Bari, case in fitto con reperti rubati: incastrati in 27, anche professionisti

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Le indagini sono partite da tre diversi annunci come questo, pubblicati nei portali di note società immobiliari da un noto avvocato, prossimo al trasferimento a Roma e due medici ben conosciuti, di famiglia facoltosa. Nelle foto, che riproducevano ambienti molto belli e finemente arredati, agli esperti investigatori del Nucleo tutela patrimonio culturale di Bari dell’Arma dei Carabinieri, al comando del maggiore Giovanni Di Bella, non è sfuggita la presenza di reperti archeologici, frammenti di epoche antiche e beni d’antiquariato di grande valore storico e culturale che arredavano quegli appartamenti. Pezzi autentici e molto rari, usati come soprammobili, per abbellimento, nella maggior parte dei casi frutto del saccheggio nelle terre della Magna Grecia da parte dei predatori di tombe. Autentici «pezzi di storia» sottratti al Patrimonio culturale dello stato.

Di Bella e i suoi «detective dell’arte» hanno esplorato decine di piattaforme di e-commerce e individuato un numero elevato di trattative private che coinvolgevano gente disposta a investire somme di denaro anche importanti (ad esempio un cannone del XVI secolo, di fattura preziosa in bronzo, fuso a Lubiana su commissione di nobili armatori veneziani, acquistato da una casa d’aste per 40mila euro e recuperato nel corso di questa inchiesta) pur di esibire ad amici e parenti, nel salotto buono, un’arma antica o un reperto archeologico.

Le indagini si sono svolte negli ultimi sei mesi del 2019 e hanno portato ad una quindicina di perquisizioni domiciliari per lo più a Bari, nel corso delle quali i militari hanno recuperato al Patrimonio Culturale dello Stato 140 reperti databili tra il III e il IV secolo avanti Cristo; circa 200 frammenti, prevalentemente parti di corredi funerari, tutti rubati dai tombaroli in siti e zone di grande interesse storico; una trentina di armi antiche, tra cui anche una doppietta placcata in oro. L’inchiesta si è conclusa con la denuncia di 27 collezionisti, medici, avvocati, imprenditori e antiquari per i reati di ricettazione, impossessamento e alienazione illecite di beni culturali, detenzione abusiva di armi antiche.

«I carabinieri hanno recuperato un autentico “tesoro” di grande valore storico e culturale» ha spiegato la professoressa Anna Maria Tunzi, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, nel corso della conferenza stampa. L’archeologa ha poi aggiunto: «I reperti ci raccontano la storia di un popolo, trasmettendoci informazioni preziose. Tolti dal loro contesto originale, come può essere una tomba antica, diventano muti. Non possono più aiutarci a capire chi erano i loro “proprietari”, quali erano le abitudini delle loro famiglie, delle loro comunità. È un sapere che si perde a causa della vanità di chi poi, fiero, espone questi piccoli tesori in casa senza conoscerne l’effettivo valore e significato». Giuseppe Gernone esperto per il Polo museale della Puglia a proposito delle armi recuperate ha spiegato: «Insieme al cannone del XVI secolo c’è anche un fucile a retrocarica che era in dotazione all’esercito del Papa Re e che dopo la Breccia di Porta Pia passò nelle mani dei bersaglieri sabaudi. Le armi ci raccontano molto della nostra storia e spesso ne hanno modificato il corso».

fonte: LUCA NATILE – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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