Bari, «svista» sull’ecomostro nei pressi del Castello Svevo, 3 indagati alla Soprintendenza

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di NICOLA PEPE – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Ci sono tre indagati per il «caso» dell’ecomostro di Santa Chiara, la palazzina del Genio civile costruita sul lungomare di Bari nei pressi del Castello Svevo. A poco più di nove mesi dalla battaglia giudiziaria attivata da un gruppo di associazioni ambientaliste guidate dall’avv. Luigi Paccione, si apprende che la Procura della Repubblica ha iscritto nel registro degli indagati, ipotizzando il concorso in abuso d’ufficio, l’ex direttore regionale dei Beni culturali, Ruggero Martines, l’ex Soprintendente ai Beni architettonici e al paesaggio, Nunzio Tomaiuoli e il funzionario della Soprintendenza, arch. Emilia Pellegrino. La notizia è emersa ora dopo che i pm titolari delle indagini, il sostituto procuratore, Baldo Pisani, e il procuratore aggiunto, Lino Giorgio Bruno, hanno chiesto e ottenuto dal gip Francesco Pellecchia la proroga di sei mesi per le indagini.

Il fatto si riferisce al famoso vincolo monumentale del Castello che sarebbe stato «dimenticato» nel corso della conferenza di servizi che nel 2010 diede il via libera al progetto per la realizzazione di una palazzina di tre piani situata di fronte allo slargo di Santa Chiara nella città vecchia, per consentire il trasferimento degli Uffici del Genio civile e del Provveditorato alle Opere pubbliche.

Contro l’opera, ricordiamo, si schierò contro lo stesso sindaco Antonio Decaro – sia in campagna elettorale sia dopo l’investitura – impegnato in un vero e proprio braccio di ferro con la Soprintendenza, soprattutto dopo che il neo assessore all’Urbanistica individuò tale falla nella procedura amministrativa seguita per realizzare l’investimento: cioè nessuno si era accorto, a cominciare dalla Soprintendenza molto attenta a scavare nel passato di leggi e decreti, di un vincolo del 1930 che «proteggeva» il Castello Svevo e di fatto avrebbe comunque richiesto un supplemento di istruttoria. Un momento di tensione istituzionale, caratterizzato da una serie di pareri e prescrizioni da parte della Sopritendenza su alcuni cantieri in città (a partire da quello di via Argiro i cui lavori sono durati oltre un anno per le sagome della basole o le fughe) tant’è che il sindaco Decaro si lasciò andare a una dichiarazione renzista “Chiudiamo le Soprintendenze”.

La questione del presunto ecomostro finì dinanzi al Tar che, dopo un primo stop concesso dal giudice monocratico, in seduta collegiale respinse la sospensiva essendo ormai avviati i lavori e ritenendo prioritario l’interesse pubblico dell’opera, fatte salve le valutazioni del giudizio di merito. Il provvedimento del Tar fu confermato dal Consiglio di Stato e, da poco, si è tenuta l’udienza di merito dinanzi ai giudici amministrativi di primo grado per cui si attende la decisione finale (sentenza).

Il vincolo, ricordiamo (non di inedificabilità) fu ritenuto superato dai Beni culturali – che di fatto riconobbero la svista – sostituendo una essenza arborea e comunque giudicando ininfluente tale ostacolo (del vincolo) tant’è che il parere fu cambiato, ora per allora. Parallelamente al contenzioso amministrativo, il pool di associazioni guidato da Paccione non si arrese e presentò un corposo esposto alla Procura della Repubblica. Adesso la richiesta di proroga delle indagini (l’iscrizione nel registro degli indagati risalirebbe al 15 dicembre del 2014 dopo l’esito dei primi accertamenti) per due ragioni: ulteriori approfondimenti della consulenza tecnica (che è stata disposta incaricando un esperto) e la necesità di interrogare alcune persone informate dei fatti.

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