Centrale a biomasse a Corniglio, nasce un comitato di protesta

Nell'alta Val Parma in molti pensano che l'impianto, proposto all'Amministrazione dalla ditta di Mario Onifacino, avrà un impatto negativo sul territorio e sulla salute dei cittadini. Ma il sindaco smentisce i dati dei contestatori: "Non siamo una riserva indiana, questa nuova struttura sarebbe un'opportunità".

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Un panorama di Corniglio


di Benedetta Pintus (www.parma.repubblica.it/…) – 26 Agosto 2010

Centrale a biomasse? No grazie. L'ipotesi di realizzare un impianto nell'alta Val Parma ha turbato la placida estate di Corniglio, dove circa un migliaio di persone hanno firmato contro il progetto, grazie all'agguerrita attività di un'associazione nata ad hoc una settimana fa: il Comitato pro-Val Parma.
La ferma opposizione alla centrale, che dovrebbe prendere il posto dell'ex caseificio di Bosco di Corniglio, è dovuta innanzitutto alla quantità di legna destinata ad ardere nell'impianto per produrre energia pulita. Secondo i detrattori si parla di 130mila quintali annui, un quantitativo tale da presupporre che il cosiddetto cippato arrivi non solo dal territorio ma anche dall'estero. C'è chi parla di importazioni dal Brasile. Chi di almeno 500 tir all'anno destinati a salire su e giù per il trasporto della materia prima.

"E' la cosa più antieconomica che si possa immaginare. A quel punto sarebbe meglio costruire la centrale a San Secondo dove c'è l'autostrada, non le sembra?", è la replica del sindaco di Corniglio Massimo De Matteis. "Queste – afferma – sono tutte accuse pretestuose, da parte di persone che non sono informate sui fatti". Il primo cittadino assicura che il progetto, presentato dalla ditta di Mario Onifacino, un imprenditore ligure di origini cornigliesi, non solo non è stato ancora approvato, ma neanche discusso dal consiglio comunale. "C'è stata solo una riunione tra l'azienda e la giunta lo scorso maggio, a cui hanno partecipato anche il capogruppo dell'opposizione Claudio Del Monte e due cittadini. Tutti erano sembrati favorevoli alla proposta".

Forse perché i numeri snocciolati da De Matteis sono ben diversi da quelli di cui parla il comitato: la potenza della centrale sarebbe di solo un megawatt l'anno. Si tratterebbe, dunque, di un impianto tanto piccolo da poter essere autorizzato con una semplice dia, cioè una denuncia di inizio attività. Un dato che non tranquillizza la presidentessa del Comitato Maria Carla Magnani: "Hanno parlato di produrre 260 tonnellate di ceneri all'anno. Se fosse vero non basterebbe neanche disboscare tutto il territorio. La nostra paura è che la centrale diventi un grande inceneritore, dove vengono bruciate anche vernici e materiali tossici. A rimetterci sarebbe tutta la Food valley: il famoso marino che soffia a Langhirano e rende buono il prosciutto di Parma, passa prima da Corniglio".

Il sindaco, dal canto suo, assicura che l'impatto sarebbe minimo: "Abbiamo intenzione di chiedere tutte le garanzie necessarie affinché la struttura non danneggi il territorio e la salute dei cittadini. Per questo abbiamo posto come vincolo che il cippato provenga esclusivamente dal nostro territorio e che venga istituito un comitato civico di controllo della filiera. I parchi nazionali della Val Parma sono già a conoscenza del progetto e siamo in attesa di un loro riscontro".

Per l'ok definitivo l'Amministrazione sembra non essersi data nessuna scadenza. "Prima incontreremo i cittadini di Corniglio per discuterne. Già il 21 settembre  –  annuncia il primo cittadino  –  se ne potrà parlare nel corso dell'assemblea pubblica in calendario". Peccato, però, che l'assessore Paolo Baratta nel suo blog scriva: "La mia speranza è che entro la fine dell'anno siamo pronti con i progetti definitivi e che abbiamo ottenuto tutti i permessi necessari". La giunta, dunque, sembra già propensa ad approvare la realizzazione della centrale. "Tra chi protesta  –  conclude De Matteis – ci sono persone che si preoccupano dell'impianto, ma non dell'inquinamento prodotto dalle proprie auto, con cui vorrebbero arrivare ovunque nel territorio di Corniglio. Questa è un'opportunità importante per i residenti, che potrebbe portare tra i 20 e i 40 nuovi posti di lavoro. Non siamo una riserva indiana per i villeggianti estivi".

