fonte: http://bari.repubblica.it – di MARA CHIARELLI
Giuseppe Salatino passa le notti aspettando. “Mia sorella mi può chiamare in qualsiasi momento – racconta – E per via del fuso orario ci possiamo sentire dopo sera. Così io sono sempre in ansia. Dal giorno in cui è stata arrestata vivo così, nell’attesa di sapere”. Elisa, 39 anni, insegnante di sostegno al liceo Marconi di Bari e originaria di Fasano, in provincia di Brindisi, è in carcere da un mese. Un mese in cui le indagini della squadra mobile di Bari hanno fatto piccoli passi avanti.
Elisa Salatino è stata arrestata il 12 febbraio: nella valigia che aveva imbarcato a Roma nascondeva 5 chili di cocaina. Un carico di droga che ha trasformato la giovane donna di Fasano, prima brillante studentessa di lettere e poi docente di sostegno di una scuola superiore, in una insospettabile corriera internazionale di polvere bianca. La Procura di Bari ha aperto un’inchiesta e non è un caso che l’indagine sia stata affidata a Pasquale Drago, che coordina la Direzione distrettuale antimafia (Dda) del capoluogo pugliese.
Elisa Salatino è una pedina di un’organizzazione più ampia: di questo sono certi i detective della mobile che lavorano d’intesa con l’Interpool. “Io conosco mia sorella. Noi siamo una famiglia perbene, lo siamo sempre stati”, ripete Giuseppe. Con lui Elisa ha parlato al telefono. E anche con i genitori la professoressa in questo mese ha scambiato qualche battuta. Brevi conversazioni ogni 15 giorni. “Ci ha detto che sta bene, anche se la situazione è quella che è. Le condizioni carcerarie negli istituti penitenziari dell’Australia sono buone, non paragonabili a quelle delle nostre carceri. E questo – dice Giuseppe – non può che confortarmi, darmi un po’ di sollievo in questa situazione di grande dolore”.
Elisa Salatino è detenuta nel carcere di Melbourne, dove ha una stanza per sé e dove sta seguendo un programma di lavoro. Nel frattempo cerca di provare la sua innocenza. Tentativo difficile, complesso. “Il viaggio in Australia è stato il regalo di un amico, ha detto al suo avvocato Renzo De Leonardis. Il viaggio: è questo il primo capitolo delle indagini. Elisa sarebbe dovuta partire con un amico. In un’agenzia di Bari avevano prenotato due biglietti per Melbourne e due camere per una settimana in un hotel della capitale australiana. L’insegnante di sostegno sapeva che i due giorni di permesso, chiesti per motivi familiari alla dirigente della sua scuola, non sarebbero stati sufficienti per coprire il periodo di assenza.
In aeroporto a Roma, ricostruiscono i detective baresi, Elisa arriva con l’uomo che avrebbe dovuto accompagnarla e che, invece, alla fine non parte. Elisa è caduta in una trappola o sapeva della reale finalità del viaggio? La cocaina era nascosta nella valigia che l’insegnante di sostegno aveva imbarcato a Roma. L’aereo ha fatto scalo a Dubai, ma la squadra mobile esclude che il bagaglio possa essere stato manomesso. Attraverso l’Interpool la polizia attende informazioni per sapere, per esempio, se la valigia, oltre alla droga, contenesse anche gli altri effetti personali dell’insegnante di sostegno. Lo scambio di informazioni tra l’Australia e l’Italia, per il momento, è informale. Ma il prossimo passo dell’inchiesta della Procura di Bari è quasi sicuramente la richiesta di una rogatoria, necessaria per cristalizzare alcuni elementi probatori.
L’indagine dell’Antimafia punta a capire chi abbia procurato la sostanza stupefacente: se sia stato l’amico della professoressa che sarebbe dovuto partire per Melbourne, per esempio, o altre persone che lei, forse a causa di difficoltà economiche, aveva cominciato a frequentare. La scorsa settimana nello stesso aeroporto la polizia ha arrestato un cittadino australiano che in valigia nascondeva 5 chili di droga. Una dimostrazione di come il traffico di droga verso l’Australia sia abbastanza fiorente. “Questa indagine è molto importante. L’arresto di Elisa Salatino – ragiona un investigatore – racconta uno scenario nuovo: la capacità della criminalità barese di piazzare un ingente quantitativo di droga su canali internazionali, tradizionale appannaggio della ‘ndrangheta. Che può avere avuto un ruolo nel caso“.