Fiore: “Gestione penosa, ora intervenga il governo e si ripensi la rete Covid”

Intervista di Chiara Spagnolo a Tommaso Fiore.

In passato ho definito imbarazzante la gestione dell’emergenza Covid in Puglia, oggi la giudico penosa e degna di un intervento deciso da Roma e di una presa di posizione forte delle istituzioni locali, a partire dal sindaco di Bari» . Non usa giri di parole Tommaso Fiore, l’ex assessore regionale alla Salute che per anni ha diretto la Rianimazione del Policlinico barese. Il suo telefono squilla in continuazione, perché tante persone gli chiedono consigli medici. Molte hanno il Covid, alcuni cercano di prenotare un tampone, altri vogliono soltanto sapere se a Natale è il caso di andare a cena dai parenti.

Professore, tre settimane fa era preoccupato: oggi come vede la nostra Puglia?

«Priva di governo e con un sistema ospedaliero collassato, una cosa francamente non prevedibile. Pensavo che grazie all’esperienza della prima fase lo avremmo evitato, che la risposta ospedaliera sarebbe stata più ordinata».

Invece?

«Qualunque argomento si analizzi notiamo la stessa assenza di governo. Si pensi al caso del Policlinico connesso alla questione legionella: è stato deciso di bloccare i ricoveri al padiglione Chini ma nessuno, né al Policlinico né in Regione, ha pensato nel frattempo di costruire un percorso per decidere che fine faranno i pazienti no-Covid che prima andavano in quei reparti».

Un altro esempio di mancata programmazione?

«La gestione dei tamponi: si affiancano i laboratori privati al pubblico, ma le regole d’ingaggio sono completamente diverse. Negli ospedali molti test sono ripetuti, il dato sui contagi che viene fuori ogni giorno non consente una lettura realistica del fenomeno».

Però l’indice Rt sta scendendo.

«Mi chiedo come si possa calcolare un indice come quello Rt quando si dichiara che è saltato il sistema di tracciamento. Dovremmo essere in grado di sapere la storia dei contagiati e invece non è conosciuta: vuol dire che questo indice non è sufficiente a descrivere realisticamente la situazione».

Resta il mistero dei tracciatori.

«Capisco che ci sia difficoltà a reperire medici specializzati, ma sui tracciatori ho qualche dubbio. Giorgio Assennato, l’ex presidente dell’Arpa, aveva fatto una proposta di assunzione dei tecnici della prevenzione e credo fosse una buona idea».

Il problema del personale medico mancante come si risolverà?
«Non lo so, perché anche in quest’ambito le regole di ingaggio non sono chiare. Non è un caso che il personale che nella prima ondata era stato addestrato per fare i tamponi, oggi lavori in altre regioni o in strutture private».

Cosa pensa degli ospedali da campo allestiti fra Barletta e Bari?

«A questo punto va bene qualsiasi cosa, ma se avessimo riorganizzato per bene gli ospedali non ce ne sarebbe stato bisogno. Fra qualche settimana, quando l’ondata passerà, avremo monumenti allo spreco».

È pessimista sul futuro?

«No, l’ondata passerà come è passata la prima. Ma ne arriverà una terza e allora non potremo dire che eravamo impreparati, bisogna mettere ordine e coordinare le forze».

Come concretamente?

«Per esempio riorganizzare veramente il sistema degli ospedali. Pensiamo soltanto a Bari: ci sono tre strutture Covid che vanno ognuna per conto proprio. Com’è possibile che il sindaco e presidente dell’Anci non dica una parola?».

Cosa dovrebbe dire Antonio Decaro?

«Dovrebbe prendere una posizione forte, non è possibile che questa città stia saltando per aria nel silenzio delle istituzioni cittadine. Anche il rettore dell’Università non ha speso una parola sul rischio commissariamento del Policlinico. E questo non è possibile».

Perché questo silenzio?

«C’è paura, non riesco a trovare altra spiegazione. E questo mi indigna e mi spaventa».

Però anche il governo nazionale non ha imputato colpe alla Puglia né sollecitato una diversa gestione dell’emergenza.
«Comincio a credere che la Puglia abbia una speciale protezione governativa. Del resto, con Regioni che hanno un altro colore politico ci sono state interlocuzioni più serrate che hanno portato alla soluzione di alcuni problemi. Ci sarebbe bisogno di un intervento deciso da parte del governo».

Intende un commissariamento?

«No, perché l’articolo 120 della Costituzione non lo prevede in caso di emergenza epidemiologica ma i poteri sostitutivi, in campo sanitario, possono essere disposti per problemi di natura economica. Però ci sono altri strumenti a disposizione del governo: si possono inviare ispettori. laddove le cose non funzionano, o cercare interlocuzioni decisamente più incisive» .

Fonte: Chiara Spagnolo – bari.repubblica.it – del 5 dicembre 2020

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