Per correttezza d’informazione pubblichiamo quanto ci è stato comunicato dal Sig. Giulio Cosentino e in attesa del terzo grado di giudizio auguriamo ad entrambi i protagonisti di questa vicenda giudiziaria un “in bocca al lupo”.
Nel 2009 aveva diffamato sulla propria pagina del social network Facebook l’editore del Giornale presso cui collaborava: da ” bastardo a pagliaccio ” nell’arco di quattro giornate. Matteo Diamante era stato assolto in primo grado dal Tribunale di Trani, sezione distaccata di Molfetta (dott. L. Gadaleta), grazie alla scriminante della provocazione prevista dall’art. 599 del codice penale: il pubblicista era stato allontanato dal Giornale e ciò aveva scatenato in lui la condotta diffamatoria ritenuta dunque ‘provocata’. La sentenza, a seguito della impugnazione proposta sia dalla Procura di Trani che dalla parte civile – l’editore de IL FATTO Giulio Cosentino per il tramite del suo difensore avv. Annalisa Nanna – è stata ribaltata nella giornata del 3 novembre scorso dalla Corte di Appello di Bari che l’ha totalmente riformata, condannando il pubblicista per diffamazione aggravata ed ingiuria. La pena irrogata dalla Corte territoriale (Presidente dott. F. M. Rizzi, relatore dott. E. Cafaro) su richiesta anche della Procura Generale (dott. G. Scelsi) è stata pari ad otto mesi di reclusione ed euro seicento di multa, oltre al ristoro dei danni morali, liquidati in euro tremila, ed al pagamento delle spese processuali. Le motivazioni saranno depositate nel termine di 90 giorni.