A Bari il rischio paralisi per la Procura: “Mancano magistrati, il Csm intervenga”

I carabinieri hanno sgominato una rete organizzata per lo spaccio: 56 arresti, avevano anche uno statuto. Ma il procuratore Rossi avverte: la carenza di organico arriva al 25 per cento, la situazione è insostenibile – fonte: Gennaro Totorizzo – bari.repubblica.it

Una carenza d’organico ormai insopportabile. Il 25 per cento in meno del necessario. E in Procura, a Bari, ora è allarme rosso. A lanciarlo è direttamente il procuratore Roberto Rossi in occasione dei 56 arresti nel clan Parisi-Palermiti per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Tanto da rivolgersi direttamente al Consiglio superiore della magistratura. «In questo momento la Procura di Bari sta avendo una scopertura di organico molto elevata – ha lamentato Rossi – Per poter continuare a fare queste importantissime attività occorrono uomini, altrimenti non riusciremo a coprire turni, a fare gli arresti, a occuparci dei reati da codice rosso. Una carenza di organico che è più elevata rispetto ad altre Procure e per il quale chiedo al Csm di intervenire».

Il lavoro degli inquirenti diventa sempre più difficile. E nonostante questo, è stato inferto un altro duro colpo al clan Parisi-Palermiti: i carabinieri del comando provinciale di Bari questa volta hanno arrestato 56 persone per il traffico di stupefacenti, con indagini condotte dal 2017 al 2020 su coordinamento della Dda. Un’inchiesta che ha dato un nome all’alleanza fra i Parisi e i Palermiti, denominata dagli stessi indagati la “Società della guerra”, con una struttura gerarchica e una cassa comune. Le indagini dei militari sono partite dopo i tre omicidi di mafia commessi all’inizio del 2017 a Japigia – in cui morirono il 17 gennaio Francesco Barbieri, il 6 marzo Giuseppe Gelao e 12 aprile Nicola De Santis – scaturiti dalla faida tra il clan Palermiti e gli “scissionisti” capeggiati da Antonio Busco. E proprio per sostenere questo conflitto i Palermiti si allearono con i Parisi, creando una “società” che si sostentava soprattutto con lo spaccio di stupefacenti, a Bari ma anche in provincia. In particolare, il clan si riforniva di cocaina dai comuni dell’hinterland di Bari – Mola, Noicattaro, Terlizzi e Capurso – e di hashish e marijuana da Marocco e Spagna.

Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno sequestrato 80 chili di hashish, sette di cocaina e due di marijuana. Un’attività che veniva portata avanti anche durante la pandemia, nonostante le restrizioni. «Fratello se tu mi vedevi nel Coronavirus», dice un indagato, «Come facevi a camminare?», chiede l’interlocutore. «Vestito per l’ambulanza. Una volta stava la fila, prendo le cose che dovevo prendere, lascio la macchina in doppia fila, fuori stavano i vigili e come mi vedono mi aprono lo sportello». Insomma, si camuffavano da operatori sanitari. «Lavoriamo per liberare i territori, sapendo che gli stupefacenti sono il primo canale con il quale i clan sopravvivono e crescono, ma se c’è una vendita c’è anche una forte richiesta – ha aggiunto Rossi – Su questo bisogna porre attenzione, perché non riusciremo a fermare il traffico se la domanda è così sostenuta». Quest’operazione segue “Codice interno” che il 26 febbraio ha portato la Squadra mobile e lo Sco a eseguire 130 misure cautelari a carico di capi e affiliati ai due clan e a svelare gli intrecci tra mafia e politica. A questo si aggiunge l’arresto di Eugenio Palermiti per lesioni a un 59enne e stalking su tre collaboratori di giustizia, del 12 febbraio: il capoclan 69enne compare anche nella nuova ordinanza firmata dal gip Giuseppe Ronzino, assieme al collaboratore di giustizia Domenico Milella, tra gli altri.

Intanto, proprio a seguito del “terremoto” che ha colpito i clan, c’è stato uno scontro in commissione Antimafia del consiglio regionale. In particolare sulla richiesta del consigliere di Fratelli d’Italia, Michele Picaro, di affrontare a livello politico la vicenda dei 130 arresti per mafia. Ha chiesto di sentire il presidente della Regione Michele Emiliano, il sindaco Antonio Decaro, il prefetto Francesco Russo, il procuratore Rossi e il coordinatore della Dda di Bari Francesco Giannella. Il presidente della commissione Renato Perrini ha chiesto ai suoi colleghi presenti di decidere e i consiglieri Sergio Clemente (Azione), Marco Galante (M5S), e Lucia Parchitelli e Debora Ciliento del Pd si sono opposti ritenendo che «non ci siano elementi tali da poter coinvolgere la commissione», evidenziando allo stesso tempo che «non è la sede opportuna». Perrini ha allora ritenuto opportuno riconvocare la commissione sullo stesso argomento.

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