«In Puglia non ci sarà il nucleare»

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"La Puglia è in credito verso l’Italia per una produzione energetica così elevata che le consente di trasferirne l’82% al resto del Paese; e quindi qui centrali nucleari non se ne fanno”.
Queste sono le dichiarazioni dell’Assessore regionale all’Ecologia Michele Losappio in risposta a quanto detto dal Ministro Scajola circa la volontà del governo Berlusconi di aprire cantieri per centrali nucleari in Puglia. Nella situazione attuale, ribadisce Losappio, è improponibile un ulteriore sacrificio per i pugliesi.
“Con il PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale)”, continua, “la Regione ha fatto un’altra scelta, quella di investire sulla frontiera delle energie rinnovabili e la sta praticando in modo del tutto convincente. Sarebbe, perciò, opportuno che tutte le forze politiche, comprese quelle che esprimono la maggioranza nazionale e in essa autorevoli figure istituzionali, per i motivi indicati dichiarino la propria indisponibilità a gravare il nostro territorio di un simile tributo”.
Noi condividiamo le dichiarazioni e le posizioni di Losappio sul rifiuto del nucleare ma abbiamo ancora molti dubbi sulle scelte della Regione Puglia nel rilasciare autorizzazioni per la costruzioni di centrali elettriche a biomassa di elevata potenza come quella della Powerflor srl di Molfetta in zone agricole e abitate.
Non è quello che prevede il PEAR.
Non conosciamo ancora la posizione ufficiale del Senatore Azzollini che è Sindaco di un Comune, quello di Molfetta, che tanti anni fa, con una delibera di Consiglio Comunale è stato dichiarato territorio denuclearizzato.

9 Risposte a “«In Puglia non ci sarà il nucleare»”

  1. La puglia ambisce a diventare il primo polo energetico europeo, probabilmente bisogna iniziare a prepararsi anche ad acettare il nucleare.

  2. Nucleare: si grazie!!!

    Crescono le simpatie degli italiani per l’energia nucleare. Le conferme arrivano da un sondaggio commissionato dall’Osservatorio Scienza e società – un’iniziativa di Observa Science in Society, realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo – e presentati in anteprima al Convegno “The Future of Science” dedicato a “The Energy Challenge” (la sfida dell’energia).

    Nel giro di quattro anni i favorevoli sono passati dal 22 per cento del 2003 al 37 per cento attuale, mentre i contrari sono diminuiti dal 56 al 38 per cento.

    Il sondaggio arriva in concomitanza con il convegno alla Fondazione Cini di Venezia dedicato all’energia, in contemporanea con le aperture espresse da due “pezzi da novanta” come Umberto Veronesi e Sergio Romano sulla Repubblica e su Panorama a proposito della sfida energetica che dovrà affrontare l’Italia nel futuro.

    E da cui si evince la necessità per il paese di tornare all’atomo senza rinunciare alle altre fonti. Perché, per dirla con Carlo Jean, ex numero di Sogin, intervistato oggi dal Messaggero “la sicurezza energetica è una cosa seria”.

    Le previsioni illustrate a Londra dal Wec (World energy council) d’altro canto sono chiare: la domanda di energia raddoppierà da qui al 2050 e abbiamo bisogno “di tutte le opzioni energetiche possibili”, ha chiarito il segretario generale del Wec, Gerald Doucet.

    “La questione – ha spiegato – non è se le fonti rinnovabili possano sostituire le fonti tradizionali. Il punto è aver un mix integrato e bilanciato”.

    Tornando all’indagine demoscopia, a orientare verso il nucleare, secondo le rilevazioni Observa Science in Society, è la convinzione che si debba ridurre la dipendenza energetica e il rischio di esaurimento delle attuali fonti.

    A colpire di più sono i dati di favorevoli e contrari che fotografano un’Italia spaccata in due: a vent’anni dal referendum che sancì per l’Italia l’abbandono di questa modalità di produzione di energia, oltre un italiano su tre si dichiara favorevole agli investimenti in energia nucleare, mentre restano contrari meno di quattro Italiani su dieci.

    Uno su quattro ritiene di non essere in grado di esprimersi sulla questione. Si tratta di un’inversione di tendenza recente: fino a quattro anni fa, oltre il 56 per cento degli italiani era ancora nettamente contrario, mentre i favorevoli erano poco più del 20 per cento.

