Condannati Frisullo e Tarantini 4 anni e tre mesi per Gianpi

Condannati Frisullo e Tarantini 4 anni e tre mesi per Gianpi

Un vice presidente della Regione. Un imprenditore spregiudicato, suo fratello e qualche manager della Asl pronto a indirizzare le gare d’appalto. E’ questa l’associazione a delinquere che negli anni scorsi avrebbe gestito la sanità pugliese: il gup Alessandra Piliego ha condannato a due anni e otto mesi di reclusione, infatti, l’ex vice presidente della giunta, Sandro Frisullo (Pd) e a quattro anni e tre mesi l’imprenditore Gianpaolo Tarantini. Secondo l’accusa, Frisullo avrebbe fatto sponda negli uffici regionali per favorire Tarantini. La Procura sosteneva, sulla base delle dichiarazioni di Gianpi, che in cambio Frisullo avesse ricevuto uno stipendio e le notti con escort ma per l’accusa di corruzione il politico è stato assolto.
Per capire qualcosa di più bisognerà quindi aspettare le motivazioni: questa è la prima sentenza che arriva sulle dodici inchieste sulla sanità pugliese condotte dalla procura di Bari fino a oggi. Ed è anche il primo banco di prova sulla credibilità di Tarantini. Sulle dichiarazioni dell’imprenditore si basano gran parte delle accuse. Ed è vero che è caduto il reato di corruzione, ma il giudce sembra comunque aver tenuto in piedi l’impianto accusatorio. Sia Tarantini sia Frisullo oltre che dalla corruzione sono stati assolti dal millantato credito perchè il fatto non sussistè.
La differenza di pena decisa dal gup  Piliego per i due imputati, accusati degli stessi reati, dipende dal fatto che solo all’ex vicepresidente della Regione Puglia il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche.

Tarantini è stato inoltre interdetto per cinque anni. L’ex primario di neurochirurgia del ‘Vito Fazzi’ di Lecce, Antonio Montinaro, è stato invece assolto da tutti i reati a lui contestati: dalla corruzione “perchè il fatto non sussiste”, e dalla turbativa d’asta “per non aver commesso il fatto”.
Nella stessa udienza sono stati rinviati a giudizio Claudio Tarantini, fratello di Gianpaolo, e Vincenzo Valente, ex direttore amministrativo dell’Asl di Lecce, comincerà il 7 marzo 2013 dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Bari.

Soddisfazione dei due pm che hanno condotto le indagini, Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia, che però non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.
“Le sentenze si impugnano, non si commentano. Siccome questa sentenza è difficile da interpretare aspettiamo le motivazioni” ha detto invece l’avvocato di Frisullo, Michele Laforgia. “Prendiamo atto di un dispositivo che, a fronte di una condanna – ha continuato – esclude la responsabilità per una serie di capi d’imputazione su cui l’accusa ha fondato in tutti questi anni le contestazioni nei confronti del presidente Frisullo e lo condanna ad una pena  che è molto più bassa di quella che ha originato tutto questo processo e che ha determinato una richiesta della pubblica accusa in sede di giudizio abbreviato di ben sei anni”. “Per tutto il resto – ha concluso- aspettiamo la sentenza e l’appello”

Prima della lettura della sentenza, lo stesso Frisullo aveva chiesto di fare alcune dichiarazioni spontanee.

“Nella mia non breve attività politica ed istituzionale – aveva detto l’ex braccio destro di Nichi Vendola – non ho mai preso denaro per favorire qualcuno”. Ha quindi affermato che il suo onore è stato “infangato e calpestato, gettato nel tritacarne con un’accusa che non lasciava scampo: aver intascato tangenti”. Al giudice ha infine chiesto “un atto di riparazione a questa ingiustizia e anche un atto di riparazione per la stessa giustizia”.

ESCORT E REGALI: LE ACCUSE A FRISULLO

Per Frisullo la Procura di Bari aveva chiesto la condanna a 6 anni di reclusione. Chiesti 4 anni di reclusione per Tarantini e 2 anni e 8 mesi per Montinaro. Nessuna richiesta di riti alternativi dagli altri due imputati, Claudio Tarantini, fratello di Gianpaolo, e Vincenzo Valente, ex direttore amministrativo dell’Asl di Lecce. Per loro il gup deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dai pm Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia.

Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e millantato credito. Secondo le indagini, basate soprattutto sulle intercettazioni e sulle dichiarazioni rese durante alcuni interrogatori da Gianpaolo Tarantini, Frisullo avrebbe ricevuto dall’imprenditore barese escort e denaro in cambio di vantaggi per le sue società nell’aggiudicazione di appalti presso la Asl di Lecce. I fatti contestati si riferiscono agli anni 2007-2009.

L’ARRESTO DI FRISULLO

“Io – aveva detto ancora Frisullo al giudice – sono sempre stato dall’altra parte della barricata: ho combattuto, da politico e da uomo delle istituzioni, collaborando lealmente con la magistratura e le forze dell’ordine, l’illegalità, la criminalità organizzata, l’affarismo e il mercimonio delle istituzioni. Per questo respingo con tutte le mie forze la raffigurazione deformata che si fa della mia personalità, dal “buco della serratura” delle dichiarazioni di Gianpaolo Tarantini, tratteggiandomi come un delinquente che ha approfittato del suo ruolo pubblico per le proprie convenienze e a fini di arricchimento personale”.

