Ex Ilva, favori e mazzette: arrestato l’avvocato Amara, obbligo di dimora per l’ex procuratore Capristo

 

I fatti contestati risalirebbero al periodo nel quale Capristo era procuratore a Taranto e Amara consulente legale di Ilva, arrestato anche funzionario del Viminalefonte: Fiorenza Sarzanini ed Elisa Messina – www.corriere.it

Nuove misure cautelari sono state notificate dai magistrati di Potenza all’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristoe all’avvocato siciliano Piero Amara arrestato stamani dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un filone dell’inchiesta di Potenza che riguarda anche l’ex Ilva di Taranto. Per l’ex capo della Procura ionica è stato disposto l’obbligo di dimora a Bari. I fatti contestati, si parla di presunti favori legati all’ex Ilva, risalirebbero al periodo nel quale Capristo era procuratore a Taranto e Amara era consulente legale dell’azienda siderurgica quando l’azienda era in amministrazione straordinaria. In tale veste, avrebbe avuto rapporti con Capristo.

«Corruzione in atti giudiziari»

Oltre all’avvocato Amara, risultano indagati nello stesso filone d’inchiesta legato all’ex Ilva, anche l’avvocato Giacomo Ragno, ora ai domiciliari, e il funzionario del Viminale Filippo Paradiso (ex responsabile della segreteria di Sibilia), per il quale è stato disposto il carcere come l’avvocato Amara. L’ipotesi di reato contestata dalla procura di Potenza all’ex procuratore di Taranto Capristo, che è stato anche procuratore a Trani, è di corruzione in atti giudiziari: nell’ordinanza del gip si precisa che si tratta di «tipologia seriale e concertata di condotte… poste in essere per un lungo periodo di tempo ed espressione di notevoli capacità organizzative e relazionali». In particolare, tra l’ex procuratore capo e l’avvocato Amara esisteva, già dal 2014, «un accordo corruttivo» andato avanti per anni e di, secondo gli inquirenti, cui si vede l’influenza anche nel corso del processo all’ex Ilva denominato Ambiente Svenduto

Le inchieste nei quali sono coinvolti

Nel maggio 2020 Capristo era stato arrestato (tornato libero ad agosto) nell’ambito dell’altra inchiesta della procura di Potenza per la quale è attualmente a processo per tentata concussione, falso in atto pubblico e truffa aggravata.
L’avvocato Amara è anche al centro dell’inchiesta della Procura di Milano sul cosiddetto «falso complotto Eni»: ai magistrati lombardi l’avvocato siciliano rilasciò dichiarazioni sulla presunta loggia Ungheria

Pressioni sul Csm per la carriera del procuratore

Capristo, si legge negli atti della Procura di Potenza, «vendeva stabilmente ad Amara e Nicola Nicoletti (consulente dei commissari Ilva) la sua funzione giudiziaria» sia presso la procura di Trani che presso quella di Taranto» per ottenere favori per la sua carriera. Mentre Paradiso faceva da intermediario tra l’avvocato siciliano e il procuratore (e veniva per questo remunerato da Amara). Concludendo il suo incarico di Procuratore della Repubblica di Trani nel 2016, infatti Capristo sarebbe rimasto privo di incarichi direttivi. Ma, secondo la procura, Amara e Paradiso (che agivano in sinergia e coordinandosi fra loro) facevano una costante attività di «pressione, sollecitazione e raccomandazione» sui membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) o su soggetti ritenuti in grado d’influire su questi ultimi per avere informazioni sui posti direttivi vacanti che fossero di interesse del Capristo.

Il controllo sul processo Ilva

In cambio dei favori per ottenere la sua nomina il procuratore avrebbe garantito «aggiustamenti» anche nell’ambito del processo all’ex Ilva, stando agli atti dell’inchiesta di Potenza. Durante gli interrogatori del giugno scorso, infatti, l’avvocato Angelo Loreto (difensore della persona giuridica Ilva) dichiarava che durante il processo all’ex Ilva, Nicoletti, consulente dei commissari, dovesse fare «atti favorevoli» per l’azienda siderurgica allora in amministrazione straordinaria: «Nel 2017 alla fine delle indagini la persona giuridica era rimasta estranea, che per me era un successo… Nonostante ciò ricordo che Nicoletti mi affrontò con aria molto arrabbiata lamentando l’esito processuale», dichiarava l’avvocato. «Quasi che si aspettasse una totale archiviazione del procedimento, come se io non fossi stato sufficientemente abile a scongiurare quanto accaduto. In tale circostanza Nicoletti fece riferimento al fatto che con la nomina di Capristo, sulla quale fece intendere di avere avuto un‘incidenza, un ruolo, bisognava ormai attendersi risultati positivi». «Cominciai a mettere a fuoco la ragione per la quale Nicoletti a partire dall’estate del 2016, ogni qualvolta la Procura emetteva una informazione di garanzia nei confronti dell’llva lui si arrabbiasse particolarmente, come se fosse stato fatto un qualcosa di assolutamente abnorme»diceva ancora il legale.

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Relazioni ad altissimo livello dei due indagati

Amara sta collaborando con la procura di Perugia nelle indagini sulla presunta “loggia Ungheria” che lui stesso ha svelato. Paradiso, funzionario del Viminale, è imputato a Roma proprio con Amara per traffico di influenze illecite. Per giustificare la decisione della detenzione in carcere il giudice sottolinea nell’ordinanza la particolare «forza relazionale e impositiva» dei due indagati»: «avendo costoro dimostrato di agire, comunicare e dare disposizioni, in molteplici direzioni istituzionali di altissimo livello, in modo tentacolare, attraverso illeciti scambi di favori (con sistemi che minano alla radice i principi su cui si fonda la società democratica e civile, nonché lo Stato di diritto), pilotando addirittura la nomina di un Procuratore della Repubblica per interesse personale». I due, assieme alla loro «cerchia affaristica border line», come la definisce la procura, avrebbero anche usato sistemi di comunicazione in grado di sottrarsi alle indagini e controllo, come Wickr, ossia l’applicazione di messaggistica istantanea criptata.

L’inchiesta sul complotto Eni

Quando era a Trani Capristo avrebbe anche accreditato Amara presso l’Eni: «Carlo Maria Capristo, nella qualità di procuratore della repubblica di Trani accreditava presso l’Eni, l’avvocato Pietro Amara, quale legale intraneo agli ambienti giudiziari tranesi in grado di interloquire direttamente con i vertici della procura», scrive la procura di Potenza nell’ordinanza che ha portato alle misure cautelari per Amara e Capristo.

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