Divina Provvidenza. Così Di Gioia e la madre superiora fecero entrare figlia e cugino

TERLIZZI - MORLACCO

di Carmen Carbonara – corrieredelmezzogiorno.corriere.it

Dalla figlia del deputato socialista Lello Di Gioia al figlio (ingegnere) dell’ex direttore generale dell’Ares Puglia, Mario Morlacco. E, poi, il cugino della madre superiora suor Marcella Cesa; i figli di due sindacalisti della Cisl; la figlia di Angelo Belsito; la figlia del direttore sanitario della sede di Potenza, Vincenzo Raffaele Mori; il fratello e l’amante serba dell’allora direttore generale della Casa della Divina Provvidenza, Dario Rizzi. Per quest’ultima, Adrijana Vasiljevic, assunta nella sede di Foggia, venne persino ripristinato l’ufficio stampa e relazioni esterne, soppresso dal cda nel 2000 perché ritenuto tra le spese inutili. Sono alcuni dei dipendenti «privi di specifiche competenze» assunti alla Casa Divina Provvidenza di Bisceglie, l’ospedale psichiatrico il cui crac ha portato nei giorni scorsi a dieci ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip del Tribunale di Trani Rossella Volpe.

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Suor Marcella Cesa

In tutto sono state 266, dal 2007 al 2011, tra gli ospedali di Bisceglie, Foggia e Potenza. Molte assunzioni sono avvenute nel periodo in cui era direttore generale Rizzi e quando Azzollini e Belsito operavano come “amministratori di fatto”. Ma ce n’erano state anche durante la gestione dei dg Antonio Albano e Giuseppe D’Alessandro. In tutti i casi, sempre in concorso con suor Marcella Cesa, che firmò peraltro le assunzioni di un coordinatore dell’ufficio stampa e di un consulente del lavoro. Per l’avvocato Francesco Paolo Sisto, che difende anche suor Puzzello, «l’iniziativa della magistratura tranese è davvero sorprendente».

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Il deputato socialista Lello Di Gioia

Tra le altre, spicca la posizione di Silvia Di Gioia, figlia del parlamentare Lello assunta nel 2008 a Foggia. Quest’ultima aveva sottoscritto, nell’ottobre 2012, un verbale di conciliazione per la fine del rapporto di lavoro e ottenuto 7500 euro. Ma questa somma sarebbe stata corrisposta “sine titulo” perché la ragazza aveva interrotto il rapporto di lavoro volontariamente. In questo modo – è l’accusa dei magistrati – sia Silvia che Lello Di Gioia (entrambi indagati) avrebbero contribuito alla dissipazione delle risorse dell’ente. Stesso tipo di accusa ipotizzata a carico di Adrijana Vasiljevic (che è finita ai domiciliari), assunta a tempo indeterminato come collaboratrice. Questa era solita anche assentarsi sistematicamente dal posto di lavoro per esigenze personali, contando su altri dipendenti che le timbravano il cartellino segnatempo. Ma la sua posizione è decisamente più pesante rispetto ad altri assunti.

Intanto arrivano le prime reazioni da Roma. «Bisognerà studiare le carte: di fronte ad una richiesta di arresto, prima si studiano le carte poi si prendono le decisioni». Così il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, sulla richiesta di arresto per il senatore Ncd Antonio Azzollini. «Io sono una garantista – ha proseguito Bindi intervenendo a Omnibus – il punto è: la politica ha capito che non si fanno affari con nessuno oppure no? Il quesito riguarda l’Ncd ma anche una parte del mio partito. L’inchiesta Mafia Capitale dimostra che una parte della politica si è messa sul mercato. Io sono per il finanziamento pubblico dei partiti – ha concluso – che sia poco e certificato. Sono contraria al finanziamento privato»

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