Il procuratore Rossi: “A Bari c’è un mondo di mezzo che ha le mani sui grandi affari”

Il nuovo capo della Procura della repubblica al forum di Repubblica Bari. “La questione del Palagiustizia è fra le priorità perché ogni comunità ha bisogno anche di edifici che siano simbolo delle istituzioni” – fonte: bari.repubblica.it (Al forum hanno partecipato: Domenico Castellaneta, Giuliano Foschini, Isabella Maselli, Gianni Messa, Paolo Russo, Chiara Spagnolo)

La sua nomina a procuratore della Repubblica di Bari è il riconoscimento a un lavoro collettivo svolto negli ultimi anni.
“La mia nomina è risultato di un lungo cammino. La questione Laudati aveva provocato in Procura una serie di fratture, difficoltà e conflittualità anche con le forze dell’ordine e la città. Il procuratore Volpe ha fatto un lavoro eccezionale anche nel rendere sereno l’ambiente lavorativo, rispetto al quale io ho rappresentato la continuità: il Csm, il Consiglio superiore della magistratura, lo ha riconosciuto trasversalmente. Detto questo, dobbiamo continuare a fare passi avanti: la continuità non deve diventare conservazione”.

Ha un’agenda delle priorità?
“Dal punto di vista organizzativo, proseguire questo lavoro di squadra: il rischio di protagonismi è sempre reale, ma il nostro deve essere un percorso omogeneo. Anche con i media, la valorizzazione del lavoro di un collega serve a mostrare la forza del gruppo. Il secondo obiettivo, come diceva il procuratore Volpe, è posare la prima pietra del nuovo Palazzo di giustizia”.

Da procuratore aggiunto ha svolto un ruolo fondamentale dopo lo sgombero del Palagiustizia di via Nazariantz e nella ricerca della sede provvisoria a Poggiofranco, i risultati raggiunti sono sufficienti?
“Assolutamente no. Abbiamo un palazzo in cui lavoriamo dignitosamente e staremo ancora meglio quando occuperemo anche la seconda torre Telecom, ma non è un tribunale. Una città ha bisogno di un tribunale, invece, così come della cattedrale e degli altri palazzi che rappresentano visivamente le istituzioni. Non è soltanto un problema fisico, ma simbolico; la giustizia deve essere visibile. Siamo in enorme ritardo con la realizzazione del Parco della giustizia, anche se grazie alle spinte anche del sindaco Antonio Decaro e del sottosegretario Francesco Paolo Sisto abbiamo recuperato molto. Però si può e si deve accelerare ulteriormente, ci sono gli strumenti per farlo e io spingerò il più possibile in questa direzione”.

Arriva a dirigere un ufficio importante come la Procura di Bari in un momento complicato per la magistratura, in cui la fiducia dei cittadini sembra al minimo storico, la questione morale è al centro dei dibattiti, perfino un ufficio come quello du Milano, che per anni è sembrato un totem, pare si stia sgretolando.
Gustavo Zagrebelsky nel suo ultimo libro scrive che il diritto non riesce a rendere giusto il mondo, ma senza diritto sarebbe incommensurabilmente peggiore di quello che è. Oggi c’è da una parte una crisi di credibilità della giustizia e dall’altra forze che vogliono fare perdere credibilità alla giustizia: questo è molto pericoloso per la democrazia. L’Italia è incapace di avere le regole come fattore di crescita. La corruzione è diffusa in tutta Europa. ma in altri Paesi è estranea al sistema. Da noi continua a essere incapacità del sistema di raggiungere risultati. Se manca il controllo della legalità non andremo da nessuna parte. In questa situazione, però, la magistratura si sta dimostrando incapace di avere idee di cambiamento. Nei decenni passati, invece, aveva questa capacità di introdurre nella società fattori di cambiamento. Penso ai pretori degli anni Settanta o alla nascita del Movimento per la giustizia negli anni Novanta, che hanno immesso nella società fattori di cambiamento poi trasformati in norme da chi di dovere. Oggi manca questo: la capacità per la magistratura di essere un fattore di innovazione. Credo in questo scenario che le divisioni correntizie siano un problema relativo”.