Ripercorrendo la sua vita politica fin dal 1975 e le vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto all’epoca in cui era vicepresidente della Regione Puglia, Frisullo aveva detto di sentire “ancora la prostrazione e l’umiliazione subita per una detenzione che mi ha ferito il corpo e l’anima”.

Tutto accadde il 18 marzo 2010, il giorno dell’arresto di Frisullo, e oggi, 24 dicembre 2012, la data del verdetto. Sono passati più di due anni e mezzo.

L’inchiesta dei magistrati della procura di Bari venne alla luce nel 2010, con la richiesta di arresto per l’allora numero due della Regione Puglia, ma parte dal 2007. È agli anni che vanno dal 2007 al 2009, infatti, che si riferiscono le accuse formulate dai pm inquirenti, Ciro Angelillis ed Eugenia Pontassuglia. Secondo le indagini, basate soprattutto sulle intercettazioni e sulle dichiarazioni rese durante alcuni interrogatori da Gianpaolo Tarantini, Frisullo avrebbe ricevuto dall’imprenditore barese escort e denaro in cambio di vantaggi per le società della famiglia Tarantini nell’aggiudicazione di appalti presso la Asl di Lecce.

Tarantini – sostiene l’accusa – ha versato a Frisullo 12mila euro al mese per undici mesi (da gennaio a novembre 2008), 50mila euro in una circostanza, ha acquistato per il politico costosi capi d’abbigliamento, buoni benzina, gli ha fatto regali di vario genere e pagato le prestazioni sessuali delle prostitute Maria Teresa De Nicolò, Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone, oltre a fornirgli un’autovettura e un autista e il servizio di pulizia settimanale di un appartamento che Frisullo utilizzava. Sulla base di queste contestazioni la procura di Bari chiede e ottiene gli arresti per l’ex vicepresidente della giunta. È il 18 marzo 2010. Frisullo viene condotto in carcere dove rimane per tre settimane. L’8 aprile 2010, su disposizione del tribunale del Riesame, ottiene gli arresti domiciliari fino al 17 luglio 2010, data dalla quale ritorna in libertà.

Le indagini vanno avanti per più di un anno: i pm, infatti, ad aprile 2011 chiedono una proroga per “stabilire il ruolo dell’indagato e la portata delle sue azioni criminali”. Protestano gli avvocati della difesa. A distanza di due anni dall’avvio delle indagini e con l’arresto eseguito dieci giorni prima delle elezioni per carattere di urgenza, scrivono i legali di Frisullo in una missiva, perché i pm chiedono altri sei mesi?

Il 10 giugno 2011 arriva l’avviso di chiusura delle indagini. Le accuse definitive sono messe nero su bianco. Gli imprenditori Gianpaolo e Claudio Tarantini, l’ex vice presidente della giunta regionale pugliese Sandro Frisullo e l’ex direttore amministrativo della Asl di Lecce Vincenzo Valente avrebbero messo in piedi una vera e propria associazione per delinquere finalizzata ai reati contro la pubblica amministrazione: avrebbero pilotato gare d’appalto e trattative d’acquisto di attrezzature dell’azienda sanitaria salentina, ognuno con il proprio ruolo. Frisullo sfruttando il suo peso politico, Tarantini fornendo regali e favori, Valente approvando le delibere.

Altra tappa il 20 novembre 2011. Arriva la richiesta di rinvio a giudizio: il processo può finalmente cominciare. La prima udienza si svolge il 5 marzo 2012 davanti al gup del tribunale Alessandra Piliego con la costituzione di parte civile della Regione Puglia. L’ex vicepresidente chiede di essere processato con rito abbreviato. I suoi legali chiedono la trascrizione di 80 intercettazioni da acquisire agli atti del processo. Si tratta di conversazioni telefoniche dalle quali emergerebbe che tra luglio 2008 e marzo 2009 i fratelli Gianpaolo e Claudio Tarantini avrebbero attraversato una situazione economica gravissima tanto da non avere neppure i soldi per fare la spesa quotidiana, figurarsi per pagare tangenti a Frisullo. Questa è la tesi della difesa condotta dall’avvocato Michele Laforgia.

Il giorno della vigilia di Natale 2012, dopo 33 mesi dall’arresto di Frisullo, la sentenza.

Utilizzando il sito o eseguendo lo scroll della pagina accetti l'utilizzo dei cookie della piattaforma. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Altervista Advertising (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Advertising è un servizio di advertising fornito da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258859 Altervista Platform (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.) Altervista Platform è una piattaforma fornita da Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. che consente al Titolare di sviluppare, far funzionare ed ospitare questa Applicazione. Dati Personali raccolti: Cookie e varie tipologie di Dati secondo quanto specificato dalla privacy policy del servizio. Luogo del trattamento: Italia – Privacy Policy: https://www.iubenda.com/privacy-policy/8258716

Chiudi