Che fine hanno fatto le “Palazzine Fontana”?

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Che fine hanno fatto le “Palazzine Fontana”? 
Non sempre le domande hanno risposte

Qualche giorno fa, mentre passeggiavo sul bordo delle due enormi voragini lasciate dalla demolizione delle cinque palazzine, sul prolungamento della via Aldo Fontana, guardavo intorno tutte le nuove costruzioni e quando è arrivato un treno, dopo il suo fischio, mi sono venute in mente le parole di una vecchia canzone degli anni ’60… Questa è la storia di uno di noi anche lui nato per caso in via… ma non era più via “Gluk”, dove era nato Celentano, era solo il prolungamento di via A.Fontana, una via anonima, senza storia, oggi anche senza palazzi…

– La dove c’era l’erba ora c’è una città, e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà?

Per un attimo ho immaginato di essere figlio di quelle 50 famiglie che abitavano nelle palazzine demolite, nato in una di quelle case che non ci sono più, che torna sul luogo della memoria e non ritrova le sue origini. Che tristezza ho provato ma anche tanta rabbia. Ormai spenti i riflettori della lunga campagna elettorale alle tante promesse non hanno seguito i fatti. Ho ascoltato con attenzione la relazione dei “cento giorni di governo” del Sindaco Azzollini, delle cose fatte e da fare, ma dall’agenda di questa amministrazione sembra essere scomparsa la vicenda delle Palazzine “Fontana”. Non una parola spesa sull’argomento mentre la Procura indaga anche sulla ditta che ha smaltito il materiale di risulta della demolizione.Palz.font. 14.10.2006 n. 2

Personalmente sono ancora in attesa di tante risposte dalla Procura di Trani, dal Prefetto di Bari e  dal Ministro Antonio Di Pietro a cui chiedevo in via definitiva nel giugno 2006, di verificare nell’ambito delle rispettive competenze, i seguenti fatti:

 

1)  Può lo Stato finanziare due volte la stessa opera, con finalità diverse?

Nel primo caso il Ministero dei Lavori Pubblici concede alla ditta ITALCO di Molfetta un contributo di circa 1.450.000.000 di Lire nel 1988 per la realizzazione di 50 alloggi di edilizia residenziale sperimentale.

Nel secondo caso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in attuazione dell’art. 2 della legge del 29 dicembre 2003 n. 376, recante “Finanziamento di interventi per opere pubbliche” ha previsto uno stanziamento a favore del Comune di Molfetta di €. 1.500.000,00, per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005, per la realizzazione dell’intervento  Palazzine ” A. Fontana”.

2)  Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è a conoscenza del tipo di intervento che ha finanziato con la legge 376/2003, sotto il nome di Palazzine ” A. Fontana “?

Le Palazzine “A. Fontana” sono cosa diversa dalle “palazzine 13-15-18-22 e 23 sul prolungamento di via A. Fontana”, e sicuramente non sono opere pubbliche così come tutte le opere finanziate dalla legge 376/2003.

Nel disciplinare N. B3/7165 del 3.6.2004 stipulato tra Ministero e Comune di Molfetta per la gestione dei finanziamenti, all’art. 3 ( Condizioni specifiche) il Comune assicura “che non sussistono impedimenti di sorta all’esecuzione delle opere anche ai fini della dichiarazione di pubblica utilità…”. Invece gli impedimenti ci sono, perché le palazzine sono di proprietà di 50 famiglie che hanno acquistato dall’ITALCO i loro appartamenti, e quindi non si tratta di abbattere e ricostruire un’opera di pubblica utilità ma di un’opera privata che non ha nulla a che fare con la legge 376/2003.

3)  Il Senatore Antonio Azzollini, in qualità di Presidente della Commissione Bilancio del Ministero, quando ha esaminato il provvedimento riguardante la legge 376/2003 era consapevole che le Palazzine ” A. Fontana” non erano un’opera pubblica da poter finanziare?

Infatti il Sen. Antonio Azzollini era già assessore nel 1994, quando la sua Giunta Comunale con il Sindaco Annalisa Altomare, accolse la richiesta dell’ITALCO di modificare l’atto di convenzione già intercorso, prevedendo l’aumento del prezzo degli alloggi. La delibera in questione n. 532 del 12.5.1994, modificava l’atto di convenzione n. 7680 del 4.12.1992.

La richiesta avanzata dall’ITALCO, di aumento del costo degli alloggi, era dovuta allo straordinario ed imprevisto costo delle fondamenta, che dovevano sorgere in un fondo lama “argilloso e siltoso” che una relazione geologica aveva evidenziato, solo dopo la scelta del sito edificatorio.

4)  Con delibera n. 224 del 5.6.2003, la Giunta Comunale, chiedendo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con riferimento ai fabbricati dei civici nn. 13, 15, 18, 22 e 23 di Prolungamento di Via A. Fontana, la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi e per gli effetti di cui agli artt 2 (lett. c) e 5 (1° comma) della legge 24.02.1992 n.225, dichiarava il vero o il falso?

