A Felice D’Agostino e agli altri due omonimi molfettesi Francesco Mininni, fra gli indagati nell’inchiesta “Petrol-mafie”, è contestata anche l’associazione mafiosa

La Lady del petrolio e i soci baresi: “Sono i nostri alleati più affidabili”

l 39enne D’Agostino, originario di Terlizzi, e i due omonimi molfettesi Francesco Mininni fra gli indagati nell’inchiesta che ruota intorno all’aspirante pop star Ana Bettz. È contestata anche l’associazione mafiosa – fonte: Cenzio Di Zanni – bari.repubblica.it

Quelli di Bari” erano considerati i soci più affidabili dagli stessi uomini della camorra: lo dice senza giri di parole Alberto Coppola in una intercettazione telefonica ascoltata dalla guardia di finanza di Roma. Coppola, 53 anni, è uno dei luogotenenti del clan Moccia, l’organizzazione criminale che da Napoli ha messo le mani su un traffico di carburante di contrabbando per un giro d’affari milionario tra Iva evasa e accise non versate all’erario.

Almeno secondo la Procura della capitale e la gip Tamara de Amicis, che ha ordinato il carcere per uno dei “soci baresi” della presunta associazione mafiosa: Felice D’Agostino, nato a Terlizzi 39 anni fa e considerato una delle pedine più importanti nel traffico illecito di carburanti scoperto dalla magistratura.

Assieme a lui nell’inchiesta romana finiscono anche i due Francesco Mininni, uno classe 1975, l’altro 1981, tutti e due di Molfetta e tutti e due indagati (il pm aveva chiesto l’arresto, ma la gip ha respinto la richiesta considerando “non attuali” le esigenze cautelari). È con loro che l’inchiesta della Procura capitolina che ha travolto Anna Bettozzi, in arte Ana Bettz, starlette ed ereditiera milionaria in affari con la camorra, arriva a sfiorare la Puglia.

L’aspirante popstar è nota ai rotocalchi per la finta storia d’amore con l’attore Gabriel Garko, per essere una vicina di casa di Silvio Berlusconi in Sardegna e per essere nel giro delle amicizie di Lele Mora. È al timone della Maxpetroli – la società ereditata dal marito Sergio di Cesare, morto tre anni fa – ed è la madre di Virginia, la compagna di D’Agostino. Che è finita ai domiciliari.

Quando la Maxpetroli (oggi Made Petrol) comincia a navigare in acque agitate, Bettz bussa alla porta dei Moccia. E secondo la ricostruzione degli inquirenti cominciano gli affari con il clan. Ma anche le inchieste di quatto Procure. Roma, appunto, e ancora Napoli, Catanzaro e Reggio Calabria. Il vaso viene scoperchiato dai pm di Ancona, però, poi gli inquirenti assemblano il puzzle del (presunto) malaffare pezzo dopo pezzo. Una delle tessere più importanti è D’Agostino.

È lui, secodo le carte dell’inchiesta, ad aver portato i soldi dei Moccia alla Maxpetroli al momento del bisogno. Lui a incassare per conto di Bettz gli assegni portati da Coppola. E c’è anche lui nel giro di fatture false emesse da società cartiere – praticamente inesistenti – con le quali venivano immessi nel territorio nazionale fiumi di gasolio a un prezzo alla pompa “nettamente inferiore a quello praticato sul mercato legale”, scrive la gip nella sua ordinanza.

Il gasolio veniva acquistato da altre società nella Ue, fra le quali una con sede in Romania, rivenduto alle società fittizie che a loro volta lo rivendevano a clienti finali o ad altre società applicando l’Iva. Ma senza versarla all’erario. Ad alcune di queste operazioni partecipano anche i Mininni. Il più grande dei due avrebbe emesso fatture false per oltre 5 milioni di euro come amministratore della romena Gepson Petroli, il più giovane fatture per 70 milioni come amministratore di fatto della Ferramitalia, società di comodo della galassia Bettz-Moccia. Ai tre pugliesi i magistrati romani, fra le accuse a vario titolo, contestano anche l’associazione mafiosa.

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