Il porto transito naturale per tutti i traffici illeciti

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Mafia, nuove alleanze tra Scu e clan baresi. Allarme terrorismo per il porto

bari.repubblica.it

Dopo tanti anni parrebbe evidenziarsi un nuovo e più stretto legame tra una emergente organizzazione mafiosa del nord barese ed esponenti di spicco della Sacra Corona Unita“. Lo rivela la relazione annuale della Procura Nazionale Antimafia che riferisce di “un’indagine della Dda di Bari tuttora coperta da segreto” su una presunta nuova alleanza tra la Scu e i clan del barese dopo decenni di “percorsi assolutamente autonomi” per i sodalizi criminali pugliesi. “L’unico e remoto elemento di collegamento con le organizzazioni mafiose baresi – scrivono gli investigatori della Dna – è dato dal battesimo negli anni ’80 da parte di esponenti del clan salentino ad alcuni di quelli che diventeranno i capi dei più importanti sodalizi mafiosi del territorio pugliese“.

Sulla città capoluogo, l’Antimafia lancia l’allarme per “l’escalation di violenza che ha interessato alcuni quartieri di Bari”, parlando di “fatti di sangue riconducibili non tanto al mutamento degli equilibri o contrasti tra diversi clan, ma a faide interne per affermare nuovi assetti gerarchici o per l’affermazione esterna della leadership di nuove leve, aggressive, inesperte e pericolose”. La relazione ricorda, tra gli altri episodi, a questo proposito, “l’irresponsabilità dei giovanissimi figli di Caldarola di 15 e 22 anni (il boss del quartiere Libertà di Bari, ndr), esplosa nell’agosto 2014 con l’assurdo omicidio di un giovane albanese (Florian Mesuti, ndr)” sintomo che la reggenza di alcune zone della città “è affidata alle nuove generazioni” in un “pesante clima di omertà”.

Inoltre, la relazione relativa al periodo luglio 2013-giugno 2014 sottolinea “l’ipotesi inquietante” di un porto di Bari utilizzato come “comodo ingresso nei Paesi europei anche per terroristi islamici”. Un’ipotesi, dicono gli investigatori della Dna, lanciata mesi fa dal ministro dell’Interno “ma non suffragata da obiettivi riscontri”. A ciò di aggiunge “l’ipotesi che detto porto – continua la relazione – possa diventare una enclave territoriale controllata dalla criminalità straniera“. Gli investigatori dell’Antimafia sottolineano, infatti, i “molteplici, eterogenei e quotidiani sequestri e arresti operati nel porto di Bari, transito naturale per tutti i traffici illeciti che passano attraverso i paesi balcanici e, in particolare, stupefacenti, armi, merci contraffatte, rifiuti e medicinali“.

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