Archiviati gli effetti dell’oppio dei popoli che ha rappresentato, ancora una volta, un anestetico efficace e miracoloso per alleviare i dolori della quotidiana insofferenza umana. Smontati i maxischermo che hanno ingigantito gli eroi di cui abbiamo bisogno, nei momenti più difficili, in cui il “popolo” ha bisogno di affidarsi ai nuovi santi del calcio-paradiso; lavate e ripulite le maglie azzurre e le stoffe tricolore, per essere messe a dimora in attesa della prossima dose della droga più popolare esistente sul mercato mondiale. Dopo la sfilata degli eroi, lungo le strade della capitale, acclamati dal popolo con una regia prima negata e poi, perché no, voluta e favorita dal potere di turno, ecco quando tutto torna alla calma apparente torniamo a parlare di quello che resta nel nostro paese dopo la sbornia del calcio europeo.
Dopo i cori festanti, torneremo senz’altro a fare i conti con i numeri della pandemia che saliranno e non ci sarà alcun oppio dei popoli efficace che riuscirà a frenarli. E a Molfetta i paninari continueranno a mantenere la loro posizione incontrastata da molti anni e da più sindaci, senza conoscere a quale “bando pubblico” abbiano partecipato. I “motocarri” riprenderanno a raccogliere ferro senza sapere a chi appartengano e chi gestisce questo tipo di attività, fatta di pregiudicati e spazzini del dopo “rogo”. Saranno confezionati e custoditi, in nuove e vecchie “cupe”, gli scatoloni di batterie di fuochi d’artificio per essere esplosi, su commissione, in feste private, feste di santi e madonne e per distrarre l’opinione pubblica e le forze dell’ordine. Le biciclette elettriche continueranno a fare la spola tra i due lungomare, da ponente a levante, passando dalle viuzze del centro storico allargato, consegnando su ordinazione l’oppio alternativo e meno popolare. Tutti i tipi di abusivismo continueranno a crescere nell’indifferenza generale.
Naturalmente questo scenario ha sullo sfondo una politica silente, assente, perché impegnata nella scelta dei futuri candidati sindaci; ma non è stato mai chiaro a nessuno che se la politica non si occupa quotidianamente dell’illegalità diffusa, sarà questa a occuparsi di chiunque sarà prescelto per “condurre la città“. La patente di sindaco la si conquista sulla strada e non dopo, con una presa d’atto d’ufficio, seduto dietro una scrivania, senza conoscere le insidie nascoste dietro ogni angolo della città, tutti gli incroci pericolosi, i pericoli di attraversamento, gli stalli abusivi, tutti i segnali di pericolo e, soprattutto, i coraggiosi “sensi unici” di cui la città e la politica hanno bisogno.