Biomasse, proteste anche a Palanzano
. 1300 firme contro la nuova centrale
 

Non solo a Corniglio i residenti si sono sollevati contro l'impianto per la produzione di energia pulita. Oggi i comitati sorti nel Comune della val Cedra hanno organizzato un presidio davanti al municipio: "Vogliamo trasparenza sul progetto".

Biomasse, proteste anche a Palanzano 1300 firme contro la nuova centrale
I manifestanti radunati in piazza

di Benedetta Pintus (www.parma.repubblica.it/…) – 27 Agosto 2010

L'Appennino parmense fa fronte compatto contro le centrali a biomasse. Sono sempre di più gli abitanti della montagna che si organizzano per dire no agli impianti che le amministrazioni locali vorrebbero costruire nei placidi territori di alta quota. Se la settimana scorsa si è costituito a Corniglio il Comitato dell'alta Val Parma (LEGGI L'ARTICOLO), gli abitanti di Palanzano oggi marceranno verso il municipio per consegnare al sindaco 1300 firme contro la struttura che dovrebbe sorgere nella frazione di Vaestano, in località Nacca.

I residenti del Comune ai piedi del monte Faggeto lottano contro la costruzione del "polo energetico" dal 2007. Il primo progetto era stato proposto dalla vecchia giunta di centrodestra, guidata da Carlo Montali, nei pressi del quartiere di Giarola. L'idea era quella di andare incontro alle esigenze degli agricoltori locali, incapaci di far fronte allo spandimento del liquame, con un impianto per la produzione di energia alternativa, alimentato da biomasse di origine animale e vegetale. Ben presto però, accusano i detrattori, il piano è diventato più ambizioso e dunque di maggior impatto ambientale: le filiere da una sarebbero passate a tre, perché oltre ai liquami si intendevano bruciare anche legna e oli vegetali, in quantità tali da dover essere importate.

L'allarme tra i cittadini è scattato quando il Comune ha autorizzato a costruire e gestire l'impianto un soggetto privato, il Consorzio Val Cedra e Val d'Enza. "In poco tempo abbiamo raccolto 700 firme contro il progetto", spiega Daniela Montali, segretaria del Comitato Giarola, nato per bloccare la realizzazione della centrale. La pressione sull'Amministrazione è stata tale da costringere il nuovo sindaco Giorgio Maggiali, eletto nella primavera del 2009, a fare marcia indietro. "Nel  consiglio comunale del 13 novembre 2009  –  racconta Montali – viene votata all'unanimità la richiesta di annullamento del progetto".

Ma era solo la fine di una battaglia, non della guerra. La gioia dei membri del comitato è durata ben poco. Due mesi dopo la vittoria, infatti, hanno scoperto che il Consorzio aveva presentato un nuovo progetto, che ai loro occhi è apparso peggiore del precedente. "Si tratta di due centrali di 990 Kw ciascuna  –  afferma Daniela Montali – una a biomasse e una syngas, in località Nacca di Vaestano. La potenza è stata calcolata in modo da dover ottenere solo una dia comunale, non essendo indispensabili i permessi da Provincia e Regione". La paura è che nel forno dell'impianto syngas vadano a finire anche sostanze tossiche, senza contare che il luogo prescelto è a rischio frane.

