Allarme della GdF: «Gli appetiti della criminalità sulla pioggia di fondi pubblici»

Nostra intervista al generale Mattana. Oggi a Bari la cerimonia per celebrare il 247esimo anniversario delle Fiamme Gialle

fonte: GIOVANNI LONGO –  MASSIMILIANO SCAGLIARINI – FOTO LUCA TURI – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

Gli appetiti della criminalità sulla pioggia di fondi pubblici in arrivo. La caccia ai furbetti del reddito di cittadinanza. Le analisi di rischio si riciclaggio e reati fiscali. Anche in Puglia la Guardia di finanza, che festeggia 247 anni, è impegnata su più fronti. Oggi nella caserma Macchi di Bari, la cerimonia per celebrare l’anniversario. Con il generale di divisione Francesco Mattana, comandante regionale Puglia della Guardia di finanza abbiamo fatto il punto sulla fondamentale attività del Corpo nel settore della sicurezza economica, ma non solo, in una stagione particolare come quella segnata dal covid.

Generale, il Recovery è il nodo dei prossimi anni, come tutti i fondi pubblici porrà problemi di sorveglianza e controllo. Come si sta muovendo il Corpo in Puglia?

«Abbiamo la guardia alta perché il sistema che si sta riprendendo, soprattutto dal punto di vista economico, ha bisogno di un mantenimento della legalità considerate le numerose iniziative che il governo ha preso proprio a partire dal Recovery Fund. La strategia attuata nell’ambito delle misure di governo cerca di privilegiare rapidità di spesa per evitare che il tessuto economico soffochi e grossa disponibilità di capitali. Sono due elementi che possono stuzzicare gli appetiti della criminalità, che ha disponibilità finanziarie proprie con cui può entrare in competizione e può trovare soggetti che in situazione critica possono essere costretti a cedere le attività. Il nostro impegno va in questo senso. Ci stiamo adoperando molto».

In che modo?

«Ci sono piani operativi molto specifici che mirano a implementare l’attività in particolare su alcuni settori. Il primo in termini di specializzazione del personale per intercettare determinate tipologie di frodi. Il secondo uno sviluppo forte sulla tecnologia, ad esempio le banche dati che consentono di analizzare con rapidità il rischio e quindi selezionare gli interventi. Quindi con controlli di massa su tutti coloro che hanno ottenuto sussidi, ma concentrati lì dove serve».

Più controlli a partire da analisi che da territorio?

«Analisi di rischio che hanno alla base informazioni dal territorio. Le pattuglie su strada forniscono elementi che servono a suffragare l’analisi».

La Puglia è una delle poche regioni in cui si è accertata l’infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo dei fondi pubblici. Il rischio specifico come si affronta?

«Mi viene in mente la task force con le altre forze dell’ordine per lo scenario criminale di Foggia. I nostri reparti, a partire dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari con i reparti speciali, costituisce una unità che ha il compito di essere l’arma di contrasto forte alla criminalità organizzata in Capitana, uno dei principali problemi di questo periodo».

E sui traffici transfrontalieri?

«Il traffico di droga non è diminuito, sono cambiate le modalità con cui arriva. Ultimamente abbiamo fatto un sequestro di 400 kg sulle coste di Brindisi. E non bisogna dimenticare un altro traffico costante, quello dei migranti, che ci vedono impegnati ormai tutte le notti. Qui non guardiamo al barchino con le persone che affidano la propria sorte al mare, ma abbiamo attività importanti per seguire chi sfrutta questo dramma umano».

Reddito di cittadinanza e imprese. Esiste il rischio che qualcuno sfrutti il lavoro nero di persone che percepiscono il sussidio pubblico?

«Sul reddito di cittadinanza abbiamo fatto tanti servizi scoprendo numerose dichiarazioni fasulle grazie anche alla collaborazione con l’Inps. Abbiamo intercettato circa 5,3 milioni di euro percepiti indebitamente e oltre 1 milione di euro di contributi richiesti e non ancora riscossi, e abbiamo denunciato all’autorità giudiziaria 568 persone tra cui anche soggetti intestatari di ville e auto di lusso, evasori totali, persone dedite a traffici illeciti e mafiosi già condannati in via definitiva. È chiaro che in questo momento qualche situazione di sfruttamento c’è, ma le imprese serie non usano questi mezzi».

Il tema dell’usura è sempre stato caldo, con il covid lo è di più.

«È uno degli reati che seguiamo in modo particolare, anche per le dinamiche di questo momento storico. L’operazione “cravatte rosa” di Bari ha fatto molto clamore, le donne ci hanno sorpreso nella loro fisionomia di usuraie della porta accanto per sfruttare il disagio delle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. È molto importante la collaborazione delle vittime. Qualche riscontro sotto questo profilo è arrivato».

Come si garantisce il corretto utilizzo dei fondi pubblici in un periodo in cui sono in piedi numerose deroghe alle norme di settore per via dell’emergenza covid?

«Andrebbe innanzitutto garantito con il rispetto delle normative. La necessità di accelerare gli interventi non può consentire di liberare tutti e di far fare a ognuno quello che vuole. Il presidio della Finanza e di tutti gli organismi deputati al controllo è puntuale. Oggi non è importante solo pagare le tasse, ma capire come questi soldi vengono messi a disposizione del cittadino».

L’impressione è che di terrorismo si parli meno. Sotto l’aspetto della radicalizzazione dei più giovani, ci sono segnalazioni?

«Ci sono indagini anche su questo fronte. Le nostre antenne sono assolutamente sensibili. Probabilmente potrebbero esserci sviluppi».

Cosa si può dire delle segnalazioni di sospetto riciclaggio che arrivano in Puglia dal Valutario?

«Le operazioni aumentano. Abbiamo un occhio particolare per le Sos, un importante grimaldello per sviluppare le indagini. La criminalità organizzata non ha più i killer ma si muove tramite il denaro che noi abbiamo l’opportunità di intercettare. Siccome la criminalità si organizza in funzione dei cambiamenti, ci stiamo sviluppando pure in prospettiva internazionale: i soldi si spostano da uno Stato all’altro, e grazie agli esperti e alle collaborazioni con altri organismi stiamo cercando una proiezione internazionale sempre più concreta».

Generale, un’ultima domanda. Qual è il prezzo pagato dal Corpo all’emergenza covid?

«Due nostri militari cinquantenni, uno a Gallipoli e uno a Trani, sono deceduti per le conseguenze del covid. Il ricordo mi fa venire le lacrime agli occhi. La malattia li ha logorati. Uno di loro ha combattuto per circa cinque mesi. Un pensiero veramente affettuoso va alle loro famiglie».

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