La magistratura può tornare a ricoprire questo ruolo di primo piano?
“Si, perché la qualità media dei magistrati è molto elevata e i giovani sono all’altezza del compito che spetta loro. Comunque c’è bisogno di un rinnovamento. Ho apprezzato molto il procuratore Volpe, che ha lasciato appena è arrivato il momento della quiescenza. Ma non tutti sono come lui, a volte si cade in personalismi e narcisismi che rischiano di diventare pericolosi”.

Nella sua nuova veste di procuratore, ha anche un’agenda dei contenuti? Una lista di emergenze criminali da affrontare?
“La criminalità organizzata foggiana resta in cima all’elenco. È intollerabile per qualsiasi società civile che il giorno dei festeggiamenti degli Europei sia stato ucciso in piazza un uomo e paralizzato un bambino e che la cosa si sia ripetuta a San Severo. C’è una parte della società pugliese completamente assoggettata alla criminalità e lo scioglimento del consiglio comunale di Foggia dimostra l’assoggettamento, o la connivenza, di una parte della società al mondo criminale. Però non bisogna fare l’errore di credere che questo sia un problema esclusivo di quella provincia, la criminalità organizzata è come un virus che può estendersi”.

Anche perché l’azione della criminalità influenza direttamente l’economia.
“E su questo bisogna lavorare: sul mondo di mezzo, per usare termini presi in prestito da altre inchieste. Partendo dal presupposto che esiste un problema di qualificazione giuridica di alcune condotte, è evidente che certe metodologie criminali – come quelle delle imprese talmente potenti da avere il monopolio di certi appalti o degli apparentamenti formali con altre ditte – si sono inserite nel mondo civile”.

A Bari esiste questo mondo di mezzo?
“Bari si presta molto perché è una città in cui si vuol fare vedere che tutto funziona, che non ci sono grossi problemi, ma questa situazione resta ambigua. Sulla ricchezza non giustificata c’è tolleranza importante, ma questa ricchezza deriva dall’evasione fiscale, dai soldi dalla criminalità organizzata. Indagando sul settore delle videolottery legali, per esempio, abbiamo notato che ci sono flussi di denaro ingiustificabili, che non si possono spiegare semplicemente con il fenomeno sociale della ludopatia”.

L’apparente calma della criminalità organizzata a Bari può essere uno specchio dell’esistenza di questo mondo di mezzo?
“Questo non posso dirlo. Indubbiamente a Bari la situazione è molto più tranquilla rispetto a Foggia, ma va ricordato che qui ci sono state operazioni ripetute nel tempo che hanno indebolito moltissimo i clan. Quando ci sono raffiche di arresti c’è bisogno di soldi per pagare gli avvocati e mantenere le famiglie degli affiliati. E quando i soldi finiscono diventa un problema per il mondo criminale. Questo stato di cose dimostra che la risposta militare dello Stato deve essere sempre presente. Dopo ciò che è accaduto a Bari, anche nel Foggiano ci aspettiamo altri importanti risultati”.

A cavallo fra la criminalità organizzata e quella comune c’è il fenomeno dell’usura, che sembra molto diffuso ma rispetto al quale c’è poca collaborazione dei cittadini.
“Quello dell’usura è un problema processuale molto complicato. Raramente si arriva a condanne, perché l’usurato vive in una condizione di confusione: percepisce il denaro che gli viene prestato al contempo come un beneficio e come una schiavitù, per questo non vuole sapere quanto prende e quanto paga. L’effetto processuale è che ci sono pochi riscontri alle dichiarazioni per dimostrare interessi usurai e che le poche condanne arrivano al termine di indagini basate anche sulle intercettazioni”.

Un problema molto attuale è quello dell’utilizzo dei fondi destinati alle imprese durante l’emergenza Covid. Le statistiche della Dia parlano di 10.075 Sos, le Segnalazioni di operazioni sospette, e mettono la Puglia al terzo posto. Come si muove la Procura in merito?
“Facciamo grande attenzione a ciò che si muove. Abbiamo in corso importanti indagini con la guardia di finanza ma è difficile capire quali sistemi investigativi adottare, perché i finanziamenti erogati durante l’emergenza sono sostanzialmente senza controlli amministrativi. L’unico controllo possibile è quello penale, ma è a posteriori e comunque inutile dal punto di vista del recupero di finanziamenti presi irregolarmente. Credo che troppi soldi siano stati investiti in tempi rapidi, ma forse non tutte le urgenze erano tali da dover permettere il liberi tutti”.

