De Benedictis, spuntano altri indagati: i segreti nello smartphone del giudice a processo per corruzione

Dalle consulenze informatiche sui telefoni dell’ex gip barese Giuseppe De Benedictis e dell’avvocato Giancarlo Chiariello sono emerse “circostanze di rilievo investigativo da approfondire”. Tra due giorni l’udienza preliminare – fonte: Chiara Spagnolo, Tatiana Bellizzi – bari.repubblica.it

Dalle consulenze informatiche sui telefoni dell’ex gip barese Giuseppe De Benedictis e dell’avvocato Giancarlo Chiariello sono emerse “circostanze di rilievo investigativo da approfondire”. Lo hanno scritto i pm salentini Roberta Licci e Alessandro Prontera dopo aver letto la consulenza del perito Silverio Greco, che è finita pari pari nel nuovo fascicolo, stralciato a giugno da quello principale per il quale comincerà invece domani l’udienza preliminare. Un fascicolo con altri indagati, le cui posizioni sono in corso di approfondimento, rispetto ai quali il consulente informatico ha evidenziato le tracce emerse durante l’esame del contenuto dei telefoni e dei dispositivi dell’ex magistrato, del penalista e dei primi coindagati: ovvero Alberto Chiariello e la collaboratrice di studio Marianna Casadibari, i pregiudicati Danilo Della Malva (oggi collaboratore di giustizia), Antonio Ippedico e Roberto Dello Russo, l’avvocato foggiano Michele Pio Gianquitto. Le loro posizioni saranno valutate dal gup di Lecce, al quale domani potrebbero arrivare ulteriori richieste di rinvio dell’udienza, che sarebbe dovuta cominciare già il prossimo 5 ottobre.

Dall’esame degli atti depositati dai pm insieme con la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione in atti giudiziari, intanto, emergono nuovi particolari delle indagini. Come il fatto che i carabinieri di Bari abbiano ritrovato a casa di De Benedictis una serie di atti di indagini e processi relativi ad amici e conoscenti, dei quali il giudice non era deputato ad avere copia. Come un verbale di interrogatorio in un’inchiesta condotta dal pm Marcello Quercia, la trascrizione di un incidente probatorio davanti alla gip Annachiara Mastrorilli, l’intero fascicolo di un’indagine del pm Lanfranco Marazia e una sentenza di condanna per omicidio che era stata decisa dal gup Francesco Agnino.

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Nei suoi tre interrogatori il giudice ha cercato di limitare il più possibile le sue responsabilità. Non a caso la gip Giulia Proto nel rigettare la prima istanza di scarcerazione di aprile (poi accolta a luglio con la concessione dei domiciliari, ma De Benedictis resta in carcere per la detenzione di armi) scriveva che “si è limitato ad ammettere circostanze già emerse dall’indagine in maniera granitica“, evidenziando “le contraddizioni tra le dichiarazioni del giudice e quelle dell’avvocato Chiariello” e precisando che “le dichiarazioni di Chiariello appaiono logiche e coerenti a discapito di quelle del coindagato“. Il telefono usa e getta di marca Brondi consegnato dal penalista davanti a un bar, per esempio, De Benedictis lo aveva indicato come un regalo, mentre l’avvocato ha detto che era stato consegnato dietro precisa richiesta del giudice per evitare di essere intercettato.

Del resto, che il magistrato adottasse mille cautele è risultato evidente dalle indagini e lo ha ammesso lui stesso: “Dopo l’arresto di dieci anni fa per le armi ero terrorizzato dalla possibilità di essere intercettato”. Ma non evidentemente da quella di essere seguito, se è vero che il 15 marzo aveva accolto con sorpresa la rivelazione del titolare di un hotel di Bari (in cui si era recato con una donna a cui aveva fatto un favore) sul fatto di essere pedinato. La targa di quell’auto – che poi scoprì essere in uso ai carabinieri – era appuntata in grassetto sulla sua agenda, insieme con un’altra serie di dati fra cui cifre scritte a penna su pagine bianche, alcune delle quali ritenute molto signficative. Come quei 46mila euro che gli sono stati trovati in casa: “Erano di mia madre defunta, lei non aveva cassaforte e glieli tenevo io da anni – si è giustificato – Lei non voleva andare alla banca, aveva ottant’anni e non si fidava. Aveva paura e ogni mese mi portava mille euro“.

Se tali affermazioni siano vere o se quel denaro sia frutto di altri possibili episodi di corruzione, lo diranno le ulteriori indagini. Così come se ci siano responsabili di altri reati. Oltre ai dati emersi dalla consulenza informatica, i pm stanno verificando anche la legittimità di altri provvedimenti firmati da De Benedictis nel corso degli ultimi anni e tramite i quali sarebbero stati favoriti i clienti di alcuni avvocati. Uno è Davide Carpano, per il quale l’avvocato Chiariello ha affermato di avere consegnato al giudice 2mila euro (ma l’ex gip ha smentito); l’altro è Giuseppe Cassano, difeso da un altro penalista, al quale De Benedictis avrebbe fatto ridurre la pena con un’interpretazione tutta sua della questione della continuazione dei reati.

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