Antonio Azzollini: “Martedì presento memoria. Dal Pd nessun atteggiamento aggressivo”. E sull’arresto si procede con cautela

26/03/2014 Roma, Senato. Discussione e voto sul ddl province. Nella foto Antonio Azzollini, FI, discute animatamente con Luigi Zanda e alcuni senatori del PD
di Pietro Salvatori – www.huffingtonpost.it

Quello che esce dopo due ore e mezza dalla Giunta delle elezioni del Senato è un Antonio Azzollini diverso da quello bandalzoso che aveva varcato la porta d’ingresso. Verso metà pomeriggio si ferma a parlare con due amici a quattro passi da Palazzo Madama. Non è il leone che prima di pranzo aveva annunciato battaglia. “Sono serenissimo, adesso mi lasci rinfrancare un po’ con un amico” chiede con gentilezza. La bocca rimane cucita, ma qualche dettaglio in più lo si riesce a capire. “Sto attendendo con tranquillità il giudizio – spiega il senatore del Nuovo centrodestra – martedì presenterò un fascicolo che conterrà una memoria più alcuni altri documenti”. Azzollini racconta che ha ricevuto domande da parte dei colleghi, ma che “sono state solo alcune, la maggior parte del tempo sono stato io a parlare”. Serenità anche nei confronti dei colleghi del Partito democratico, che avevano annunciato nei momenti successivi alla richiesta di arresto il loro voto favorevole: “Se ho notato un atteggiamento aggressivo?”. Fa spallucce e piega ad angolo la bocca: “No, non ho notato alcun atteggiamento, hanno ascoltato”. Poi si congeda: “Adesso la devo proprio salutare”.

Il punto sta tutto lì. Perché la sua corsa verso ai domiciliari che era partita a bordo di una Ferrari ha lentamente trasformato la sua velocità di crociera in quella di un trattore. A microfoni spenti sia dal Pd che da Sel spiegano che “le basi su cui è stato chiesto l’arresto sono fragili”. La cautela è tanta, e solo il Movimento 5 stelle continua a premere sull’accelleratore: “Non mi sembra che siano emersi elementi nuovi da quelli che abbiamo appreso dalle carte”, spiega in una pausa dei lavori Maurizio Buccarella.

La vicenda di quello che da 13 anni è il presidente della commissione Bilancio della Camera alta avrà ripercussioni sugli equilibri del governo, con Ncd in fibrillazione per le sorti di uno dei suoi uomini chiave. Per questo le dichiarazioni dei componenti Dem della Giunta sono tutte orientate alla prudenza. “Serve un approfondimento ulteriore, bisogna evitare di assumere posizioni di partito”, spiega la solitamente decisa Stefania Pezzopane. L’unico a tirare dritto è Felice Casson: “In questo momento non c’è nessun elemento che possa sostenere il fumus persecutionis”.

Ma il clima generale è quello di un forte rallentamento. Domani Azzollini presenterà ricorso al Tribunale del riesame. Il quale, se dovesse modificare la richiesta della procura, farebbe naturalmente fermare il lavoro parlamentare, come spiega il relatore del provvedimento Dario Stefano. Ma, mentre i giudici dovrebbero impiegare un paio di settimane prima di prendere una decisione, Stefano vorrebbe chiudere già la prossima settimana. E lo spettro di un possibile annullamento dell’ordinanza di arresto fa spostare ulteriormente la bilancia a favore del senatore.

La sua difesa si è dipanata su tre direttrici. Quella fondamentale consiste che le motivazioni per la sua incarcerazione sono basate sull’ipotesi che possa reiterare il reato. Ma, sostiene, la Divina Provvidenza è sotto il controllo di un commissario nominato dallo stesso tribunale di Trani. Per cui il presupposto sarebbe quello che i giudici pensano che Azzollini possa influenzare l’uomo da loro stessi incaricato di fare pulizia. C’è poi la questione delle assunzioni. Dalle quasi 200 su cui indaga la procura, il presidente della Bilancio, pur professandosi in toto estraneo, sostiene che sono al massimo due quelle su cui ci potrebbe essere un sospetto in senso contrario. E infine la bancarotta: il buco, spiega, è stato creato negli anni precedenti. Non durante la guida di quello che i pm considerano “il suo uomo”. Anzi, nel 2014 l’esercizio è stato chiuso in utile.

Il centrodestra si è ricompattato sulle posizioni del senatore. Il forzista Lucio Malan sottolinea che dopo l’esposizione del collega “le incongruenze risultano ancora più evidenti”. E cita l’esempio della frase simbolo dell’inchiesta, rivolta ad alcune suore: “Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca”. Spiega Malan: “Quella famosa frase deriva da un interrogatorio fatto separatamente a un padre e un figlio, presenti nello stesso luogo. Nei due testi le differenze e le cose che non collimano sono tantissime. Compresa quella frase, che uno riporta e l’altro no. Il tutto senza che i pm si siano nemmeno presi la briga di verificare”. Suore che sono difese dal forzista (e presidente della commissione Affari istituzionali della Camera) Francesco Paolo Sisto. “Ma io da quando è scoppiata l’inchiesta, non l’ho mai sentito”, spiega il senatore del Nuovo centrodestra.

Il socialista Enrico Buemi picchia duro: “Altro che accusare Azzollini. Il ministero dovrebbe mandare gli ispettori in procura, per capire quello che succede lì dentro”. Andrea Augello, compagno di partito dell’interessato, è desolato: “Raramente ho visto tanta sciatteria. Quella è una richiesta del tutto immotivata”. L’interessato continua a professarsi “sereno, sempre sereno”. Le prossime settimane diranno se aveva ragione.

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