Bari, si faceva pagare per somministrare farmaco gratuito: arrestato oncologo. Prendeva fino a 2500 euro a somministrazione

Indagata anche la compagna: un patronato Caf veniva usato come ambulatorio illegale. Era già stato licenziato dall’Irccs Oncologico di Bari fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Nella giornata di ieri i carabinieri di Bari, insieme a quelli di S. Spirito, hanno tratto in arresto Giuseppe Rizzi, un oncologo già in servizio nell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari per concussione aggravata e continuata, in concorso con la compagna Maria Antonietta Sancipriani, avvocato, anche lei indagata.

Il medico abusando della sua professione, durante lo svolgimento della sua attività, sia in orario di servizio che fuori turno, eseguiva sul suo paziente oncologico, affetto da accertata e grave patologia, iniezioni di un farmaco gratuito, a carico del servizio sanitario nazionale, costringendolo al pagamento di ingenti somme di denaro, sia nella struttura ospedaliera che nel patronato CAF a Bari in uso alla compagna, adibito per l’occasione ad ambulatorio medico illegale.

La coppia approfittava delle gravi condizioni psico-fisiche della vittima, che è arrivata a versare fino a 130mila euro, regalie di ingente valore, lavori edili ed altre utilità. Nei confronti del medico è stato emesso anche un decreto di sequestro preventivo d’urgenza pari a 136mila euro quale profitto del reato ai fini della confisca per equivalente presso un istituto bancario locale.

La vittima era talmente assoggettata che era arrivata a chiedere aiuto economico ad amici e parenti. Durante la perquisizione gli operanti hanno rinvenuto reperti archeologici e circa 1 milione e 900mila euro in contanti ben nascosti all’interno di buste e scatole per calzature.

ERA GIA’ STATO LICENZIATO – Rizzi è stato licenziato circa due mesi fa dall’Irccs Oncologico di Bari, che lo ha denunciato dopo la segnalazione della famiglia di un paziente, un piccolo imprenditore di Foggia malato di tumore. È emerso che il medico si sarebbe fatto pagare fino a 2.500 euro per ogni somministrazione di un farmaco che è a carico del servizio sanitario nazionale e che il medico ritirava gratuitamente dalla farmacia ospedaliera a nome del paziente. Quando – secondo la denuncia della famiglia del malato, che ha anche fornito registrazioni dei colloqui con l’oncologo – dopo avergli dato quasi 130.000 euro, l’uomo ha finito i soldi, Rizzi gli avrebbe chiesto in cambio lavori edili in casa. Dopo la prima denuncia sono emersi altri casi analoghi che hanno portato l’ospedale a decidere il licenziamento del medico: Rizzi si è difeso spiegando che soldi e lavori in casa erano “liberalità” da parte dei pazienti.

Il commissario straordinario, Alessandro Delle Donne, unitamente alla direzione strategica dell’Istituto, esprime un sentito ringraziamento alle forze dell’ordine per l’attività di indagine svolta, che ha permesso di accertare, anche nelle sedi giudiziarie, un fatto gravissimo, potenzialmente idoneo a gettare discredito sull’immagine dell’Istituto. L’Istituto Tumori esprime inoltre piena soddisfazione per la collaborazione con le forze dell’ordine e con l’autorità giudiziaria a cui la direzione strategica si era rivolta, fin da subito, per segnalare le gravi condotte che avevano già motivato il licenziamento disciplinare. Fatti di tale gravità non devono succedere, mai, soprattutto nei luoghi in cui il patto di alleanza terapeutica fra medico e paziente deve fondarsi su un fortissimo rapporto fiduciario improntato all’etica deontologica e professionale.

 

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