fonte: CHIARA SPAGNOLO – bari.repubblica.it
Perquisizioni in una ventina di studi legali di tutta Italia sono in corso da parte della Guardia di finanza di Bari. L’inchiesta riguarda una presunta truffa da oltre 20 milioni di euro ai danni della Regione Puglia ed è nata dalla denuncia effettuata tempo fa dal governatore Michele Emiliano.
Sono stati proprio alcuni uffici della Regione ad accorgersi che diverse decine di agricoltori avevano messo in atto – grazie all’aiuto dello studio legale barese dell’avvocato Michele Primavera – una serie di artifici e raggiri finalizzati all’illecito ottenimento di fondi pubblici quali contributi per le attività agricole in zone svantaggiate.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi e dal pm Francesco Bretone e riguarda le ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, truffa aggravata, falso materiale commesso da pubblico ufficiale, ricettazione.
A Bari sono state perquisite le società Giuriconcilia & Service, Giuristudio e Polo immobiliare d’eccellenza, altre perquisizioni sono state effettuate a Napoli e Cosenza. Le persone indagate, a vario titolo, sono Michele e Enrico Domenico Primavera (di Bitonto), Anna Maria Deruvo (di Bitonto), Assunta Iorio (di Cercola, Napoli),Oronzo Panebianco e Francesca Fiore (di Bari) e Salvatore Lanciano (di Cassano allo Ionio, Cosenza).
La presunta truffa fa riferimento a contenziosi legali avviati per ottenere dall’ente regionale l’erogazione di fondi destinati all’agricoltura in zone svantaggiate. Stando a quanto accertato dalla Guardia di finanza, le legittime pretese degli agricoltori, relative a contributi risalenti agli anni Novanta ma non erogati dall’ente, sarebbero state gestite da avvocati che, d’accordo tra loro, avevano messo in piedi un sistema per far aumentare in modo esponenziale le spese legali.
In particolare, con la regia dello studio legale Primavera di Bari, gli avvocati indagati avrebbero avviato, per ciascun agricoltore destinatario dei contributi, tanti contenziosi quante erano le annualità per le quali spettavano i fondi anziché avviare un solo procedimento per ciascun richiedente. Avrebbero cioè spacchettato le cause moltiplicando così i propri compensi.
I fatti contestati fanno riferimento agli anni 2006-2018. La contestazione di autoriciclaggio farebbe invece riferimento all’impiego dei proventi della truffa nell’acquisto di beni immobili attraverso una società immobiliare della famiglia Primavera.