Giustizia svenduta, ex gip: «Mai soldi da D’Introno, giocavo a scacchi»

Michele Nardi ha parlato una sola volta, il 17 gennaio, nell’interrogatorio di garanzia seguito al suo arresto per associazione a delinquere e corruzione in atti giudiziari. Poi l’ex gip di Lecce è rimasto in silenzio. Nardi è in carcere da quasi sette mesi anche perché la Procura di Trani non ha creduto alla sua versione dei fatti: «Mai avuto soldi o regali da Flavio D’Introno», l’imprenditore di Corato che ha detto di aver dato 2 milioni di euro a Nardi e all’ex pm Savasta. Anzi, ha detto in sostanza, era D’Introno a chiedere soldi a lui.

A Nardi è contestato, tra l’altro, di aver preteso regali di lusso da D’Introno. Lui smentisce, ammettendo solo un viaggio insieme a Dubai. «Non ho mai chiesto il Rolex e non ho mai ricevuto i diamanti. Non ho mai ricevuto dazioni in denaro liquido da D’Introno, solo quei due assegni che ho versato sui miei conti correnti (si riferisce al pagamento del fitto per una villa di Trani, ndr)». D’Introno ha raccontato anche di essersi recato spesso a Roma a portare il denaro a Nardi. «Perché doveva venire a Roma a portarmi i soldi? Prendere l’aereo, quando il fine settimana io tornavo a Trani, veniva a casa e mi lasciava i soldi se mi doveva lascare i soldi, doveva venire fino a Roma a portarmeli, che senso ha una cosa del genere?». Secondo l’ex gip, era «una copertura» inventata da D’Introno: «Siccome gestiva due o tre amichette contemporaneamente, allora doveva giustificare perché andava a Roma».

Per l’accusa, Nardi avrebbe preteso da D’Introno il 10% di tutto ciò che pagava agli altri giudici. «È una cosa studiata ad arte per un motivo molto semplice: coinvolgermi in tutte le porcate che ha fatto con Savasta». E poi, appunto, ci sono i 500 euro al giorno che – secondo D’Introno – servivano a Nardi per il suo «tenore di vita» fatto di viaggi e donne. «Le sembra un tenore di vita da 500 euro al giorno? Ho fatto la doppia cessione del quinto dello stipendio l’anno scorso quando mi sono separato da mia moglie e in banca ho 21 mila euro». Ancora, ci sarebbero i 200mila euro ottenuti dall’imprenditore Paolo Tarantini di Corato, per bloccare una falsa indagine fiscale: secondo D’Introno, la parte di Nardi sarebbe stata consegnata alla sorella in una stazione di servizio. «Vi invito a chiamare questo Tarantini e a fare un riconoscimento, vedere se riconosce mia sorella, mia sorella non guida la macchina e quindi non so come sarebbe potuta arrivare alla Esso».

«GIOCAVAMO A SCACCHI»
Nardi racconta di aver conosciuto Flavio D’Introno tramite l’avvocato Mimmo Tandoi, che è imparentato con la famiglia. «Divenni amico di Domenico D’Introno, che è il fratello di questo Flavio, un imprenditore con cui condividevamo questa passione per gli scacchi. Un giorno questo Domenico, forse era nel 2007, mi disse che suo fratello Flavio era stato arrestato, e una volta che ci eravamo visti per giocare a scacchi se ne venne con questo fratello Flavio, il quale era un uomo distrutto da un anno di custodia cautelare in carcere». E Nardi dice di aver sfruttato D’Introno per coprire una relazione extraconiugale. «Per sfuggire all’attenzione di mia moglie quand’ero a Trani usavo questo D’Introno, dicevo “Vienimi a prendere”, mia moglie pensava che stessi con lui a farmi una passeggiata, invece poi insomma stavo in casa di questa mia collega».

«ERA LUI A CHIEDERMI SOLDI»
Secondo Nardi, era D’Introno a chiedere denaro a lui. E racconta di un incontro all’interno di un supermercato. «Sembrava in preda alla cocaina, urlava, gridava, diceva: “Sono nei guai perché io ho speso i soldi di mia moglie, mia moglie vuole i soldi indietro perché altrimenti il 20 agosto mia moglie deve essere sentita dai Carabinieri se non gli restituisco i soldi mia moglie chissà cosa…”, ho detto: “Scusa, da me che cosa vuoi?”, “No, ti prego: prestami 60 mila euro perché io devo tamponare mia moglie”». Una scena che si sarebbe ripetuta il 18 agosto scorso, a Roma: «Sotto il portone trovo una macchina parcheggiata, dalla quale scende improvvisamente con la gamba ingessata il D’Introno e la macchina era guidata a un ceffo che stava avanti. (…) Come faceva a giustificare che era venuto il 18 agosto sotto casa mia? Perché era venuto che voleva i soldi da me, ecco perché io poi ho sporto una denuncia per estorsione a Perugia, che è tuttora pendente.

«CAMBIÒ LA SERRATURA…»
Il fulcro dei rapporti tra D’Introno e Nardi e nella villa dell’ex gip a Trani, che l’imprenditore ha raccontato di aver ristrutturato a spese sue. Nardi nega, e parla di un accordo per venderla a D’Introno a 600mila euro dopo 10 anni di fitto che, però, non sarebbero mai stati pagati. «Stiamo parlando di una villa di pregio, quindi non un rudere. Era previsto che entrambi possedessimo questa villa per dieci anni, è una villa grandissima, quindi ci potevano benissimo stare due famiglie. (…) Mi ricordo che una volta mia moglie e mia suocera andarono alla villa e trovarono qualcosa come una cinquantina di persone sdraiate sul prato in bikini a prendere il sole. (…) Fino a quando, nell’agosto del 2012, tornati dalle vacanze io e mia moglie, andiamo alla villa e D’Introno aveva cambiato le serrature». Nardi dice che a quel punto si accorda con D’Introno per fittargli la villa a 10.000 euro all’anno, soldi da scalare dal prezzo di vendita che però non ha mai avuto. E ora su quel contratto ci sono accertamenti da parte della Procura di Lecce.

I RAPPORTI CON SAVASTA
Nardi ha detto di non essere mai intervenuto in nessun modo per aggiustare processi: «L’aiuto che io ho dato a D’Introno è stato questo, mi sono letto le sue carte, gli ho detto quello che pensavo della sua situazione processuale». Anche per questo Antonio Savasta, l’ex pm con cui è accusato di aver creato la cricca delle inchieste truccate sarebbe «un doppiogiochista»: «Sì, purtroppo sì. Io quando ho letto queste intercettazioni sono rimasto scioccato, perché lui faceva l’amicone con me e faceva l’amicone con lui, diceva una casa a me e diceva una cosa a lui, è stato un doppiogiochista». Nardi ammette tre incontri a Roma, tutti in chiesa, durante cerimonie mistiche, e dice che i rapporti si sono rotti per via della gestione dell’inchiesta Casillo (il re del grano, arrestato e poi assolto, che ha detto di aver pagato per uscire dal carcere). «L’unica volta che ci siamo incontrati per caso (con Savasta, ndr) è stato il giorno prima che ci hanno arrestati alla stazione perché tutt’e due abbiamo preso casualmente il treno». La mattina dopo Nardi doveva essere a Firenze. Non ci è mai arrivato.

fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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