Ilva, disastro ambientale a Taranto in 47 a processo, anche Vendola. Due condanne con rito abbreviato

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Il gup del tribunale di Taranto Vilma Gilli ha rinviato a giudizio 44 persone fisiche e tre società per l’inchiesta sul presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva. Altri due imputati sono stati condannati con rito abbreviato: sono don Marco Gerardo, ex segretario dell’ex arcivescovo di Taranto Benigno Luigi Papa, e l’ex consulente della Procura ionica Roberto Primerano. Al sacerdote, accusato di favoreggiamento personale, sono stati inflitti 10 mesi di reclusione (stessa richiesta della Procura); Primerano è stato condannato tre anni e quattro mesi per falso ideologico e assolto dalle accuse di disastro doloso in concorso e avvelenamento in concorso di acque o di sostanze alimentari.

Tra gli imputati rinviati a giudizio per il presunto disastro ambientale dell’Ilva c’è anche l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata in concorso.

Secondo l’accusa, Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore generale di Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale), Giorgio Assennato (a sua volta a giudizio per favoreggiamento personale), per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva. In questo modo, sostiene la Procura, Vendola avrebbe consentito all’azienda di continuare a produrre senza riduzioni di emissioni inquinanti, come invece suggerito dall’Arpa in una nota del 21 giugno 2010 stilata dopo una campionatura che aveva rilevato picchi di benzoapirene.

Sempre secondo l’accusa, Vendola avrebbe ‘minacciatò la non riconferma di Assennato, il cui mandato scadeva nel febbraio 2011. I fatti contestati sono compresi nel periodo che va dal 22 giugno 2010 al 28 marzo 2011. La concussione aggravata è contestata a Vendola in concorso con l’ex responsabile Rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, l’ex vice presidente di Riva Fire Fabio Riva, l’ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto Luigi Capogrosso e il legale dell’Ilva Francesco Perli.

La decisione del gup è arrivata al termine dell’udienza preliminare, subito sospesa in mattinata. All’udienza era prevista infatti la presenza dell’ex vice presidente di Riva Fire Fabio Arturo Riva, detenuto nel carcere di Taranto dopo il suo arresto del 5 giugno scorso seguito ad un ‘rifugio doratò di due anni e mezzo a Londra. Dopo l’ufficializzazione della rinuncia di Riva a presenziare all’udienza conclusiva, il giudice si è ritirato in camera di consiglio.

“Sembra, anche se poi dobbiamo leggere le motivazioni, che l’istanza accusatoria portata avanti dal mio ufficio abbia trovato quasi completo accoglimento”. Lo ha detto il procuratore di Taranto Franco Sebastio commentando la decisione del gup Vilma Gilli. “Da una parte – ha aggiunto – per noi è un motivo di tranquillità. Siccome noi siamo sempre preoccupati per il fatto di poter commettere errori, sempre dietro l’angolo. Questa prima pronuncia, che va inquadrata nei tempi contenuti e ridotti di un provvedimento di rinvio a giudizio, ci rassicura, ci rasserena. A quanto pare errori, quanto meno madornali, non ne abbiamo commessi, fermo restando – ha osservato Sebastio – che ci sarà un approfondimento dibattimentale e poi si andrà alle decisioni di merito”.

Il processo inizierà il 20 ottobre prossimo dinanzi alla Corte di assise di Taranto, competente per il reato di avvelenamento di acque o di sostanze alimentari contestato ad alcuni imputati. La sede indicata per il processo è al momento l’aula Alessandrini del tribunale di Taranto, ma potrebbe cambiare vista la presenza di più di 800 parti civili già costituitesi in sede di udienza preliminare.

“La decisione assunta pochi minuti fa dal Gup di Taranto Wilma Gilli, di rinviare a giudizio amministratori pubblici, responsabili di Ilva, Riva Fire, Riva forni elettrici per un totale di 47 imputati è un fatto importante perla città di Taranto e per tutto il popolo inquinato”. Lo dichiara il coportavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: “Taranto la città dei veleni dove, 30 persone ogni anno hanno perso la vita a causa dall’inquinamento, i bambini si ammalano di tumore del +54% rispetto alla media pugliese, la diossina ha contaminato la catena alimentare e gli operai muoiono in fabbrica per gravi incidenti sul lavoro, potrà cominciare a sperare di avere giustizia”.

“Il processo ‘Ambiente svendutò sarà il più importante nella storia della Repubblica Italiana e mentre a Roma si approvano vergognosamente decreti salva Ilva che espugnano Taranto – ‘Dum Romae consulitur, Tarentum expugnatur’ – noi continuiamo a sollecitare la necessaria conversione industriale per passare da un’economia dei veleni ad un’economia della vita come accaduto in altri paesi europei come ad esempio a Bilbao e Pittsburgh”. Continua Bonelli che conclude: “Per noi Verdi che siamo costituiti come parte civile nel processo ‘Ambiente Svendutò, Taranto non è un caso isolato: bisogna liberare l’Italia dai veleni e dalla corruzione che sono due facce dello stesso problema”.

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