fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
Lo chiamano ‘annus horribilis‘ per il Distretto della Corte d’appello di Bari, il 2018: uno dei peggiori che cittadini e operatori della giustizia ricordino. La sintesi è del presidente della Corte d’appello, Franco Cassano, che ha inaugurato l’anno giudiziario 2019, alla presenza delle più alte cariche civili, militari e religiose.
Due le questioni poste con forza nella sua relazione: quella morale e quella dell’edilizia giudiziaria. La prima è strettamente connessa all’arresto di due ex magistrati di Trani, Michele Nardi e Antonio Savasta, in carcere dal 14 gennaio per corruzione in atti giudiziari. “Ferma la presunzione di non colpevolezza – ha detto Cassano – esprimiamo gratitudine verso i colleghi salentini, perché sappiamo che solo dimostrando di saper fare pulizia al proprio interno, la magistratura può rimediare al turbamento e al sentimento di delegittimazione, che fatti così gravi ingenerano nell’opinione pubblica”.
Il riferimento non è solo al ‘caso Trani’ ma anche “ai numerosi procedimenti penali e disciplinari a carico di magistrati di talune procure del Distretto, per fatti inerenti le modalità di esercizio delle funzioni inquirenti”. “E neppure sono mancate – ha aggiunto Cassano – iniziative giudiziarie spettacolarizzate nelle modalità, quanto evanescenti negli esiti, che hanno destato sconcerto e allarme nell’opinione pubblica“. Per questo, secondo il presidente, è urgente sollevare “il dubbio di una questione morale” all’interno della magistratura.
Nessun dubbio, invece, sulle difficoltà in cui si dibatte la gestione dell’attività giurisdizionale nella provincia di Bari, a causa dell’emergenza edilizia giudiziaria, che Cassano ha definito “una vergogna istituzionale di venti anni, senza colpevoli, forse, ma di cui nessuno può dirsi innocente”. Per il massimo esponente della Corte, la situazione è stata ed è tuttora molto grave, a tratti “mortificante”, ma almeno il ministero della Giustizia ha risolto “in soli cinque mesi il problema dell’urgenza, con il rinvenimento del nuovo palazzo, quasi certamente provvisorio”.
Nonostante ciò restano le difficoltà, comprese quelle del palazzo di piazza De Nicola, “il cui edificio, dopo cinquanta anni di incuria, mostra le proprie difficoltà: marmi che cadono nel cortile, ascensori che non vanno, impianto di riscaldamento che balbetta, armadi che sono troppi, stanze poche, impianto antincendio che non c’è, di parcheggi neanche l’ombra. E si avanti così, nella rassegnazione rabbiosa di tutti, che a Roma non si coglie, mentre si colgono i gesti antistituzionali di qualcuno e le scaltrezze di qualcun altro”.