Bari, 4 morti per legionella: sequestrati due padiglioni al Policlinico. Il gip: sapevano e non sono intervenuti. I pm: via il dg Migliore

Quattro decessi – e non 5 come ipotizzato in un primo momento – per legionella tra il 2018 e lo scorso agosto dimostrerebbero che i padiglioni Asclepios e Chini del Policlinico di Bari non è sicuro. Per questo i Nas hanno sequestrato il più recente edificio del più grande ospedale pubblico pugliese (Asclepios) e quello (Chini) che ospita alcune cliniche mediche, ipotizzando a carico del direttore generale Giovanni Migliore e di altre quattro persone il concorso in omissione di atti d’ufficio e la morte come conseguenza di altro delitto: i manager del Policlinico e i dirigenti della direzione sanitaria avrebbero omesso di effettuare la bonifica che era stata ordinata dal Dipartimento di Prevenzione della Asl di Bari. I reparti, però, resteranno in funzione.

Il decreto, chiesto dai pm Grazia Errede e Alessio Coccioli con il visto del procuratore reggente Roberto Rossi, è stato emesso dal gip Giuseppe Debenedictis che dovrà ora interrogare – come prevede la legge – i manager per cui è stata chiesta l’interdizione. 

Oltre al dg Migliore (in alto insieme al Governatore Emiliano), le accuse riguardano il direttore sanitario Matilde Carlucci, il direttore amministrativo Tiziana Di Matteo, il responsabile sanitario Giuseppe Calabrese e il direttore tecnico Claudio Forte che rispondono, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di otto ipotesi di reato collegate con il decesso per legionellosi dei degenti Claudio Del Giudice, Francesca Nuzzolese, Domenico Martiradonna e Vincenzo Ficco: in tutti e quattro i casi le analisi avevano confermato la presenza del batterio.

Secondo le indagini dei Nas, partite dalle denunce delle famiglie, il Policlinico sapeva della presenza della legionella perché aveva in mano i risultati delle analisi effettuate sull’acqua prelevata dai rubinetti eppure non avrebbe proceduto alla bonifica.
In quasi tre anni, a quanto risulta dagli atti alla base del decreto di sequestro, il Dipartimento di prevenzione della Asl ha sollecitato più volte il Policlinico a provvedere alle bonifiche e a sospendere l’utilizzo dei reparti dove è stato accertato il contagio: l’ultima volta il 18 settembre quando, a seguito degli accertamenti sul decesso Ficco (ricoverato per una Polmonite e poi morto al Di Venere per legionellosi) il Dipartimento ha dato atto “di referti analitici sfavorevoli per la presenza di legionella nell’acqua prelevata nella Uo di Medicina interna “Frugioni””, fissando il termine di 15 giorni per rimediare al problema.

Cosa che non sarebbe mai avvenuta: «La direzione sanitaria in persona del direttore e del vicedirettore – ha scritto il gip – è rimasta sostanzialmente inerte di fronte ad una situazione di evidente gravità e di persistente pericolosità per tutti i pazienti».

Dopo quella vicenda, gli indagati avrebbero «omesso di redigere e attuare, nell’ambito delle procedure per la prevenzione e controllo della legionellosi deliberate nel maggio 2019, l’analisi del rischio, il piano di sicurezza delle acque e il registro delle manutenzioni», atti ritenuti «urgenti per ragioni di igiene e sanità pubblica».

Questo – secondo la Procura di Bari – avrebbe causato la morte di altri tre pazienti, il 6 maggio 2019, il 26 novembre 2019 e il 7 agosto 2020, ricoverati in periodi diversi nei reparti di Reumatologia universitaria, Medicina fisica e riabilitazione, all’interno del padiglione Asclepios e, di nuovo, nel reparto Frugoni del Chini. Agli atti dell’indagine ci sono le denunce dei familiari delle quattro vittime, l’esito degli accertamenti dei carabinieri del Nas e delle indagini batteriologiche eseguite dall’Arpa Puglia nei diversi reparti dove i pazienti erano stati ricoverati

La Procura aveva chiesto il sequestro senza facoltà d’uso, cosa che avrebbe comportato la paralisi di due importanti padiglioni. Il complesso di Asclepios ospita, tra l’altro, il nuovo blocco operatorio, la Neurochirurgia e il Pronto soccorso. Nel padiglione Chini sono allocati reparti sensibili come la Pneumologia: è già in corso un progetto – elaborato in collaborazione con l’Iss – per la bonifica delle tubazioni, progetto in cui è prevista la disattivazione temporanea di uno o più piani dell’edificio.

Il giudice ha disposto «che tutti i reparti in funzione in ambedue le strutture in sequestro possano essere utilizzati da tutti gli utenti, personale e degenti, in modo da garantire il normale svolgimento dell’attività sanitaria sinora in corso al loro interno», precisando però, nel provvedimento, che la facoltà d’uso potrebbe «essere revocata nel momento in cui ci si renda conto che l’infezione di legionella in tali ambienti è così grave e diffusa da dover implicare la chiusura inevitabile».

SASSO (LEGA): GIUSTIZIA PER LE VITITME DI MALASANITA’ – Ennesima, grave, incredibile vicenda di malasanità in Puglia. Stando alle accuse della magistratura, sarebbero 5 i morti causati dal batterio della legionella, diffuso attraverso le tubature del Policlinico di Bari. L’ultima vittima sarebbe deceduta ad agosto 2020 quando, in piena campagna elettorale per le regionali, qualche medico-star televisiva andava in giro a dire che in Puglia gli ospedali erano pronti per la seconda ondata Covid. Peccato che proprio nel più importante reparto Covid di Bari nel frattempo si morisse di legionella».

Lo afferma in una nota il deputato della Lega, Rossano Sasso, commentando l’indagine della Procura di Bari che ha portato al sequestro con facoltà d’uso di due padiglioni del Policlinico di Bari perché – secondo gli inquirenti – sono «infetti dalla legionella».

«Se verranno dimostrate omissioni, negligenze che hanno causato la morte di 5 persone – prosegue Sasso – chi ha sbagliato dovrà pagare duramente. Chiedo che venga fatta giustizia quanto prima per queste vittime ed esprimo solidarietà alle famiglie dei defunti, vittime della malasanità gestita in Puglia da oltre 15 anni dalla sinistra. Non si può ancora morire così, nel 2020».

fonte: Massimiliano Scagliarini – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

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