A proposito di intervento a posteriori della magistratura: rispetto alla cattiva politica una parte della cittadinanza individua la vostra azione come unica speranza a cui appigliarsi.
“Quando interveniamo noi, però, i danni sono già stati fatti. Si pensi alle opere pubbliche: se qualcosa non funziona vuol dire che non sono state appaltate regolarmente. Lo abbiamo riscontrato, per esempio, nell’inchiesta sul vecchio palagiustizia di via Nazariantz: fra il contratto e la realtà c’erano differenze tali da far capire che erano stati commessi reati. Il problema della corruzione è fondamentale per l’economia, ma di fronte all’Europa noi siamo quelli che molti processi li fanno finire in prescrizione”.

La riforma della giustizia potrà aiutare?
“No. Oltre alle novità sulle notifiche, importanti ma non sufficientemente coraggiose, non sono state introdotte innovazioni che consentano di accelerare i processi”.

Quello della prescrizione è un problema che ha riguardato attività importanti fatte in passato dalla Procura di Bari: per esempio quelle che lei ha condotto da pm insieme con il suo collega Renato Nitti, oggi procuratore della Repubblica a Trani.
“All’epoca abbiamo lavorato molto, inaugurando un metodo che poi è stato largamente condiviso da altri magistrati della Procura di Bari: un metodo basato sull’avere obiettivi chiari e prove come perno fondamentale. I processi sono finiti quasi tutti prescritti, ma con sentenze sostanzialmente di riconoscimento delle responsabilità per la gran maggioranza delle imputazioni e alle quali in alcuni casi sono seguite condanne civili. I giudici hanno riconosciuto che il lavoro fatto era valido”.

Attualmente è in corso il processo sulla Banca Popolare di Bari, di cui lei ha coordinato le indagini e che ha un impatto sociale molto forte anche in virtù dei tantissimi azionisti coinvolti. Teme i tempi lunghi?
“Siamo già in ritardo. Do atto al tribunale e al ministero di avere trovato una soluzione per la celebrazione delle udienze alla Fiera del Levante, ma la verità è che il nostro sistema processuale non è adatto a questi processi enormi. Lo sarebbe se, come scritto nella prefazione al Codice di procedura penale, il 90 per cento dei procedimenti si definisse in abbreviato o con patteggiamento, ma in realtà accade il contrario. Per quanto riguarda il processo Banca Popolare, mi auguro che terminate le fasi preliminari si cominci a dare un ritmo adeguato alla sua importanza”

Bari, il procuratore capo Rossi: “Troppa ricchezza ingiustificata”

La “ricchezza ingiustificata di Bari, spesso collegata all’evasione fiscale”, la criminalità organizzata di Foggia: sono due delle tracce su cui la Procura ordinaria e la Distrettuale antimafia si apprestano a lavorare nell’era di Roberto Rossi. Nominato procuratore da pochi giorni, in realtà ha già retto l’ufficio come vicario per oltre un anno, nell’ottica della continuità con il lavoro svolto dal predecessore Giuseppe Volpe. Dopo l’insediamento, Rossi ha incontrato la redazione di Repubblica Bari, illustrando il suo programma e puntando molto sull’importanza della “squadra dei pm”, il gruppo che vuole tenere saldo nella convinzione che il lavoro della magistratura debba essere scevro da protagonismi e narcisismi. Il procuratore ha assicurato che spingerà per accelerare la realizzazione del Parco della giustizia e che i pm sono al lavoro per monitorare l’utilizzo dell’enorme mole di fondi messi a disposizione dallo Stato dopo la pandemia. Riflettori puntati anche sulla criminalità organizzata, con l’obiettivo di replicare nel foggiano e nella Bat quanto avvenuto in provincia di Bari, dove gli arresti numerosi degli anni scorsi hanno ridimensionato notevolmente l’azione dei clan. E un’attenzione particolare anche alle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale, nell’ambito della quale a Bari ci sono “segnali di ambiguità” legati a “troppa ricchezza non giustificata”  – VIDEO

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