Progettata la nuova centrale, spunta un nuovo comitato, il "Comitato Vaestano", presieduto da  Franco Ferrari, che raccoglie in pochissimo tempo le 1300 firme che oggi saranno sventolate sotto il naso di Maggiali. "L'area  –  ricordano i contestatori – è compresa nei marchi 'Dop' e 'Igp', per la produzione del prosciutto di Parma e del Parmigiano-Reggiano. Il sindaco, poi, si era impegnato a sottoporre il progetto al Consiglio Comunale o a una commissione, ma non ha mantenuto il patto. Noi non siamo contrari a priori alle biomasse, ma chiediamo il rispetto dell'ambiente e la trasparenza degli atti amministrativi e pubblici".

LA PROTESTA – Il comitato Vaestano e il comitato Giarola sabato hanno consegnato al sindaco Giorgio Maggiali le firme raccolte e una lettera  con le richieste dei comitati. Il sindaco ha brevemente illustrato l’iter che per legge il progetto deve seguire, affermando di non aver potuto renderlo pubblico, perché la normativa vigente lo impedisce. Daniela Montali, del comitato Giarola, ha ricordato al sindaco e all’Amministrazione comunale l’impegno di trasparenza e di coinvolgimento della popolazione, preso nel consiglio Comunale del 13 novembre 2009, impegni non mantenuti. Il sindaco ha ribadito di essere legato alle leggi, di non aver potuto far altro, finchè gli altri enti preposti al consenso del progetto (Arpa, Ausl, Comunità Montana) non daranno il loro parere.

A quel punto i presenti hanno rivolto a Maggiali una serie di domande: quale posizione, comunque, intende assumere il sindaco  rispetto a questi progetti; se non era d’accordo sul fatto  che costruire 2 centrali interconnesse, facendole sembrare separate e limitandone la potenza a 990 Kw, per non dover chiedere le autorizzazioni a Provincia e Regione, ma solo la Dia comunale, rappresenti un inganno; se era d’accordo che la grande ricchezza di questi luoghi sia l’ambiente (aria, acqua, verde) e se non sentiva  il dovere di tutelarli; se il Comune aveva già dato la conformità urbanistica,  senza la quale le autorizzazioni degli altri Enti preposti sono inutili; se intendeva prendere in considerazione le 1400 firme consegnate e ascoltare la volontà popolare.

Il sindaco ha risposto di dover essere il garante di tutti i cittadini, anche di quelli del Consorzio, che ha richiesto i permessi di costruzione; ha ribadito che prenderà una posizione solo quando il progetto tornerà con i pareri espressi dagli altri enti e ha informato che dal 3 agosto di quest’ anno è in atto il Psc, per cui sono state individuate, nel Comune, 3 aree industriali, tra cui Nacca di Vaestano. Questa affermazione ha scatenato il malcontento dei presenti, che hanno ribadito l’unicità di Nacca, la sua vicinanza al torrente e il suo stato di conservazione.

E’ stato, inoltre, fatto notare da chi comunque tiene molto allo sviluppo agricolo della zona che i problemi degli agricoltori, cioè lo smaltimento dei liquami, non si risolvono con la costruzione delle centrali di questo tipo. Infatti, l’80% delle parti solide dovrà essere poi ripreso dai contadini  e sparso sui terreni ( la parte liquida, invece, deve essere depurata e il depuratore ha un costo altissimo). Maggiali ha risposto che, comunque, non è lui il promotore di questi progetti.

Dopo altre contestazioni da parte dei presenti, che volevano impegni precisi da parte del sindaco, si è strappata a lui  la promessa di convocare un’assemblea pubblica, prima che il consiglio comunale si esprima sulla Dia, in cui alla popolazione verrà presentato il progetto e in cui la gente possa esprimere la propria opinione. Entro fine settembre o i primi di ottobre gli enti dovrebbero aver concluso l’iter autorizzatorio, salvo slittamento dei tempi dovuto a eventuali richieste di integrazion alla documentazione presentata.

Il sindaco ha inoltre garantito che prenderà in considerazione tale opinione, espressa del resto chiaramente dalle firme raccolte, e che qualche giorno prima dell’assemblea pubblica contatterà i rappresentanti dei comitati, fornendo loro il progetto. Con la promessa, quindi, di un tavolo di concertazione in cui le parti possano dialogare e di un’assemblea pubblica, l’incontro si è chiuso.

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