Il fondo antiracket usato per pagare gli usurai

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Lecce, gli usurai si facevano pagare dagli imprenditori con il fondo antiracket: nove arresti

di CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it

Imprenditori salentini vittime di una banda di usurai, per pagare i loro aguzzini non hanno esitato a ricorrere al Fondo di solidarietà antiracket e antiusura, frodando a loro volta il ministero degli Interni. Migliaia di euro (almeno 115mila) messi a disposizione dallo Stato per risanare un’attività commerciale che in passato aveva subito estorsioni, sono così finite nelle mani di un gruppo criminale di Galatina.

Personaggi già noti alle cronache e vicini al potente clan Coluccia della Scu, con nove membri arrestati nell’ambito di un’operazione della guardia di finanza. Associazione a delinquere, aggravata dalle modalità mafiose, usura, esercizio abusivo della raccolta del risparmio, estorsione, turbativa d’asta, riciclaggio, le accuse contestate dal sostituto procuratore Alessio Coccioli e alle quali il gip Giovanni Gallo ha dato il placet con le ordinanze di custodia cautelare, otto delle quali in carcere e una ai domiciliari.

Ventinove in tutto gli indagati nell’inchiesta che ha portato anche al sequestro per equivalente di beni per 5 milioni di euro, che sarebbero frutto dell’attività illecita, tra i quali figurano sei fabbricati, un opificio industriale, 13 tra auto e moto, una società di capitali, due ditte individuali, quote di capitale sociale per 3.500 euro ciascuna, saldi attivi di 26 rapporti finanziari, 10 rapporti assicurativi/fondi pensione.

Il modus operandi del sodalizio – stando a quanto hanno accertato i militari del Nucleo di polizia tributaria e del Gico (diretti dal colonnello Nicola De Santis e dal maggiore Giuseppe Dinoi) – era piuttosto standardizzato: venivano individuati imprenditori in difficoltà e si prestava loro denaro, chiedendolo indietro a tassi tra il 121 per cento e il 183 per cento annui. I proventi dell’usura venivano poi utilizzati per finanziare attività commerciali dei parenti degli indagati oppure per comprare immobili nelle aste indette dal tribunale di Lecce, minacciando gli altri partecipanti ai bandi al fine di farli ritirare e ottenere in tal modo prezzi stracciati.

Nel corso dell’indagine è emerso inoltre che il sodalizio si stava lentamente infiltrando anche negli appalti pubblici, a cominciare dal servizio mensa per le scuole dell’infanzia di Galatina, assegnato nel 2011 alla moglie di uno dei presunti capi grazie alla complicità di tre funzionari del Comune. “L’appalto – ha spiegato il procuratore di Lecce, Cataldo Motta – era stato organizzato in maniera familiare e assegnato alla persona scelta dal gruppo criminale grazie alle attestazioni false di alcuni dipendenti pubblici, che non avevano rilevato la mancanza dei requisiti da parte della ditta che era stata scelta a priori come vincitrice“.

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