Sono trascorsi due anni, da quel 16 giugno 2018, e non posso dimenticare; quel boato lo sento ancora spesso nelle orecchie, ci convivo, ci dormo assieme e spesso attendo le prime luci dell’alba per essere certo di essere sopravvissuto alla notte. Rimane sempre quella flebile speranza che la Giustizia possa ancora trionfare ma negli ultimi tempi, purtroppo, leggiamo di una giustizia con la “g” minuscola che imperversa nel Palazzo del Tribunale di Trani, quel palazzo che dovrebbe dare un volto e un nome ai miei attentatori.
Non posso entrare nei particolari delle indagini svolte, perché siamo in una fase delicata, spero solo di avere anch’io “il mio Giudice a Berlino”; e non voglio ripetermi sulla sicurezza in questa città e sulle iniziative di prevenzione che il primo cittadino e la sua amministrazione stentano a mettere in atto. Una sola riflessione; qualche settimana fa leggevo sulla pagina ufficiale del Comune di Molfetta il messaggio di solidarietà espresso dal primo cittadino dopo le minacce ricevute da Corrado Minervini, e un suo collaboratore, solo per aver rimproverato e chiesto, a un giovane sconosciuto, di rimuovere una busta di rifiuti lasciata nottetempo nei pressi della sua attività.
Abbiamo espresso sulla pagina del Liberatorio la nostra solidarietà a Corrado Minervini e al suo collaboratore perchè certi atteggiamenti di arroganza e bullismo sociale sono sempre da condannare e bene ha fatto il sindaco ad esprimere la sua solidarietà. Invece la seconda parte di quel messaggio istituzionale mi ha fatto riflettere molto. “Attendiamo l’esito delle indagini aperte contro ignoti, – continua il primo cittadino – sperando che si arrivi all’individuazione del ragazzo. Ho chiesto a un legale la possibilità di costituire il comune parte civile…”.
In questi due anni trascorsi, dai due attentati, ci sono stati tanti comunicati stampa, manifestazioni pubbliche e conferenze, ma non ho mai avvertito, da parte del Sindaco, la stessa attenzione rivolta alle minacce verso Corrado Minervini. Non ho mai saputo personalmente, tanto meno il mio avvocato ha ricevuto notizie, circa la volontà di costituzione di parte civile da parte del Comune di Molfetta in un eventuale futuro processo contro gli autori degli atti dinamitardi presso la mia abitazione. Allora, in questa città esiste una Solidarietà di serie “A” e… un’altra di serie “b”. Questo è il grande rammarico che rimane, oltre al silenzio più assordante.
Matteo d’Ingeo
1 Marzo 2018 – Portone condominiale
16 Giugno 2018 – Porta di casa