I fenomeni di “assoluta eccezionalità e straordinarietà mai osservati prima in nessuna parte del mondo” e “l’invecchiamento” precoce che ha interessato le palazzine, così come dichiara il Sindaco, non possono giustificare la richiesta della dichiarazione dello stato d’emergenza e considerare gli eventi delle palazzine una catastrofe o calamità naturale. Il Sindaco, gli assessori, il Senatore Azzollini, il segretario comunale e gli inquilini stessi sanno bene che i veri responsabili dell’incidente in corso alle palazzine sono i costruttori, il direttore dei lavori e chiunque abbia contribuito a sottacere le vere cause dell’evento connesso all’attività umana. Oppure, se qualche responsabilità la si vuole attribuire alla natura, si dovrebbe indagare sul fatto che le palazzine non potevano essere costruite sul fondo di una lama costituito da terreno argilloso e siltoso, attraversato da solchi erosivi carsici che si ingrossano in concomitanza di significativi eventi alluvionali, e poco idoneo alla costruzione.

5)  Il Sindaco Tommaso Minervini e la Giunta Comunale come hanno potuto chiedere l’intervento Governativo, con la delibera n. 224 del 5.6.2003 e la nota n. 29108 del 30.6.2003, senza essere proprietari degli alloggi di cui si chiedeva l’abbattimento e la ricostruzione?

6)  Perché, dopo aver ottenuto i finanziamenti governativi con la legge 376 del 29 dicembre 2003, il Comune di Molfetta acquisisce anche la consulenza scientifica, del 26 luglio 2004, del Prof. Ing. M. Mezzina, Preside della Facoltà di Architettura dell’Università di Bari che “suggerisce” l’opportunità di procedere all’abbattimento ed alla ricostruzione degli edifici in oggetto?

7)  Se la Procura di Trani con la perizia del 30 luglio 2004, del Prof. Ing. Armando Albi-Marini, incaricato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, ha disposto lo sgombero delle altre tre palazzine, civici 22, 18 e 13, a cui si è dato seguito con giusta ordinanza del 7 ottobre 2004 nn.43978 e 43980, come ha potuto il Comune di Molfetta deciderne l’abbattimento delle stesse già dal giugno 2003, senza averne la certezza tecnica?

8)  Perché non sono state tenute in considerazione le relazioni e le segnalazioni dell’Ing. De Musso Salvatore, tecnico incaricato di monitorare mensilmente la palazzina n.13? Perché lo stesso Ing. Salvatore De Musso, proprietario di un immobile della palazzina 13,  non ha firmato la convenzione tra Comune di Molfetta e i proprietari delle abitazioni sul Prolungamento di Via A. Fontana, per abbatterle e ricostruirle con i fondi della Lg. 376/2003?

9)  A quale titolo il Senatore Azzollini, insieme ad alcuni suoi uomini di fiducia, hanno presenziato in questi ultimi due anni, a riunioni condominiali delle palazzine in oggetto, “convincendo” i proprietari a firmare una convenzione in cui si autorizzava il Comune a procedere alla demolizione e ricostruzione delle palazzine?

10) Com’è stato possibile avviare la demolizione delle palazzine senza una vera e propria ordinanza di demolizione?

Oggi chiedo direttamente al Senatore Azzollini, come Sindaco, di rispondere a queste domande. Forse ha già chiesto al nuovo responsabile del Settore Territorio, Ing. Rocco Altomare, di avviare le procedure per la ricostruzione? Però c’è un piccolo problema con l’Ingegnere Capo; lui oggi avrebbe forse una sorta di conflitto d’interessi tra il suo nuovo incarico e la parcella ricevuta dall’amministrazione, nel maggio 2005, per progettare, insieme ad altri “fortunati” professionisti locali, la ricostruzione delle palazzine. Che storia, questa storia! ma… – “questa è la storia di uno di noi, anche lui nato per caso in via… “A.Fontana”; in una casa fuori città gente tranquilla che lavorava… la dove c’era l’erba ora c’è una città… e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà? ma verrà un giorno che ritornerò ancora qui… e sentirò l’amico treno che fischia così “wa wa!” –

Molfetta , 2.1.2007

9 Risposte a “Che fine hanno fatto le “Palazzine Fontana”?”

  1. ma è possibile che nessuno ha ancora risposto a queste domende senza querelare D’ingeo ma in che paese viviamo

  2. carissimo matteo sono dieci domande al lotto queste; ma l’opposizione non si pronuncia su questa questione ? perchè? Tommasino non parla? e Lillino?

  3. nessun consigliere ha mai portato in consiglio comunale questa brutta storia? Come mai?

  4. e calò che fine a fatto? continua a costruire palazzi fatiscenti fuori molfetta, dichiarando fallimentoi lui e facendo lavorare il figlio, cone costruttore , che mondo di ladri …

  5. matteo fatti i c…i tuoi———————–forse e' meglio per tutti…………….

  6. Sbagliamo o l'utente anonimo n. 6 ha fatto delle minacce al coordinatore del Liberatorio? …
    Forse ha sbagliato blog o post.
    Non è stato molto chiaro.
    Riprova sul post di Amato+5 … sarai più fortunato.

  7. re nero…6 una testa di cazzo….lascia stare amato dove sta…..voi meritate di essere presi a bastonate…ma ki vi credete di essere???
    fate ridere i polli….almeno quando fate gli articoli scriveteli di pugno vostro…nn fate copia e incolla!!!

  8. Esagerato, utente anonimo, n. 6-8, come sei rozzo, non hai proprio modi civili. 
    Sai anche leggere, pensavo che le teste di c.., pardon , di legno pelate sapessero solo emettere suoni da cavernicoli…, bhè meglio così, la civiltà è arrivata anche dalle tue parti.

I commenti sono chiusi.

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