Giustizia truccata a Trani, processo di veleni

Una memoria di quasi mille pagine per riassumere la storia della giustizia truccata nel Tribunale di Trani. Il pm Roberta Licci l’ha depositata all’inizio della requisitoria fiume in cui, insieme al collega Alessandro Prontera, ha chiesto la condanna a 19 anni e 10 mesi per l’ex gip Michele Nardi.

L’accusa ha prima di tutto acceso un faro sul grande accusatore, l’imprenditore Flavio D’Introno, che avrebbe pagato 3 milioni di euro per sistemare i suoi guai giudiziari. «Quando ha confessato – ha detto la Licci – si accredita come concusso. A differenza di quanto dice Nardi, D’Introno ha raccontato di avere avuto contatti cui Nardi ancora prima dell’arresto: dice che il geometra De Palma gli preannunciò l’arresto se non si fosse messo in contatto con Nardi. L’origine di questi rapporti è ciò che condiziona D’Introno. Lui dice: nel momento in cui mi dicono che per avere ragione devo pagare, per me sono costretto. Ma D’Introno è stato parte attiva in una serie di procedimenti, e non è solo un attore passivo. Questa è la ragione per cui lui è stato considerato corruttore».

La Licci ha provato a fare chiarezza anche sul giallo del Rolex destinato a Nardi, che è un punto centrale di tutta la storia perché potrebbe far crollare la credibilità di D’Introno. Una testimone, Rosa Grande, ha contraddetto D’Introno mostrando in aula l’orologio. La donna ha cambiato (dopo un anno) la versione fornita nel corso delle indagini, raccontato come il Daytona comprato nella gioielleria Rocca di Bari fosse in realtà destinato a lei per il suo compleanno, e che D’Introno le aveva chiesto di mentire perché non voleva che si sapesse del regalo fatto a lei. «D’Introno aveva comprato due orologi, uno per Nardi e uno per lei. Ma la circostanza che non volesse farne emergere l’acquisto è smentito dalle risultanze delle indagini. Quando la polizia giudiziaria verifica da Rocca, l’orologio non risulta nei registri di carico e scarico. Il numero di matricola dell’orologio mostrato in udienza corrisponde certamente a quello acquistato da Rocca, che dunque non era tracciato. Quindi quanto ci dice Grande su D’Introno è una bugia. D’Introno parla dell’orologio già nei colloqui registrati con Savasta dove si sfoga elencando tutti i regali fatti a Nardi. Grande cambia versione, guarda caso, quando l’uomo che la manteneva finisce in galera e probabilmente non sarà più in grado di provvedere a lei». Sempre dalle indagini è emerso che la donna a un mese dalla ritrattazione ha trovato un lavoro in un lido di Margherita di Savoia «anche solo per un mese»: «È la prospettazione – secondo la Licci – fatta da una persona che qualcuno ha preso in carico».

Sull’episodio centrale del processo, la stangata all’imprenditore coratino Tarantini (i 300mila euro pretesi da Nardi e Savasta per cancellare una falsa indagine a suo carico), la vittima «ha parlato dieci ore consecutive con una mascherina ed è stato in grado di rispondere ad ogni contestazione. Tarantini l’ha riferita esattamente nei termini che risultano dalle dichiarazioni di D’Introno e quelle di Savasta, che ha detto di non sentirsi di parlarne perché si vergognava di questa vicenda».
Ma la vicenda ruota molto anche sulla ricostruzione della personalità degli indagati. La Licci sul punto è stata durissima con tutti parlando di «un quadro deprimente»: Nardi, l’ex ispettore Vincenzo Di Chiaro (per cui ha chiesto 10 anni e 8 mesi) e l’avvocato Simona Cuomo (6 anni e 4 mesi). «Non credo – ha detto la Licci, pur dando atto del suo buon comportamento processuale – che la Cuomo possa più fare l’avvocato: sappiamo che la giurisdizione funziona se c’è la compartecipazione leale tra magistratura e avvocatura». Le arringhe difensive, iniziate ieri, proseguiranno domani. Lunedì la sentenza.

    Sistema Trani, pm Lecce chiedono 19 anni e 10 mesi per Nardi
 

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi