La Procura di Lecce ipotizza il collegamento con il magistrato arrestato il 24 aprile insieme con l’avvocato Giancarlo Chiariello – di Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it
Diventa sempre più concreto il sospetto che l’arsenale di armi da guerra, scoperto dalla Squadra Mobile di Bari in una masseria di Andria fosse nella disponibilità del giudice molfettese Giuseppe De Benedictis, in carcere dal 24 aprile per corruzione in atti giudiziari, nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Lecce.
Gli inquirenti sono al lavoro sulle poche ammissioni fatte dal proprietario della masseria, l’imprenditore agricolo 56enne Antonio Tannoia di Andria, arrestato il 29 aprile dopo il blitz della polizia. Tannoia è accusato di detenzione illegale di armi, comuni e da guerra, e ricettazione. L’arresto è avvenuto in flagranza di reato e, per questo motivo, la convalida è stata chiesta dalla Procura di Trani al gip Ivan Barlafante.
Davanti a quest’ultimo, l’imprenditore si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere. Nel corso delle prime dichiarazioni spontanee, effettuate subito dopo essere stato rintracciato dalla polizia, Tannoia aveva comunque spiegato che le armi non erano sue e che aveva soltanto messo a disposizione un luogo sicuro in cui custodirle. Mitragliatori, fucili a pompa, pistole, silenziatori e persino bombe erano stati trovati nella botola di un capanno vicino alla masseria.
L’inchiesta madre, sulla detenzione di armi, è coordinata dalla Procura di Lecce, che il 24 aprile ha ottenuto dalla gip Giulia Proto l’arresto del giudice Giuseppe De Benedictis e dell’avvocato barese Giancarlo Chiariello. Entrambi sono tuttora in carcere. Il magistrato, nei giorni scorsi, ha fatto delle dichiarazioni che i pm ritengono utili dal punto di vista investigativo.