Chiuso il cerchio sull’omicidio di Matteo Vinci, le indagini condotte anche da Paolo Vincenzoni – Comandante reparto crimini violenti del ROS di Roma

Siamo onorati, e orgogliosi, di ospitare notizie come questa e sapere che dietro le quinte ci siano uomini dello Stato, degni di rappresentarlo, come lo è il Comandante del “Reparto crimini violenti del Ros di Roma”, Paolo Vincenzoni. Tutti ancora lo ricordano a Molfetta, quando comandava la locale Compagnia dei Carabinieri. Auguriamo buon lavoro e tanti successi come questo a lui, al Procuratore Gratteri e ai tanti uomini dello Stato che quotidianamente si spendono per il trionfo della giustizia. (n.d.r.)

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Autobomba Limbadi, chiuso il cerchio sull’omicidio di Matteo Vinci: 7 arresti

Ulteriori sviluppi d’indagine in merito all’esplosione di una bomba a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, che il 9 aprile 2018 determinò la morte del 42enne Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco. Dall’alba di questa mattina è infatti in corso, nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, un’importante operazione dei carabinieri –  denominata convenzionalmente “Demetra 2” – diretta dalla Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro. Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Reparto crimini violenti del Ros di Roma, coordinate dal sostituto procuratore Andrea Mancuso, hanno consentito di individuare i due soggetti che avrebbero fabbricato e materialmente posizionato il micidiale ordigno che ha cagionato la morte del caporalmaggiore Matteo Vinci ed il grave ferimento del padre Francesco Antonio.

Mano degli esecutori mossa da un debito di droga. L’articolato provvedimento cautelare, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura antimafia diretta da Nicola Gratteri, è stato eseguito a carico di 7 persone (di cui uno ai domiciliari) – provenienti dalle Preserre e da Rosarno – gravemente indiziate a vario titolo oltre che dei reati di omicidio e tentato omicidio, anche di danneggiamento, porto di esplosivi, tentata estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Già erano stati assicurati alla giustizia, a solo un paio di mesi dall’esplosione, i presunti mandanti dell’efferato omicidio, appartenenti alla potente famiglia “Mancuso”. L’efferato crimine è maturato in un più ampio disegno estorsivo, posto in essere dai Mancuso, finalizzato all’illecita acquisizione di terreni, alla quale si sarebbe opposta la famiglia Vinci. La mano degli esecutori, invece, sarebbe stata armata dalla necessità di saldare un debito contratto nei traffici di droga.

fonte: www.zoom24.it

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