    Secondo Massimiliano Bucchi, professore di Sociologia della Scienza all’Università di Trento e tra i curatori dell’indagine, “nel cambiamento negli orientamenti pesano soprattutto la percezione della congiuntura economico-politica: la necessità di ridurre la dipendenza dai paesi produttori di petrolio è la prima motivazione dei favorevoli.

    Molto rilevante appare anche all’opinione pubblica il rischio di esaurimento delle attuali fonti di energia”.

    I timori sulla sicurezza degli impianti hanno in buona misura lasciato il passo alla preoccupazione per le risorse energetiche.

    Non a caso anche i contrari agli investimenti nel nucleare riconoscono comunque che vi sia per il nostro Paese – e più in generale a livello globale – un grave problema di approvvigionamento di energia.

    Tra le motivazioni a sostegno di un ritorno ad nucleare, infatti, la principale risulta essere la necessità di ridurre la dipendenza dai Paesi produttori di petrolio (passata dal 22 per cento dei sostenitori del 2003 al 37,6 per cento del 2007).

    Tuttavia, negli ultimi due anni, sono significativamente aumentati anche coloro che vorrebbero ricorrere al nucleare per far fronte all’insufficienza delle fonti energetiche (dal 26 per cento del 2005 al 35 per cento del 2007).

    Rimangono motivazioni secondarie l’utilizzo delle centrali nucleari da parte degli altri paesi industrializzati o il fatto che anche le centrali termoelettriche inquinino. Vale la pena di notare inoltre che l’apertura al nucleare risulta maggiormente diffusa tra gli uomini (il 49,8 per cento è favorevole, rispetto al 25 per cento delle donne, che si dimostrano per lo più molto incerte sulla posizione da assumere) e tra le persone con un’istruzione elevata, di cui oltre il 47 per cento si dice disponibile agli investimenti nel nucleare.

    I contrari, tra i quali spiccano i trentenni-quarantenni, continuano a sostenere che sia meglio sviluppare le fonti alternative di energia (43 per cento nel 2003 e 45 per cento nel 2007) e sono sempre più propensi a pensare che nessun comune vorrebbe una centrale nucleare nel proprio territorio.

    Inoltre, riprendono ad attribuire importanza alla problematica dello smaltimento delle scorie (indicata nel 2003 dal 32 per cento dei contrari, nel 2005 dal 17 per cento, nel 2007 dal 24,4 per cento).

    Diminuiscono, invece, i dubbi sulla sicurezza delle centrali (dal 20 per cento del 2003 al 10,9 per cento del 2007), mentre rimane trascurabile la quota di quanti respingono l’opzione nucleare negando che vi sia per l’Italia un problema di approvvigionamento energetico (2,5 per cento). Tra gli incerti, la stragrande maggioranza sostiene di non avere la competenza per decidere (76,7 per cento dei dubbiosi lo pensa nel 2007), mentre il 23,3 per cento è convinto che i pro e i contro si equivalgano.

    Nel complesso dunque, gli Italiani tendono ad apparire sempre più divisi sull’opportunità di mantenere ferma la decisione presa con il referendum del 1987.

    I timori sulla sicurezza degli impianti (il referendum fu votato all’indomani della tragedia di Cernobyl), oggi, hanno in parte lasciato il passo alle preoccupazioni per i problemi energetici.

    Non è un caso che anche i contrari riconoscano un grave problema di approvvigionamento di energia.

    (Fonte ilVelino.it)

  3. (ANSA) – ROMA, 28 MAG – ‘Bollette piu’ leggere’ per i cittadini dei comuni che ospiteranno gli impianti nucleari’. E’ l’idea del ministro per lo Sviluppo, Scajola. L’esponente del governo – a SkyTg24 – sulle possibili resistenze delle comunita’ locali rispetto alla realizzazione di centrali atomiche ha detto che ‘non si dovra’ solo premiare le comunita’ locali che dovranno certamente avere delle royalty, ma i cittadini delle localita’ in cui sorgeranno gli impianti dovranno pagare l’energia molto meno’.

    28 Mag 17:32

  4. infatti Ciccolella si fregherà tutti i soldi dei certificati verdi ma noi non risparmieremo nulla, anzi la comunità pagherà in quache modo.

