Bari, voti comprati a 50 euro per far rieleggere il sindaco di Triggiano: il marito dell’assessora regionale Maurodinoia tra i 13 indagati

A supporto delle indagini, il ritrovamento lo scorso 6 ottobre, in un cassonetto per l’immondizia di San Giorgio, “frammenti di fotocopie relative a documenti d’identità e codici fiscali di cittadini triggianesi – fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it

C’è il marito dell’assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, Sandro Cataldo, al centro del terremoto giudiziario che sta scuotendo il Comune di Triggiano. L’assessora non è indagata ma era il coniuge, secondo la Procura di Bari, a tirare le fila di un sistema di compravendita di voti finalizzato a far rieleggere il sindaco uscente Antonio Donatelli – di centrosinistra – nella tornata elettorale dello scorso ottobre.

Non a caso tra le persone indagate, e perquisite dai carabinieri del Comando provinciale e della Sezione di polizia giudiziaria, c’è proprio Donatelli (di recente uscito con un’archiviazione dall’inchiesta sui cosiddetti “furbetti del vaccino”) i consiglieri comunali Angela Napoletano e Antonio Fortunato nonché lo stesso Cataldo. Quest’ultimo è attualmente imputato, insieme alla moglie Maurodinoia, in un processo per corruzione, relativo a presunti illeciti commessi quando l’assessora era vicepresidente della Provincia.

Questa volta l’ipotesi di reato contestata è corruzione elettorale, perché si ritiene che centinaia di voti siano stati “acquistati” dietro corresponsione di 50 euro agli elettori. L’indagine è nata da quella su Carlo De Giosa, consigliere eletto nel 2019 al Primo Municipio, tuttora sotto processo insieme alla figlia Valentina e a 48 elettori, che avrebbero avuto 25 euro in cambio della preferenza accordata. De Giosa era rappresentante di Sud al centro, il partito di Maurodinoia, che a quelle elezioni amministrative ottenne 6.234 voti e 19.700 alle regionali dell’anno successivo.

All’epoca De Giosa invitava i suoi elettori a votare il suo nome al Municipio e quello di “lady preferenze” al Comune, ma dalle indagini non era emerso un collegamento diretto, che potesse far ipotizzare alcuna responsabilità dell’assessora. Gli accertamenti sul “sistema”, però, non si erano conclusi con la fine dell’inchiesta su De Giosa e nuova linfa alle indagini era arrivata da una serie di denunce presentate dopo le elezioni dello scorso ottobre. In particolare, i carabinieri, avevano focalizzato la loro attenzione su Triggiano, comune di residenza di Cataldo, ritenendo che quest’ultimo si sarebbe speso per far rieleggere il sindaco uscente. Per farlo sarebbe stata utilizzata una rete di gregari, con il compito di individuare e contattare cittadini triggianesi disposti a tributare il loro voto al candidato sostenuto in cambio di 50 euro a voto.

Preziosissimo è stato quanto rinvenuto dai carabinieri la sera del 6 ottobre in un cassone stradale di raccolta indifferenziata, collocato in un piazzale buio ed isolato a San Giorgio, laddove i collaboratori di Cataldo avrebbero gettato materiale ritenuto scomodo, perché riveniente dalle attività legate all’appena conclusa campagna elettorale, quali frammenti di fotocopie relative a documenti d’identità e codici fiscali di cittadini triggianesi, manoscritti parimenti riportanti il nome di persone e i loro recapiti, documentazione personale di Sandro Cataldo e di Anna Maurodinoia, un consistente numero di cartelloni, fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale inerente le consultazioni amministrative appena terminate. In particolare, il materiale riguardava candidati delle liste “Triggiano al Centro” e “CON Donatelli Sindaco”.  Il primo cittadino è stato rieletto grazie all’appoggio di otto liste, tra cui “Con” del presidente della Regione, Michele Emiliano.

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