fonte: http://bari.repubblica.it/cronaca
Una “allarmante rete di relazioni sociali intessuta dagli uomini del clan Nuzzi con la società civile altamurana“. E’ quello che hanno tra l’altro svelato i tre anni di indagine dei carabinieri del nucleo investigativo di Bari, coordinati dai pm Roberto Rossi e Renato Nitti della Direzione distrettuale antimafia (Dda), sull’organizzazione mafiosa capeggiata dai fratelli Pietro Antonio e Angelantonio Nuzzi di Altamura, per la prima volta definita ‘clan’. Una organizzazione che aveva a disposizione anche armi da guerra.
L’inchiesta ha portato all’arresto di 17 persone, tra le quali anche un appuntato scelto dei carabinieri, Stefano De Santis, in servizio presso il nucleo radiomobile della compagnia di Altamura, che dovrà rispondere di istigazione alla corruzione e rivelazione del segreto d’ufficio con l’aggravante mafiosa: avrebbe fornito al clan, in cambio di denaro, informazioni su indagini e intercettazioni in corso. Al militare sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, armi, droga, estorsioni, furti, ricettazione, omicidi e ferimenti. Sono 61 gli episodi di spaccio documentati oltre a sequestri di ingenti quantitativi di armi da guerra e droga, acquistata da Napoli, Gioia Tauro e dal quartiere Japigia di Bari. Contestualmente agli arresti, eseguiti su disposizione del gip Giovanni Abbattista, sono stati sequestrati due immobili del valore di 500mila euro.
La rete di relazioni del clan, oltre che alle forze dell’ordine, si sarebbe estesa anche ad “appartenenti all’apparato burocratico della pubblica amministrazione“. Le indagini hanno documentato rapporti con un geometra comunale “il quale – ricostruiscono gli inquirenti – aveva fornito al sodalizio il certificato di residenza” di un cittadino albanese “ricercato dagli uomini del clan” perché ritenuto pericoloso per l’incolumità dei sodali. In altri casi “comuni cittadini altamurani richiedevano – si legge ancora negli atti – l’intercessione del clan Nuzzi per risolvere problemi e impartire lezioni ai rivali”, riconoscendo così al gruppo malavitoso “un autonomo potere in grado di sostituirsi a tutti gli effetti a quello statale”.
Per assicurarsi il controllo del territorio, gli uomini del clan avrebbero organizzato perfino l’eliminazione fisica dei rivali. Sono contestati il duplice omicidio di Rocco Lagonigro e Vincenzo Ciccimarra del marzo 2010, l’omicidio di Domenico Fraccalvieri del giugno 2011 e due tentati omicidi ai danni di Donato Francesco Rinaldi, commessi nel novembre e nel dicembre 2007. Stando alle indagini della Dda, i fratelli Nuzzi avrebbero iniziato a gestire le attività illecite su Altamura a partire dal 2007, colmando poi il vuoto di potere criminale venutosi a determinare dopo la morte del boss Bartolo Dambrosio, ucciso nel settembre 2010.
La mafiosità del gruppo deriva, secondo l’Antimafia, dal ricorso a riti di affiliazione, dalla gestione verticistica del gruppo con spartizione dei ruoli dopo veri e propri summit mafiosi organizzati durante cene e matrimoni di pregiudicati vicini all’associazione. Le indagini hanno poi rivelato l’esistenza di una masseria nella disponibilità di uno degli indagati “utilizzata come deposito per l’essiccazione delle piante di marijuana e come poligono di tiro” per collaudare le armi.