L’appuntato avrebbe ricevuto somme tra 10 e 20mila euro e cercato di corrompere un collega per evitare il passaggio sotto lo scanner di alcuni mezzi e che ha fatto avviare le indagini. Nell’inchiesta coinvolti anche cittadini stranieri – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
Avrebbe accettato la promessa di mazzette per evitare controlli sui camion in transito nel porto di Bari, che nascondevano sigarette di contrabbando: c’è l’appuntato della guardia di finanza Vincenzo Azzarello al centro dell’indagine “Porto franco” condotta dai suoi stessi colleghi, che ha portato tre persone in carcere, tre agli arresti domiciliari e una con l’obbligo di dimora. Sono stati inoltre sequestrati beni (denaro, un’auto e un autoarticolato) per il valore di 100mila euro. Le accuse contestate dal pm Michele Ruggiero, e recepite dalla gip Annachiara Mastrorilli, sono associazione a delinquere, associazione finalizzata al contrabbando aggravata dalla transnazionalità, corruzione, istigazione alla corruzione, collusione in contrabbando, detenzione e porto d’armi. I reati sarebbero stati commessi tra Bari e Brindisi negli anni 2020 e 2021.
A gestire il presunto contrabbando sarebbe stato un gruppo che a Bari aveva il suo uomo di riferimento in Antonio Attolico (in passato considerato vicino al clan Capriati) e del quale facevano parte i campani Antonio Rago, Luigi Rocco e Felice Antonio Corcione insieme al greco Georgios Diamantis. Le altre persone indagate sono Ilaria Bruno e Maurizio Caricola di Bari; Fabio Domenico Corcione e Salvatore Carella napoletani; l’albanese Ilir Hoxha; il marocchino Ouardi El Hassane. In carcere sono finiti Attolico, Azzarello e Rago, ai domiciliari Corcione, Rocco e Diamantis, l’obbligo di firma è stato applicato a Hoxha.
Pesante la posizione dell’appuntato Azzarello (che all’epoca era in servizio presso il II Gruppo Bari della guardia di finanza), accusato di avere accettato dal gruppo la promessa di ricevere somme tra i 10 e i 20mila euro e di avere chiesto di trovare un posto di lavoro alla moglie. Avrebbe inoltre cercato di corrompere un collega finanziere, promettendogli tra i 5 e i 10mila euro per non far passare un camion sotto lo scanner.
Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, i carichi di sigarette partivano dalla Grecia e arrivavano a Bari (e in un caso a Brindisi) tramite i traghetti, sui quali viaggiavano con una documentazione di copertura che celava la merce illegale sotto un finto trasporto di dolci destinati a Marbella e Malaga, in Spagna. Una volta in porto i mezzi pesanti venivano letteralmente “presi in consegna” da Azzarello, il quale garantiva che non fossero sottoposti a controlli approfonditi.
A far inceppare il meccanismo, però, c’è stato il tentativo di corruzione di un collega che era in servizio con lui (avvenuto nell’agosto 2020), il quale ha finto di accettare la proposta di chiudere un occhio sul camion sospetto e poi è andato a denunciare tutto ai suoi superiori. Le indagini sono state condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria, guidato dal colonnello Luca Cioffi, e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia.
Nel corso delle operazioni sono state sequestrate 6,8 tonnellate di tabacchi di marca Winston, 2.915 paia di scarpe Adidas contraffatte, 1.596 bottiglie di vino, 56.700 euro in contanti, l’autoarticolato utilizzato per il contrabbando.