Dieci anni fa era finito in carcere perché ritenuto vicino al clan Strisciuglio, poi era tornato in libertà e nell’anonimato. Ma solo in apparenza. Perché Michele Ranieri, 39enne di Carbonara, a quanto pare, da certi giri pericolosi non era uscito, tanto da essere assassinato in mezzo alla strada.
L’omicidio è avvenuto intorno alle 21.30 dell’11 settembre, in via Lealtà del quartiere Enziteto. Quello che da qualche tempo è stato ribattezzato San Pio. Il cambio di nome, però, non è bastato a cambiare la realtà di periferia degradata, mercato della droga a basso costo, dove i clan controllano militarmente il territorio e mettere a segno l’agguato è stato un gioco da ragazzi. Che dietro l’omicidio ci sia la mano della criminalità organizzata è più che un sospetto e, non a caso, l’inchiesta è affidata alla Direzione distrettuale antimafia, con la pm Lidia Giorgio che mercoledì sera ha effettuato un sopralluogo sul posto.
Le indagini sono condotte dai poliziotti della Squadra mobile di Bari, che stanno scavando nel passato recente di Ranieri per capire quanto ancora fosse legato alla criminalità organizzata. Nel 2006 l’uomo fu arrestato nell’ambito dell’operazione Eclissi, che portò in carcere 182 presunti affiliati, tra i clan Strisciuglio e Mercante-Diomede. Tre anni dopo la Corte d’appello confermò le condanne per la maggior parte degli imputati, compreso Ranieri. Di recente era scomparso dalle cronache giudiziarie ma, evidentemente, non dalle strade dei quartieri in cui si era sempre mosso, Carbonara ed Enziteto.
Lì i killer lo hanno raggiunto, probabilmente a bordo di un’auto e gli hanno sparato diversi colpi di arma da fuoco. Almeno cinque i bossoli repertati dalla Scientifica sull’asfalto, dai quali si cercherà di risalire al tipo di arma usata dagli assassini. Ranieri non è morto sul colpo ma si è trascinato per alcuni metri in cerca di aiuto, come dimostrerebbe la scia di sangue sulla strada. All’arrivo dei medici del 118, però, per lui non c’era più nulla da fare