    Giovanotto vai a farti un giro per le campagne

  5. Cosa centra l’azienda Ciccolella con la questione del nucleare in Italia?

    Forse il giro per le campagne dovrebbe farselo lei.

  6. Stando alle cifre: Nucleare? NO GRAZIE!!!

    Dal sondaggio citato (li conosciamo i sondaggi, come vengono commissionati e come vengono utilizzati, specie in Italia, per dimostrare quello che fa più comodo) emerge che il 63% degli italiani non si schiera a favore del nucleare e che le persone che si schierano apertamente contro sono l’1% in più a rispetto a chi sembrerebbe a favore (38% contro 37%). Dire che l’Italia è per il nucleare (dando per buona questa fonte) è una evidente deformazione della realtà.

    Si tenga presente che il regime ha da tempo scatenato una campagna di propaganda che non ha dato molto spazio a chi rifiuta un modo di produrre energia già bandito in Italia con il referendum del 1987.

    Come spesso facciamo, non chiediamo di fidarvi ciecamente di quei “pazzerelli” del Liberatorio ma di prendere informazioni dagli scienziati indipendenti, ovvero quelli non legati alle lobby potentissime dell’atomo che in Italia si sono rimesse all’opera approfittando del nuovo “clima” politico.

  7. L’Italia acquista energia elettrica dalla Francia….la Francia produce energia elettrica con centrali nucleari…il kWh in Italia ha il costo maggiore che in qualunque altro stato europeo…se dovesse accadere un qualunque disastro in Francia,noi italiano ne saremmo colpiti in pieno…non crediate che siccome abbiamo bloccato le centrali nucleari con il referendum, siamo sicuri..in realtà è stato forse uno degli errori maggiori degli italiani che oggi stiamo pagando…l’Italia è indietro…abbiamo perso le competenze per costruire e gestire centrali nucleari, e prima che si possa creare una nuova classe esperta,dovremo aspettare anni..e invece l’Italia era la culla del nucleare..oggi non esistono nemmeno più corsi ad ingegneria sul nucleare..gli esperti nel settore,dopo il referendum,sono andati a lavorare altrove,e oggi 50enni,certo non torneranno in questo paese pieno di retoriche e ipocrisia..quel referendum ci ha fatto in pratica regredire..oggi le centrali sono sicure..chi si schiera ancora contro, è un povero ipocrita e ignorante..ed è per questo che in Italia stiamo così indietro..poveri noi..(questi non sono sondaggi filtrati ma pura verità)dott.Ing.S.F.

  8. Ben venga Powerflor, ed ogni altra iniziativa atta a dare Energia alla Nazione.

  9. C’era una volta il “COMITATO ABBASSO LE CENTRALI”, che andava propagandando tra la gente il fatto che ci fosse troppa energia in giro e che non fosse necessario produrne dell’altra. Un bel giorno Il Gran Sultano della Mezza Luna chiamò a rapporto i sultani dei paesi vicini, ricordando loro che il petrolio era ormai alla fine che che avrebbero dovuto alzare i prezzi per far fronte elle esigenze dei loro paesi.

    Allora il presidente degli Stati Uniti Arnold Schwarzenegger per securizzasi sull’aumento dei prezzi decise insieme ai Cravattati della City Londinese di acquistare l’oro nero facendo ricorso ai derivati su commodity.Fu così che la speculazione prese piede sul cartello della mezza luna.

    Un bel giorno un pescatore molfettese si recò come di consueto a far rifornimento di gasolio per il suo motopeschereccio, e si accorse che il prezzo era troppo alto e che non riusciva a coprire i costi necessari per svolgere la sua attività marinara, che per decenni aveva sfamato lui, i suoi famigliari, i suoi avi e i famigliari dei suoi avi.

    Allora si rivolse al signore della città per avere un’aiuto, quest’ultimo inerme si rivolse al signore sopra di lui e quest’ultimo anchegli fino ad arrivare all’Imperatore. Il sovrano si recò prima dal Gran Sultano della mezza luna, poi da Schwarzenegger, fu allora che comprese che se il ” COMITATO ABBASSO LE CENTRALI” non avesse ostacolato la produzione di più energia allora il Gran Sultano della meza luna avrebbe smesso di diventare un esportatore netto, i cravattati della City Londinese avrebbero smesso di speculare e il caro gasolio sarebbe cessato.

I commenti sono chiusi.

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