Savinucciò Parisi, boss mafioso del rione Japigia di Bari, si sarebbe affiliato anni fa ad un noto capoclan della ‘ndrangheta calabrese. La rivelazione e’ stata fatta dal collaboratore di giustizia del clan Parisi, Vito Tritta, ascoltato oggi in videoconferenza durante un’udienza del processo ‘Domino’, in corso dinanzi al tribunale di Bari, in cui Savinuccio è imputato con altre 46 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico internazionale di droga, usura, turbativa d’asta e riciclaggio.
Il primo dicembre 2009 le indagini portarono all’arresto di 82 persone, tra cui il boss del quartiere Japigia, scarcerato per scadenza termini nel dicembre 2012 e attualmente detenuto per altri fatti. Stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Savino Parisi si sarebbe legato alla criminalità organizzata calabrese dopo essere cresciuto in grado nella gerarchia mafiosa pugliese ed essere diventato un ‘mammasantissima‘. Tritta non ha fatto riferimenti temporali, ma ha ripercorso le vicende legate ai rapporti con gli altri boss baresi, Antonio Di Cosola (assolto con rito abbreviato nell’ambito di questo procedimento) e Antonio Capriati, con il boss di Foggia Giosuè Rizzi e con la ‘ndrangheta di Umberto Bellocco, capo carismatico dell’omonimo clan, a cui viene riconosciuto il massimo grado della gerarchia mafiosa calabrese, quello di ‘Crimine‘, e i cui legami con la criminalità pugliese, in particolare con la Sacra Corona Unita, erano già stati rivelati da alcuni pentiti di ‘ndrangheta.
Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Pasquale Drago, Tritta ha riferito dei traffici illeciti gestiti a Bari da Savinuccio Parisi. Dalla droga all’usura, dalle rapine ai tir al riciclaggio attraverso attività commerciali intestate fittiziamente a commercianti prestanome, al giro di sale giochi e slot machine.