Bari, fallimento «Gemelli». Procura contesta la bancarotta: «Spariti 4 milioni»

Il negozio «I Gemelli» nella centralissima via Argiro era un’istituzione. Lo show room delle grandi marche trasferitosi negli ultimi anni in un palazzotto d’epoca di piazza Umberto si poteva considerare un vero e proprio simbolo del commercio cittadino. Sembra passato un secolo fa da allora. Prima il fallimento, dichiarato dal tribunale di Bari nel dicembre 2018. Adesso, l’inchiesta per bancarotta fraudolenta a carico dei due amministratori, Francesco Gentile, 69 anni e Domenico Marzulli, 71 anni. Entrambi «al fine di ingannare il pubblico (in particolare l’erario ed i terzi contraenti della società) e di conseguire per la società predetta un ingiusto profitto» avrebbero sostanzialmente rappresentato «fraudolentemente» nei bilanci relativi agli esercizi 2014, 2015 e 2016 «fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero ovvero omettevano informazioni necessarie». Così facendo, avrebbero ingannato i «destinatari sulla reale situazione economica, finanziaria e patrimoniale della società», contesta la Procura che nei giorni scorsi ha fatto notificare un avviso di chiusura delle indagini nei loro confronti.

Gentile e Marzulli avrebbero più nel dettaglio sovrastimato le rimanenze di magazzino indicandole a bilancio per 2,5 milioni di euro circa. Un dato che, sempre secondo l’accusa, faceva risultare positivo un patrimonio netto per circa 170mila euro, quando in realtà segnava il segno meno per 2,3 milioni di euro. L’operazione, contesta il pm Giuseppe Dentamaro che ha coordinato le indagini della Guardia di finanza, praticamente identica, si sarebbe ripetuta per altri due esercizi ancora. Una rettifica di bilancio dopo l’altra, insomma, sulla base della ricostruzione induttiva degli investigatori, cioè effettuata su dati fiscali presuntivi, si sarebbe arrivati a un patrimonio netto negativo di circa 4,4 milioni di euro. I due amministratori, ipotizza sempre la Procura, «concorrevano a cagionare il dissesto della società poiché» in questo modo «veniva impedita l’emissione di perdite del capitale sociale che avrebbero determinato» la riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale. Le operazioni nel mirino «consentivano la prosecuzione dell’attività con aumento dei debiti e del passivo, con l’aggravante di avere cagionato un danno patrimoniale complessivo di rilevante gravità», si legge nel capo d’accusa.

Inoltre, sempre secondo il Pm, i due amministratori «con azioni dolose cagionavano il fallimento della I Gemelli srl e ciò in quanto dal 2011 al 2017 omettevano sistematicamente il pagamento dell’Ires e dell’Iva, oltre che dei contributi, accumulando così debiti per un totale di 4 milioni di euro». Per effetto di sanzioni e interessi, poi, veniva di fatto eroso completamente il capitale sociale.

L’inchiesta ruota anche intorno ad alcune presunte manovre distrattive. I due amministratori avrebbero sostanzialmente venduto rimanenze di magazzino (abiti e vestiti) per 2,5 milioni di euro senza contabilizzare il ricavato. Spia accesa pure sul compenso che gli amministratori si sono dati tra gennaio ed agosto 2017 per la loro attività e che ammonta a un totale di circa 67.500 euro. Ultima operazione finita sotto la lente d’ingrandimento della magistratura riguarda un punto vendita ceduto da «I Gemelli» in locazione a una società amministrata e di proprietà di Christian Marzulli, 36 anni, figlio di Domenico «ad un prezzo irrisorio pari a 6mila euro annui, notevolmente inferiore al valore di mercato». L’uomo, solo in relazione a questo singolo episodio, nella veste di conduttore del punto vendita, è indagato in concorso con suo padre Domenico e Gentile.

fonte: GIOVANNI LONGO – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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