Giudice arrestato a Bari, in due memoriali la verità di De Benedictis. Per otto ore dal pm. I legali: “Un racconto lucido”

L’ex giudice è in carcere da 47 giorni per corruzione in atti giudiziari. “ Con lucidità” ha fatto nomi e raccontato fatti dai quali potrebbero scaturire altre ipotesi di reato, a cominciare da quel continuo viavai immortalato nel suo ufficiofonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

Ha parlato per otto ore davanti ai pm di Lecce l’ex giudice di Molfetta Giuseppe De Benedictis, in carcere da 47 giorni per corruzione in atti giudiziari. « Con lucidità » ha fatto nomi e raccontato fatti, riassunti in due memoriali e dai quali potrebbero scaturire nuove notizie di reato. La fermezza della gip Giulia Proto nel respingere l’istanza di scarcerazione, e il successivo rigetto di una richiesta simile da parte del Riesame per il coindagato Giancarlo Chiariello, gli hanno fatto capire che senza un aiuto concreto all’attività inquirente difficilmente lascerà il carcere in tempi brevi. A pesare sul suo futuro sono due diverse inchieste: una per corruzione in atti giudiziari e una per la detenzione di un arsenale di armi da guerra ad Andria. Un reato per il quale lo stesso magistrato intercettato sapeva « che si rischiano vent’anni » , come diceva all’altro coindagato, Antonio Serafino, caporal maggiore dell’Esercito.
Serafino finora è l’unico a non aver fatto alcuna ammissione, mentre si è fatto interrogare a lungo l’imprenditore Antonio Tannoia, proprietario della tenuta in cui era custodito l’arsenale. Dopo un primo interrogatorio fatto senza conoscere gli atti, Tannoia si è detto pronto a rispondere nuovamente ai pm Roberta Licci e Alessandro Prontera, dopo aver studiato le carte, e forse anche questo ha convinto De Benedictis che era giunta l’ora di spiegare qualcosa. Per esempio quel viavai che i carabinieri hanno documentato nel suo ufficio e tutte le conversazioni intercettate con amici che gli chiedevano favori per aggiustare procedimenti giudiziari. Oppure gli incontri con alcuni colleghi, sempre nell’ufficio del palagiustizia in via Dioguardi, durante i quali parlava della sua collezione di armi. Alcune di queste situazioni sono state riprese dalle telecamere e mostrano che altri magistrati di Bari erano al corrente del fatto che l’amore del giudice per le armi avesse travalicato il campo dei semplici hobby e lo avesse trascinato su un terreno molto pericoloso. Il 21 gennaio, per esempio, commentando con una collega una richiesta di convalida di fermi nei confronti di persone che detenevano armi, presentata dal pm Marco D’Agostino, De Benedictis mostrava una foto sul cellulare: « Questo è quello con cui ho sparato io a Capodanno, figurati se mi sto a preoccupare dell’arsenale » . Il riferimento era alla sera del 31 dicembre, quando l’allora gip si era recato a cena a casa dell’amico Serafino (che gli procacciava le armi) e insieme avrebbero sparato con mitragliatori dal balcone. In quella circostanza non avrebbero avuto remore a imbracciare armi proibite. Consapevole della illegalità del gesto, però, alla domanda della collega se avesse sparato dal balcone, rispondeva: « No, in campagna. Mica mi tengo queste cose in casa, questi sono da guerra. Questa è una mitragliatrice con il nastro, quella che si mette sul treppiedi » . Scena simile si svolgeva dopo qualche giorno, quando nell’ufficio di De Benedictis entrava un’altra magistrata, che gli chiedeva se non avesse un hobby e non gli piacesse viaggiare: «Gli hobby che ho io sono quasi tutti illegali» diceva il gip; «Ma non te ne puoi trovare di legali? » ; «Sorella mia, che ti devo dire… sono immorali»; «Va be’, ma la caccia mica è illegale » diceva lei; « La caccia non è illegale, dipende da che tipo di armi usi, io di solito uso kalashnikow ». E poi, di fronte all’invito a non parlare così chiaramente di quelle cose, De Benedictis diceva ancora: « E venissero a prenderseli, se sono capaci». Sia della vicenda delle armi sia dei suoi rapporti con avvocati e altri magistrati, l’ex giudice ha parlato a lungo nell’interrogatorio-fiume di ieri, nel corso del quale è stato affiancato dagli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone, i quali lo hanno definito « molto provato ma lucido » . Sulla scorta delle sue dichiarazioni, la Procura di Lecce dovrà decidere se delegare ulteriori approfondimenti ai carabinieri.

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi