REGGIO CALABRIA. Una tonnellata di cocaina nascosta fra i caschi di banane. Un carico da 250 milioni di euro proveniente dal Sud America con destinazione Germania, intercettato a Gioia Tauro. È un sequestro record quello che i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria, insieme alla Guardia di finanza e ai funzionari dell’Europol hanno eseguito al porto di Gioia Tauro. “L’anno scorso, a parità di attività di controllo, abbiamo sequestrato circa 200 chili di cocaina, nel corso dell’ultimo anno circa 600 chili. In questo caso c’era un carico da una tonnellata che viaggiava in un’unica spedizione” dice il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, per spiegare l’eccezionalità del sequestro.
Droga, sequestrata una tonnellata di cocaina a Gioia Tauro: era nascosta tra le banane
A causa del volume di traffico dell’hub di Gioia Tauro, è impossibile controllare ogni box che transiti per lo scalo, per questo è necessario individuare prima i carichi potenzialmente “a rischio”. “Ed è un sistema che sta funzionando” commenta Bombardieri “ce lo dicono i dati dei sequestri”.
Un controllo approfondito che ha dato i suoi frutti. E non solo in termini di droga sequestrata. “Se c’è un dato che ci restituisce questa come altre attività – commenta il procuratore capo di Reggio Calabria – è che Gioia Tauro è tornato ad essere uno degli scali principali per il passaggio di droga. Nel 2016/2017 da una parte avevamo registrato un cambio nelle rotte del traffico di cocaina, dall’altra anche grazie alle nostre indagini e alla cooperazione internazionale con altre forze di polizia, c’erano stati una serie di sequestri sia nei Paesi d’origine delle spedizioni, sia in diversi scali europei, Spagna e Belgio in primis. Questo, come altri sequestri ci suggeriscono invece che la tendenza stia cambiando e Gioia Tauro stia tornando ad avere un ruolo fondamentale”. Quale e per chi, fra i clan storicamente “grossisti” della coca, toccherà alle inchieste definirlo. “Ma quest’attività – promette Bombardieri – non è la fine, ma l’inizio di un’indagine”.