«Criminalità in fermento, Giovinazzo preda appetibile»

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REDAZIONE GIOVINAZZOVIVA

L’egemonia e la droga degli Strisciuglio, gruppo dominante a Bari, in lotta con i clan rivali per il controllo del territorio, con ramificazioni anche a nord del capoluogo. I Di Cosola, che negli ultimi anni hanno gestito il traffico di stupefacenti e i servizi di sicurezza di alcune discoteche cittadine. I Cipriano, costola bitontina dell’organizzazione mafiosa degli Strisciuglio, storicamente opposti ai Conte-Cassano, l’arrivo di affiliati ad associazioni mafiose, con i propri familiari, e tutte quelle cellule fatte di pregiudicati locali.

A Giovinazzo, dicono, pare sia il caso di tornare a parlare di criminalità. Lo afferma il capitano Vito Ingrosso che prima del suo arrivo alla Compagnia dei Carabinieri di Molfetta ha fatto della lotta alla malavita organizzata (non solo nella sua Cercola, ma anche nei confinanti quartieri napoletani dell’area est) la sua specializzazione: «Esiste un crescente fermento della criminalità locale: Giovinazzo è un territorio appetibile sotto alcuni aspetti e negli ultimi anni si sono avuti diversi delitti» al fine – ma questa è solo una supposizione investigativa – di agevolare l’ascesa degli Strisciuglio.

Lo conferma anche la Direzione Investigativa Antimafia, che nelle sue semestrali relazioni al Ministero degli Interni traccia un quadro abbastanza chiaro della situazione giovinazzese, da tempo sotto l’influsso negativo della cosca di Domenico Strisciuglio, soprannominato «Mimmo la Luna». Lo dimostrano anche gli ultimi fatti di sangue. Tre omicidi in altrettanti anni: il 17 luglio 2012 viene ucciso Francesco Grimaldi, in passato legato al clan Abbaticchio del quartiere Libertà. Il 3 giugno 2014 tocca invece a Claudio Fiorentino. Il 25 marzo 2015 viene crivellato di colpi Gaetano Spera anche se, nell’ultimo caso, gli inquirenti seguono più piste.

Non è la Giovinazzo degli anni ’90, della sanguinosa guerra tra lo Stato e i contrabbandieri, ma non è più un’isola felice, immune dai reati e soprattutto dai fenomeni della malavita organizzata. «La criminalità – continua Ingrosso – sta cercando di mettere le mani sulla città ed è disposta a tutto pur di affermare la propria influenza». All’interno del porticciolo, ad esempio, dove negli ultimi tre giorni è stato incendiato un natante e sono colati a picco due cabinati. Ma se nel primo caso s’è trattato «di un avvertimento, oppure una vendetta, o un modo – chiarisce il capitano – di affermare la supremazia di un gruppo malavitoso su quell’area» gli altri due risultano avvolti nel mistero.

«L’ipotesi più accreditata – prosegue Ingrosso – è che si sia trattato di un raid vandalico con una possibile emulazione di quel che è accaduto nei giorni precedenti». I proprietari dei due cabinati, interrogati dagli inquirenti, hanno riferito di non aver mai ricevuto richieste estorsive di alcun genere. Insomma in quest’ultimo periodo la criminalità organizzata non fa sconti a nessuno. Laddove si abbassa la guardia e si distoglie lo sguardo, si creano zone d’ombra in cui i malavitosi riescono in poco tempo ad allungare i propri tentacoli. Tentacoli che potrebbero aver toccato anche il porto?

«Da tempo – dice un pescatore che preferisce rimanere anonimo – il porto è teatro di una lotta che vede messi di fronte gruppi contrapposti». Un fuoco che da tempo cova sotto la cenere. Una rivalità trasformata in una faida.

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