De Benedictis: «Chiariello mi dava 100-200 euro al mese per correggere i suoi atti»

Le confessioni dell’ex gip barese indagato dalla Procura di Lecce – fonte: GIOVANNI LONGO – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

In materia di criminalità organizzata l’avvocato Giancarlo Chiariello era tra i professionisti più apprezzati del Foro di Bari. Ciò non toglie che anche i più bravi hanno necessità di confrontarsi con qualcuno altrettanto esperto. Il problema è che il penalista barese aveva individuato quel qualcuno nel giudice che spesso decideva sulla sorte dei suoi assistiti. Il «consulente» di Chiariello si chiamava Giuseppe De Benedictis, ex gip del Tribunale di Bari, pagato 100-200 euro ad atto. Questo, almeno, è ciò che il 23 giugno scorso lo stesso magistrato molfettese, in carcere con l’accusa di corruzione in atti giudiziari in concorso con l’avv. Chiariello, ha raccontato ai pm di Lecce Alessandro Prontera e Roberta Licci.
«Con riferimento alle genesi del mio rapporto corruttivo con Chiariello – mette a verbale De Benedictis – devo effettivamente chiarire, oltre agli episodi di corruzione che mi vengono contestati, che dopo la morte di mia moglie nel 2016, quando ero ancora a Matera, Chiariello si riavvicinò a me». 

In quel periodo l’ex gip era in servizio nel Tribunale lucano dopo essere stato trasferito da Bari a seguito dell’arresto eseguito nel 2010 per l’accusa di detenzione illegale di un fucile. La sua passione per le armi gli sarà fatale, come dimostra l’arresto bis per lo spaventoso arsenale scovato a fine aprile scorso in una masseria di Andria. Per la vecchia vicenda – sulla quale indagava la Procura di Santa Maria Capua Vetere -, De Benedictis anni dopo è stato completamente scagionato. «Chiariello – racconta De Benedictis – mi diceva in continuazione, ogni qualvolta io da Matera rientravo a Bari, che sicuramente il processo a mio carico per armi si sarebbe risolto positivamente». Ci aveva visto giusto. «Mi diceva che aveva letto le carte del processo ed era intimamente convinto che sarebbe andato bene. Da qui la sua convinzione, come anche la mia, che prima o poi sarei tornato a Bari come in effetti avvenuto tre anni dopo, il 1° ottobre 2019».

Il rapporto tra i due si evolve. «All’inizio fu di frequentazione per farmi compagnia – spiega il giudice – e io in effetti fui a lui grato ed ero con lui entrato in confidenza». Dopo un po’, l’ulte- riore tappa: «Da un certo momento in avanti», aggiunge De Benedictis, sempre l’avvocato Chairiello «iniziò a riservarmi delle piccole dazioni di denaro nell’ordine di 100-200 euro, una volta al mese circa, in occasione della lettura delle bozze delle memorie e atti che lo stesso Chiariello quale avvocato redigeva e che mi sottoponeva per un parere o possibili correzioni». Perché un magistrato così esperto e apprezzato per la sua conoscenza del diritto, con uno stipendio che molti comuni mortali possono solo sognare, avesse la necessità di arrotondare in questo modo resta un mistero. E così dai 100 euro si arriva alle mazzette. «Era, per come poi ho compreso – racconta sempre De Benedictis ai magistrati inquirenti – un modo da parte sua per “coltivarmi” in attesa del mio ritorno a Bari quando in effetti il rapporto con Chiariello ha assunto la sua finale valenza corruttiva». Quattro le scarcerazioni facili nel mirino della Procura di Lecce, tre ammesse dal giudice, una contestata. Per De Benedictis non c’è altro. «Confermo quindi di non avere da riferire di ulteriori dazioni di denaro ricevute da Chiariello come da altri avvocati per miei provvedimenti puntuali», racconta ai pm.

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