Brindisi, così il giudice Galiano puntava ai soldi del Psr: ipotesi di truffa alla Regione

I 150mila euro che il giudice Gianmarco Galiano avrebbe ottenuto con la forza dai genitori di un bimbo disabile e gli altri 300mila presi come «stecca» su una sentenza di risarcimento sono stati utilizzati per comprare una azienda agricola a Mesagne. E con la società che ha creato per gestire il fondo, il magistrato di Brindisi finito in carcere giovedì avrebbe anche tentato di ottenere i fondi europei dell’agricoltura, chiedendo alla Regione i finanziamenti del Psr destinati ai giovani agricoltori: ci sarebbe riuscito, se nella graduatoria della misura 6.1 la «Masseria Quercia» non fosse finita nella posizione 2.805, troppo in basso per ottenere i soldi.

È questo il motivo per cui la Procura di Potenza contesta a Galiano, oltre che l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, l’estorsione, il riciclaggio e l’autoriciclaggio, anche la tentata truffa alla Regione. Un’accusa che può far sorridere e che probabilmente verrà stralciata per essere trasferita a Bari, ma che racconta un altro spaccato del modus operandi del magistrato.

L’accusa di tentata truffa riguarda infatti anche Vincenzo Francioso, un piccolo imprenditore molto noto a Latiano dove è anche segretario cittadino del Pd e consigliere comunale. Francioso risulta socio del giudice nella «Masseria Quercia», una società in accomandita di cui l’accomandatario (cioè chi gestisce) è il figlio Emilio, diventato 18enne appena due mesi prima della data di costituzione. Un ruolo «del tutto fittizio», scrive la Procura di Potenza, che oltre a schermare «il reale assetto dell’impresa» (e dunque gli interessi di Galiano) serve a «lucrare, illegittimamente, i benefici che le disposizioni normative vigenti riconoscono ai cosiddetti giovani imprenditori, in questo caso usati come teste di legno per avere le sovvenzioni» dell’Unione europea. Al punto che, sempre secondo l’accusa, l’erogazione del mutuo di 400mila euro erogato dalla Bpp per l’acquisto dei terreni «è stata resa possibile grazie alle garanzie fidejussorie pro-quota» di Galiano (290mila euro) e di Vincenzo Francioso (285mila euro), mentre i soldi per effettuare gli investimenti su cui chiedere il contributo pubblico sono arrivati grazie alla fideiussione del magistrato.

Ascoltato dalla Finanza a settembre 2019, il 18enne ha detto di possedere solo buona volontà: «Non sono del mestiere, nei senso che al momento non sono capace di gestire da solo l’azienda. Io, infatti, essendomi diplomato solo l’anno scorso, aiuto mio padre e cerco di imparare da lui qualcosa». E allora perché è stato individuato come legale rappresentate? «Perché data la mia età posso effettuare la domanda di primo insediamento alla Regione Puglia: sono, per quello che ne so, finanziamenti a fondo perduto». Da qui l’accusa di tentata truffa. I Francioso – secondo la Procura di Potenza – sapevano di essere nel mirino delle indagini: «Iscriviti ad un corso di agricoltura biologica a Mesagne – dice il padre al figlio al telefono, a luglio 2019 -. Ricordati! Così ti fai due tre corsi, così non cagano il cazzo, capito? Casomai mette mano la Finanza».

Le indagini non sono ancora concluse. Il giudice Galiano è in carcere a Melfi insieme al commercialista Oreste Pepe Milizia e all’imprenditore Massimo Bianco: domani verranno ascoltati in videoconferenza dal gip per l’interrogatorio di garanzia. Da martedì toccherà alle ex mogli dei primi due, Federica Spina e Annalisa Formosi, e a Francesco Bianco, cugino di Massimo, tutti finiti ai domiciliari.

fonte: MASSIMILIANO SCAGLIARINI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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