Intimidazione a d’Ingeo, al vaglio le immagini

Indagini a tappeto dei Carabinieri, eseguite perquisizioni domiciliari e ascoltato persone

fonte: https://www.molfettaviva.it

Era di fabbricazione artigianale l’ordigno, che ha danneggiato la porta e il muro circostante, esploso il 16 giugno scorso dinanzi alla porta d’ingresso della casa di Matteo d’Ingeo, coordinatore del movimento civico Liberatorio Politico di Molfetta.

Si tratta del secondo atto intimidatorio in pochi mesi ai danni della stessa persona. Il 1 marzo scorso un grosso petardo esplose sul portone esterno, mentre stavolta direttamente dietro la porta, sul pianerottolo al piano piano. Qualcuno quindi, dopo aver forzato il portone di via Quintino Sella n. 13, si è introdotto nello stabile ed è salito per posizionare l’ordigno.

Sull’episodio continuano a lavorare i Carabinieri della locale Compagnia, a cui sono state affidate le indagini. L’attività investigativa punta anche alla verifica delle immagini riprese dalle telecamere posizionate in zona, per cercare di risalire al momento in cui qualcuno si è introdotto nello stabile ed ha lasciato l’ordigno sul pianerottolo.

I militari, diretti dal capitano Vito Ingrosso, hanno eseguito perquisizioni domiciliari e sentito in caserma persone informate sui fatti. E non è affatto escluso che l’autore dei due episodi sia lo stesso. Le analisi della Sezione Investigazioni Scientifiche di Bari mireranno, inoltre, a valutare la sussistenza di elementi comuni tra i resti di questo ordigno e quelli del 1 marzo scorso.

E mentre continua l’attività degli investigatori, il Liberatorio Politico fa quadrato attorno al suo portavoce: «Un’altra vigliaccheria, – si legge in un comunicato – un crescendo di azioni intimidatorie e di violenza inaudita che non fermeranno certo lo spirito di Matteo, né lo indeboliranno.

Chi lo conosce come noi (e che molti altri dimenticano di conoscere), sa che niente potrà spegnere la sua voce e la sua tenacia nella passione civica, rivolta al bene comune e alla collettività tutta, in difesa dei deboli e dei cittadini vittime indiscriminate dei soprusi e dell’illegalità diffusa.

Chi lo conosce come noi, sa che nulla lo fiaccherà, perché lui è un guerriero che milita e agisce, non si nasconde dietro le parole e le persone, perché lui è quello che ci mette la faccia, rischiando la sua incolumità, quando si tratta di denunciare verità scomode. Ma ora basta!

Matteo ha bisogno di tutti noi, non della semplice, se pure sentita, solidarietà, perché ora è tempo che la collettività e le Istituzioni tutte si stringano intorno alle sue battaglie, condividendole. Facciamogli sentire, oltre alla nostra vicinanza, che noi tutti condividiamo le sue sfide e le facciamo nostre.

La sua lotta – termina la nota – deve diventare la nostra lotta».

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