Il pentito barese accusa: “Il presidente del consiglio comunale di Giovinazzo eletto con i nostri voti”. La difesa: “Tutto falso, sono solo bugie”.

C’è un verbale, datato 29 gennaio del 2021, che rischia di provocare un terremoto nella politica della provincia di Bari. A parlare, è un collaboratore di giustizia, Michele Giangaspero, che con le sue dichiarazioni ha fatto arrestare due carabinieri della stazione di Giovinazzo, raccontando i rapporti che avevano con il clan Di Cosola. E che, ora, lancia un’ombra pesante anche su un pezzo dell’amministrazione locale.

Giangaspero ha raccontato che il referente del gruppo criminale sulla città era un pregiudicato, Mario Del Vecchio. Molto attivo in politica. Suo fratello, Antonio, è infatti portatore di voti da sempre per parlamentari, consiglieri regionali. E per sè stesso. Nel 2012 è stato infatti candidato ed eletto al consiglio comunale di Giovinazzo nelle liste del Partito democratico. Per poi però nominarsi indipendente il giorno dopo le elezioni. «Appoggiammo Antonio Del Vecchio, quando si candidò come consigliere comunale. E Alfonso Arbore. Hanno vinto tutti».

Arbore — che non è indagato — è l’attuale presidente del consiglio comunale, uno degli uomini attorno a cui si fonda la maggioranza dell’attuale sindaco Tommaso Depalma. A proposito di Arbore, Giangaspero racconta un altro particolare, ora all’attenzione del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Federico Perrone Capano, che sta conducendo le indagini: sostiene, infatti, che Arbore sia finto affittuario di un locale dove il gruppo criminale teneva la cassa dello spaccio.

«Sono uscito dal carcere nel 2017 — si legge nel verbale dell’incidente probatorio, davanti al gip Marco Galesie ricordo che la mia famiglia mi viene a prendere a San Severo. Mi portarono a Giovinazzo, alla villa, alla Casina della Principessa, da Del Vecchio. Trovo lì Del Vecchio, il fratello, la moglie, e mi spiega un po’ la situazione come va, come funziona, che lui gestisce tutto, l’estorsione, l’usura, le sostanze stupefacenti, l’organizzazione territoriale».

«Mi consegna anche un telefonino — continua il collaboratore di giustizia — e mi dice anche come funziona, perché erano cambiate un po’ di situazioni. Praticamente dal 2017, all’uscita mia, incontrando lui, dice “Michele noi cambiamo ogni mese telefonini e schede, per quindici persone. Mi mette anche a conoscenza dell’agenzia delle scommesse, dove vengono ritirati tutti i soldi delle sostanze stupefacenti, mi mette a conoscenza anche del locale, che era intestato l’affittuario, a Alfonso Arbore, Presidente del Consiglio Comunale, come affittuario, proprietario del locale era un agente penitenziario».

Nessun contatto con i criminali” dice a Repubblica l’attuale presidente del consiglio comunale, Alfonso Arbore, tramite il suo legale Francesco Mastro. “Giangaspero dice il falso: non c’è stato mai nessun contatto con il mio cliente. Non gli ha mai chiesto voti, non hanno avuto mai alcun rapporto. D’altronde, quello che dice si può anche interpretare in un’altra maniera, visto che si contraddice subito dopo”. Il collaboratore di giustizia parla di “un candidato sindaco donna”.  “Ma Arbore – fa notare Mastro – non è mai stato candidato con un candidato sindaco donna”. Sul riferimento al locale preso in affitto Arbore, l’avvocato Mastro spiega: “E’ vero ma Giangaspero non dice nulla su Arbore e sul suo presunto coinvolgimento in un ipotetico giro di spaccio di sostanze stupefacenti in città”. Contesta la ricostruzione del collaboratore di giustizia, anche la difesa di Antonio Delvecchio. “Il mio assistito è estraneo ai fatti” dice l’avvocato Marco Di Bartolomeo.

fonte: Giuliano Foschini – bari.repubblica.it

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