Il punto di partenza è stata una interrogazione a risposta scritta, presentata dal deputato del Movimento 5 Stelle Giuseppe D’Ambrosio che al ministero dell’Ambiente aveva chiesto di intervenire, denunciando l’inquinamento, causato dagli scarichi in mare e quindi dal cattivo funzionamento dei depuratori nel Golfo di Manfredonia. I carabinieri del Noe hanno avviato i controlli che dalla provincia di Foggia si sono estesi anche in quella di Bari. Controlli, disposti anche nell’ambito di una indagine della procura di Bari che ha deciso di approfondire il caso dei depuratori e del loro presunto cattivo funzionamento.
Nei giorni scorsi, i militari del Nucleo, specializzato in materia di reati ambientali, hanno compiuto alcune acquisizioni. I carabinieri sono arrivati negli uffici di alcune società che gestiscono i depuratori. I blitz hanno riguardato anche aziende che si trovano a Bari. La documentazione è fondamentale, serve per capire i costi dei contratti e quindi quelli del servizio che i depuratori dovrebbero garantire. E invece non è così, non secondo gli ambientalisti o secondo i sospetti che muovono l’inchiesta. Gli impianti disseminati in Puglia, molto spesso, funzionano male, a singhiozzo. Un problema che ha due conseguenze: la prima è quello dell’inquinamento. I reflui non vengono smaltiti adeguatamente e spesso finiscono in mare. Sporcano, nonostante i costi di gestione siano altissimi. Perché quello dei depuratori è un affare milionario. E l’indagine del Noe, infatti, si pone come scopo anche quello di capire se il cattivo o in alcuni casi mancato funzionamento dei depuratori possa configurare una vera e propria truffa ai danni dello Stato.
I carabinieri del Noe, ora, stanno valutando la documentazione che hanno acquisito. Caso per caso, stanno seguendo gli spunti investigativi per capire quale sia la situazione più grave. Quello della depurazione è un caso molto scottante e sentito. Scrivendo l’interrogazione a risposta scritta, il parlamentare grillino Giuseppe D’Ambrosio ha fatto riferimento al depuratore di Foggia e alla relazione dell’Arpa che aveva parlato di “criticità strutturali o funzionali”. “Tutte le Non Conformità rilevate (16 su 20) ha spiegato l’Agenzia per la Promozione dell’Ambiente sono state trasmesse alla Provincia, al Sindaco, all’AQP, alla Pura Depurazione ed alla Regione Puglia, come da prassi. Il giudizio sull’eventuale “corretto funzionamento” dell’impianto, comunque, non è competenza di questa agenzia, poiché implica un’analisi di dettaglio strutturalegestionale del processo che essa non è titolata e qualificata svolgere autonomamente”.
A Molfetta, invece, le indagini della procura di Trani hanno portato al sequestro del depuratore di Molfetta. Un impianto costoso, di fatto abbandonato. Doveva essere messo a norma, invece i lavori non sono stati portati a termine. Il trattamento delle acque non c’è stato e i fanghi di scarto finivano nei campi. Sull’impianto gestito dalla società in liquidazione “Eurodepuratori”, hanno accertato i militari della guardia costiera, i controlli della pubblica amministrazione sono stati “inefficaci”, “discutibili”, invece, le modalità di appalto.