha sempre detto di non percepire alcun compenso dalla Casa“. Leone dichiarava 50 milioni di vecchie lire all’ anno.

Scrivono i pm di Trani nella richiesta di arresto per Azzollini e compagni: “Reddito assolutamente incompatibile con le ricchezze accumulate“.

A Roberto Ciaccia, già segretario generale fino al novembre 1992 della Cdp ha riferito: ” La ricchezza del Leone era anomala: aveva cominciato con niente. Ave va una licenza di commercio relativa a capi di biancheria, articoli che poi rivendeva alla Cdp, forse a prezzi salati. Lui dalla Cdp non percepiva compensi. La sua ricchezza è per me inspiegabile“. I pm di Trani hanno chiesto nel novembre 2013 allo Ior, con una prima rogatoria, notizie sui conti accesi da Leone. Nella prima risposta dell’ aprile 2014, lo Ior indicava i nomi dei due nipoti come destinatari delle somme un tempo intestate alle Fondazioni Sant’ Antonio, San Pasquale e San Lorenzo, su conti accesi nel 1982.

La lettera e la traccia argentina I magistrati non hanno mollato l’ osso e hanno spedito in Vaticano una seconda rogatoria alla quale nel settembre 2014 il Vaticano ha risposto con gli estratti conto dei nipoti. Su quelli accesi a nome di Lorenzo Leone Procacci ci sono 4,8 milioni (4.831.250) di dollari americani e un milione (1.002.743) di euro, mentre sui conti di Pasquale (per via dei maggiori prelievi) ci sono 3 milioni (3.076.546) di dollari Usa e 213.040 euro. Il totale fa 8,3 milioni di euro.

Nel 1997, quando fu rimosso, il vicepresidente Leone scrisse una lettera in cui ricordava alle suore che l’ Istituto aveva 60 miliardi di lire a cui attingere da un conto Ior per le sue opere, anche in Argentina. Grazie a lui. Ma secondo i pm “nella lettera di Leone venne volutamente omesso un ‘piccolo’ dettaglio: ogni riferimento a quello che lo stesso Comm. Leone aveva accumulato negli anni presso lo Ior (ma anche presso banche italiane) per se stesso (…) È dunque altamente probabile che la sconfinata ricchezza accumulata dal Leone in favore delle suore, dello stesso commendatore e dei suoi nipoti non poteva avere altra origine se non quella delle casse della Casa della Divina Provvidenza“. Il Fatto ha poi scoperto che negli ultimi decenni del secolo precedente sia Lorenzo Leone sia la figlia accumularono anche un cospicuo patrimonio immobiliare, composto di una ventina di appartamenti e magazzini nel centro storico di Trani e poi villette e terreni nelle campagne, il tutto passato ai nipoti negli ultimi anni. Oggi Lorenzo e Pasquale sono cointestatari di una trentina di immobili a Trani più due appartamenti a Roma a Monte San Gallo (comprati nel 1971 e 1979 dalla madre) vicino a San Pietro, e due a Pescasseroli, località sciistica abruzzese. È un patrimonio di cui possono disporre come vogliono. Per esempio il 23 marzo 2015, i due fratelli hanno venduto una villetta con un terreno nella contrada Matinelle di Trani per 300 mila euro.

L’ immobile era stato ereditato dai due nel 2011 alla morte della mamma Anastasia che lo aveva avuto a sua volta ereditato dal padre nel 1998, assieme ad altri 18 immobili, a cui vanno aggiunte le case comprate dalla figliae dai nipoti quando il Commendatore era vivo. Sempre rispetto all’ origine del patrimonio accumulato da Leone, il suo autista nel 1998 disse al pm Seccia: “Varie volte ho effettuato versamenti di denaro su ordine del Leone sui conti intestati al Leone e al di lui (nipote, ndr) Procacci Leone Pasquale per varie centinaia di milioni… i soldi me li dava Leone nel suo ufficio”. Il nipote chef, Pasquale Leone Procacci, è stato però prosciolto dal Gip con tante scuse nel 1999. I pm hanno ripreso in mano quelle carte e nella richiesta di arresto per Azzollini e le suore scrivono: “Si accertò peraltro che Leone aveva accumulato sui propri conti correnti e su quelli dei nipoti Pasquale e Lorenzo ‘diversi miliardi’ di lire e certificati di deposito presso il Monte dei Paschi di Siena e la Banca di Roma di Bisceglie”.

Eppure nel 2003 il Tribunale dichiarò prescritte le accuse di appropriazione indebita e inesistente l’ associazione a delinquere. “Per Leone era stato chiesto l’ arresto – scriveva nel 1999 l’ Ansa – ma nel frattempo è morto all’ età di 85 anni”. I nipoti non vogliono parlare dei milioni allo Ior. “Mi permetta, ma mio nonno è morto da vent’ anni cosa vuole che le dica?”, si inalbera Pasquale Leone Procacci. Anche Lorenzo ha preferito non rispondere.

Ora basta un bonifico et voilà. In fondo, la Procura non ha contestato nulla dopo le risposte dello Ior sui conti dei fratelli. Ora a breve i milioni saranno ‘espulsi’ dal circuito dello Ior che li ha protetti per trenta anni e con una modica spesa diverranno pienamente leciti grazie alla nuova norma di Renzi con un bonifico verso una banca italiana. Alla fine le colpe (eventuali) del nonno non ricadranno sui nipoti mentre i suoi accrediti milionari almeno in parte ‘depredati’ secondo i pm stanno per i stanno per ricadere sui loro conti. I latini dicevano Summus ius summa iniuria.

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