Giudici, commercialisti, avvocati la banda della giustizia tributaria

di GABRIELLA DE MATTEIS e GIULIANO FOSCHINI – ricerca.repubblica.it

LA PROCURA di Bari ha chiuso le indagini sulle presunte sentenze pilotate presso le Commissioni tributarie provinciale e regionale. Quaranta le persone fisiche indagate tra giudici, commercialisti, avvocati, funzionari delle Commissioni. Fra gli altri, vengono contestati i reati di corruzione in atti giudiziari, falso, rivelazione segreto d’ ufficio, infedele dichiarazione dei redditi e truffa.
QUARANTA indagati. Commercialisti, imprenditori, ma anche e soprattutto cinque giudici tributari. Sono i numeri dell’ inchiesta denominata “Gibbanza”: un presunto giro di corruzione per ottenere davanti alla commissione tributaria sentenze addomesticate. L’ indagine è chiusa: ieri pomeriggio gli uomini della guardia di finanza, coordinati dal sostituto procuratore Isabella Ginefra, hanno notificato l’ avviso di chiusura dell’ inchiesta. Un vero e proprio terremoto giudiziario. L’ atto che di fatto prelude alla richiesta di un processo contiene nomi eccellenti. C’ è quello, ad esempio, di Oronzo Quintavalle, arrestato nel novembre del 2010. Commercialista, ma anche e soprattutto giudice alla commissione tributaria regionale, avrebbe redatto sentenze non veritiere per compiacere chi lo ripagava con promesse di incarichi, soggiorni in hotel o, accusa la procura, (è il caso del commercialista Gianluca Guerrieri) con «lattine di olio» o «biancheria intima (magliette intime e mutande)».

E’ Quintavalle, la figura chiave dell’ indagine. E’ lui, dice adesso la procura, a fare pressioni sui componenti dei collegi che avrebbero dovuto pronunciarsi su alcuni ricorsi. Nell’ indagine compaiono i nomi anche di Aldo D’ Inella, all’ epoca presidente della commissione regionale, di Francesco Paolo Moliterni, Francesco Ferrigni e Giovanni Carone, all’ epoca, invece, rispettivamente componente della Commissione Tributaria Regionale, presidente della Ventiduesima sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Bari e l’ ultimo direttore della Commissione Tributaria di Bari. Il sistema era molto semplice. Gli imprenditori, alle prese con i guai con il fisco, erano pronti a tutto pur di ottenere sentenze favorevoli e quindi una riduzione delle cartelle che l’ Agenzie delle Entrate aveva mandato loro. Quasi sempre erano i commercialisti a fare da intermediari. C’ è il caso ad esempio dell’ impresa “Giovanni Putignano e figli”. L’ imprenditore Raffaele Putignano, raccontano le indagini, attraverso Giorgio Treglia, all’ epoca presidente dell’ ordine dei commercialisti, avrebbe pagato nel suo villaggio di Castellaneta un soggiorno da 7 mila euro ad Oronzo Quintavalle. E Quintavalle ancora una volta si sarebbe adoperato perché il collegio al quale era stata assegnata la pratica emettesse, così come poi è avvenuto, una sentenza favorevole all’ imprenditore. Il contenzioso, ricostruiscono gli uomini della guardia di finanza, era di due milioni di euro. Pressioni, quindi, anche perché le pratiche venissero assegnate sempre alla sezione della quale era segretaria Elvira Bellomo che in cambio di un suo interessamento avrebbe ricevuto «utilità». Ma l’ inchiesta, avviata nel 2008, riguarda numerosi episodi. Come quello di una sentenza truccata perché basata su una documentazione «falsa». E per questa storia Oronzo Quintavalle è accusato con l’ avvocato Michele Di Fonzo. Il commercialista (consigliere comunale, eletto con il centrodestra e poi confluito nel centrosinistra) Donato Radogna, invece, è indagato perché sarebbe stato lui, di fatto, a dare indicazioni a Domenico Carnimeo, segretario di una sezione della commissione tributaria provinciale di Bari, sul contenuto di una sentenza, poi firmata da Quintavalle. Cosimo Cafagna, presidente dell’ Associazione Nazione Tributaristi Italiani – sezione di Bari, Cosimo Cafagna, invece, si sarebbe adoperato perché Quintavalle ottenesse un incarico nella società, che ha poi beneficiato di una sentenza tributaria favorevole.

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