Bari, porta di ingresso dei trafficanti di uomini. La cellula forniva abitazioni e documenti per il permesso di soggiorno

Dal quartiere Madonnella al Libertà; da Carrassi al Murat. Le case dove i migranti irregolari provenienti dalla Sicilia e diretti in Francia e Nord Europa via Torino, Milano e Ventimiglia erano ovunque. Vitto, alloggio (anche in pieno lockdown), consulenza per il permesso di soggiorno. Ecco il servizio chiavi in mano fornito dalla cellula operativa che agiva in città, smantellata dalla polizia. L’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale di Catania ha chiuso il cerchio su una presunta associazione a delinquere dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Per dare un’idea dell’apporto fondamentale che veniva dato in città, ben dieci dei 19 fermi complessivi sono stati eseguiti qui da agenti della Squadra mobile di Bari che hanno agito in collaborazione con i colleghi della Squadra mobile di Siracusa e dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. Si tratta di due italiani e otto stranieri, dei quali cinque curdo-iracheni. Il provvedimento «barese» è stato emesso dal gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna che ha convalidato i fermi ed emesso ordinanza di custodia cautelare.

Bari, dunque, stando alle indagini della magistratura siciliana, era la tappa cruciale intermedia di un lungo viaggio gestito dal cartello di trafficanti internazionale di migranti collegato a sua volta con gruppi criminali con basi in Turchia e Grecia. Il pacchetto (dalla partenza sino alla destinazione finale) costava circa 6mila euro a passeggero. L’organizzazione si procurava imbarcazioni, generalmente a vela, rubate o noleggiate e pagava gli skipper che puntavano sulla costa della provincia di Siracusa. Gli scafisti prendevano mille euro a viaggio per coprire una tratta importante della «rotta d’oriente» in grado di collegare «Mondi connessi» come è stata chiamata l’operazione.

Le indagini sono state avviate nel 2018 dall’analisi di 10 sbarchi avvenuti nella provincia di Siracusa. La polizia è risalita così a un gruppo criminale, composto da curdo-iracheni, afgani ed italiani, che in cambio di denaro, favoriva l’ingresso illegale di migranti nel nostro Paese e poi in Francia e in altri in Nord-Europa, destinazioni finali di un lungo viaggio che partiva da Afghanistan, Pakistan, Iran e attraversava Turchia, Grecia e Italia.

Una organizzazione molto ben strutturata se i suoi associati riuscivano anche ad ottenere la regolarizzazione in Italia di stranieri privi dei requisiti di legge, falsificando contratti di lavoro ed altra documentazione necessaria per ottenere il permesso di soggiorno. Un vero e proprio network di gruppi indipendenti tra di loro ma tutti collegati alla centrale all’estero, operava attraverso ramificazioni a Bari, Torino, Milano e Ventimiglia (Imperia). In particolare il gruppo operante in città si occupava di fornire accoglienza ai migranti a casa di complici o in abitazioni messe a disposizione da alcuni titolari di agenzie immobiliari che per ragioni professionali avevano facile accesso ad alloggi disabitati. La loro posizione è al vaglio degli inquirenti.

Ma a Bari, la cellula forniva i documenti necessari per il rilascio dei permessi di soggiorno e per il rinnovo di quello già in possesso di altri stranieri già presenti in Paesi Europei. Al momento giusto i migranti lasciavano le abitazioni per raggiungere le ultime tappe del lungo viaggio. Destinazione Torino e Milano, quindi Ventimiglia dove operava il gruppo più nutrito. In Liguria, la cellula criminale composta totalmente da pakistani e afghani, si occupava di raccogliere e trasportare di notte i migranti in Francia usando autoveicoli. E di qui per qualcuno il viaggio proseguiva ancora verso altri Paesi del Nord Europa. Una volta raggiunta la destinazione finale, c’era chi aveva il compito di segnalare il loro arrivo alla famiglia del migrante per ottenere il pagamento pattuito. A seguito delle perquisizioni delegate dalla Procura distrettuale di Catania a squadre mobili e Sco sono stati sequestrati 17 telefoni cellulari, principale strumento utilizzato dagli indagati per gestire il traffico di migranti, 4 computer portatili, documenti vari e circa 25.000 euro in contanti.

fonte: Giovanni Longo – www.lagazzettadelmezzogiorno.it

 

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