Alle ore 11.00 del 1 agosto del 2011 gli operai della Multiservizi piantarono il primo cartello che vietava la balneazione a Torre Gavetone, proprio nei pressi della strada di accesso dal parcheggio alla battigia. Ne furono installati una decina lungo la spiaggia fino al confine di Giovinazzo. Il divieto indicava la presenza «nello specchio acqueo di ordigni residuati bellici inesplosi» e recepiva l’ordinanza n.3 del febbraio 2011 della Capitaneria di porto che aveva fatto scattare lo stesso divieto nel Comune di Giovinazzo. Il Gavetone, infatti, ricade nei territori di entrambi i comuni.
Il cartello rappresentava un’ammissione di colpa di Antonio Azzollini, perché meno di una settimana prima il Liberatorio Politico aveva denunciato pubblicamente di aver individuato sui fondali di Torre Gavetone, nei pressi della ex fabbrica, delle aree sigillate col cemento in cui sarebbero stati riposti alcuni residuati bellici.
Un mese prima avevamo inviato un esposto al Prefetto e alla Procura di Trani denunciando le «scarse informazioni sull’andamento della bonifica» e sul trasporto dei residuati bellici al fosforo diretti nella cava di Corato, che aveva spinto il sindaco dell’epoca Luigi Perrone a emettere una specifica ordinanza di sicurezza.
A Molfetta accade che il sindaco-senatore-presidente Azzollini dimenticava di riportare nelle ordinanze di balneazione i divieti di Torre Gavetone, mentre il sindaco Tommaso Minervini dimentica proprio di fare le ordinanze, eppure la propaganda di palazzo ha preannunciato più volte la bonifica dei fondali entro questa estate.
Il pericolo c’è ed è concreto, ma i cittadini continuano a frequentare e fare il bagno a Torre Gavetone. Le istituzioni e gli organi preposti fanno finta di non sapere?