Il governo peggiora ancora lo sblocca-trivelle. Ora piu’ che mai le regioni ricorrano alla corte costituzionale

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Continua, incessante e senza sosta, l’attività del Governo per aprire la strada alle trivellazioni petrolifere.

Aveva già destato allarme la conversione in legge dello Stato (L.11 novembre 2014, n.164) del decreto “Sblocca Italia”, in grado di scatenare la reazione dei territori contro la mancanza di coinvolgimento in ogni scelta di tipo energetico rappresentata dal disposto degli artt. 36, 37 e 38.

La Legge di Stabilità, approvata il 22 dicembre scorso, ha ulteriormente peggiorato la situazione, modificando ulteriormente l’art. 38 e rendendo chiare (se ancora ve ne fosse bisogno) le intenzioni del governo sul tema.

Così, diventano “strategiche” (e quindi seguono procedure autorizzative facilitate ed accelerate) “tutte le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento di idrocarburi in raffineria, alle opere accessorie, ai terminali costieri e alle infrastrutture portuali strumentali allo sfruttamento di titoli concessori esistenti, comprese quelle localizzate al di fuori del perimetro delle concessioni di coltivazioni”.

E come se non bastasse, l’art.38 viene modificato proprio nella sua parte più discussa (la legittimità costituzionale del superamento dell’intesa vincolante con le Regioni), creando per di più una doppia regolamentazione:

  • per quanto riguarda le trivellazioni off-shore tutto rimane come stabilito nello “Sblocca Italia”
  • per le trivellazioni su terraferma, la definizione delle zone all’interno delle quali vengono individuate le aree “strategiche” avviene a opera dei Ministeri competenti, previa intesa non più con le Regioni direttamente interessate dai singoli interventi, ma con la loro Conferenza Unificata creando, in tal modo, una complicata situazione che, di fatto, continua a togliere poteri decisionali alle Regioni stesse.

Nella sostanza, il quadro resta molto grave e tale situazione, oltre a rappresentare un deliberato attacco alle autonomie regionali, continua a presentare evidenti problemi di legittimità costituzionale.

Legittimità costituzionale che va salvaguardata, e non barattata in cambio di piccoli miglioramenti che salvaguardino alcune situazioni specifiche.

Sempre più è importante la presentazione, senza ulteriori indugi, del ricorso alla Corte Costituzionale avverso agli artt. 36, 37 e 38 citati, che la Puglia (e altre regioni) hanno chiesto alle rispettive Giunte in questi mesi. Il termine ultimo per la presentazione del ricorso è il 10 gennaio 2015.

Sempre più è importante proseguire la battaglia civile e culturale contro le trivellazioni petrolifere avviata in Puglia cinque anni fa e proseguita, grazie al faticoso lavoro di comitati movimenti e associazioni, senza mai abbassare la guardia (non ultima la Carta di Termoli del 4 Dicembre 2014).

Sempre più l’impegno a favore di modelli di sviluppo moderni e sostenibili passa oggi per la ferma reazione, unanime e congiunta, contro lo “Sblocca Italia” e il suo insano attacco alle autonomie locali.

Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili

Coordinamento No Triv – Terra di Bari

No Triv Taranto

Rete No Triv Gargano

Comitato per la Tutela del Mare del Gargano

Comitato Tutela Porto Miggiano

 

ARCI- Biblioteca di Sarajevo di Maglie

ARTIsTà

Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi

Assoartisti Taranto

Brindisi Bene Comune

Comitato Bonifica Molfeta

Comitato No al Carbone Brindisi

Contramianto e altri rischi onlus

Forum di Agenda 21 del Comune di Molfetta

Garganistan

Italia Nostra – Sezione Sud Salento

LILT Lecce

Movimento “in Comune” di Fasano

Salviamo il Paesaggio – Terra di Bari

Comitato Med No Triv

1000 x Taranto

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